Settimana della 2 domenica della dedicazione – mercoledì – commemorazione dei fedeli defunti
Il tema del giorno
La morte
Almeno in questa occasione dell’anno, non perdiamo il senso di un richiamo alla morte che la liturgia ci vuole donare. In questi ultimi decenni, ma ancor più in questi ultimissimi anni, mi pare che tutti stiamo perdendo quel legame con la morte che, invece, gli uomini di generazioni precedenti alla nostra hanno avuto. In particolare mi sembra che sia in aumento il numero di persone che credono realmente che dopo la morte non ci sia che il nulla e, per questo, non si affannano per il problema della morte. Anzi, di fronte al morire accettano solo le realtà scientifiche che riguardano la salute dell’uomo. Poiché il morire è spesso connesso al progredire dell’età e al venir meno delle condizioni di salute ritenute necessarie per vivere, si vorrebbe accedere con facilità a quelle forme che, chiamate pure con nomi diversi, altro non ripropongono che il problema dell’eutanasia.
Un altro segnale di questo progredire della riflessione più dal punto di vista emotivo che da quello di fede, mi pare sia il modo con cui si celebra il funerale o con il quale si predispongono le forme di sepoltura nei nostri cimiteri. Spesso il funerale è vissuto solamente come il ricordo del defunto, per cui si è intimamente rivolti al passato e si vorrebbe solamente ricordare il bene che si è percepito. Lo sento in moltissimi discorsi che vengono rivolti al defunto nell’ultima ora. Manca completamente quell’orizzonte di fede che, al contrario, dovrebbe essere presente nei credenti. È per questo che possiamo attestare che la celebrazione del funerale diventa spesso un rito pagano. Così come ciò che adorna le tombe di molti defunti: anche sulle sepolture portiamo gli oggetti che ricordano la vita passata, ma non abbiamo presenti manifestazioni di fede e che permettano di pensare al futuro della vita in Dio.
Un altro fenomeno che desta preoccupazione è il massiccio venir meno delle intenzioni delle S. Messe da celebrare per i defunti. Finisce la generazione di coloro che, credendo realmente nella risurrezione della carne, chiedono la celebrazione del mistero di Cristo per la salvezza delle anime. Ormai siamo in presenza solamente di un ricordo della memoria, che diventa sempre più affievolito man mano passa il tempo e man mano si supera il dolore per la mancanza di un proprio caro.
Questi sono i segni che vediamo attorno a noi e sono tutti segni negativi, perché non ci parlano di fede. Cosa ci dice invece la Parola di Dio?
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA 2Mac 12, 43-46
Lettura del secondo libro dei Maccabei
In quei giorni. Il nobile Giuda, fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.
SALMO Sal 129 (130)
Lavami, Signore, da tutte le mie colpe.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. R
EPISTOLA 1Cor 15, 51-57
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
VANGELO Gv 5, 21-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna».
Vangelo
Mi pare che la lettura più bella di questo primo schema sia proprio il Vangelo. Gesù parte da una affermazione di fede. Dio è vita. Dio è autore della vita. Dio chiama a sé, nell’eternità, tutti gli uomini, senza alcuna distinzione. Chi vive nella prospettiva di un incontro con Dio, chi vive questa esistenza come un tempo per vivere un pellegrinaggio verso l’incontro con Dio, non ha paura della morte perché sa di “passare dalla morte alla vita”. La morte ci viene descritta da Gesù come un passaggio. Un passaggio che ci sottrae alle cose del tempo per immetterci in quelle dell’eternità. Un passaggio che ci aiuta ad entrare nella comunione con Cristo, che è il principio della risurrezione. Un passaggio che ci insegna che la morte è tutt’altro che un cadere nel nulla, come molti credono o pretendono che sia, ma il risvegliarsi nelle braccia di Colui che ha dato suo figlio per noi. Così Gesù insegna che la morte è anche attesa di un “giudizio”. Forse è proprio questa la realtà che ci mette più paura e che, in un certo senso, vorremmo esorcizzare. Il Signore, al contrario, ci sta insegnando che il giudizio a cui accenna altro non è che rileggere la propria vita alla luce dell’amore di Dio. Amore che ha permesso tutti gli atti di amore dell’esistenza di un uomo, anche quelli che sono stati compiuti inconsapevolmente. Amore che sana, che purifica tutte quelle storture della vita che non hanno permesso questo. Morire, per il cristiano, è abbandonarsi a questo amore. Morire, per un credente, è affidare la propria vita nelle mani di Colui che purifica ciò che non è stato secondo il suo amore e che rende eterno, invece, ciò che già andava in questa direzione. Ecco perché il giudizio non deve fare paura, ma solamente richiamare l’uomo ad invocare quella misericordia che è la sorgente di ogni pace per il cuore dell’uomo.
Il Vangelo ci dona anche di capire che, per chi non ha mai fatto alcun atto di bene, per chi ha sempre rifiutato la presenza di Dio, ci sarà anche la possibilità di una risurrezione di condanna. Peggio poi per coloro che, pur avendo conosciuto il mistero dell’amore di Dio, si sono chiusi nel proprio egoismo ed hanno vissuto come se Dio non esistesse e cercando il male. Risurrezione di condanna è la lontananza da Dio che crea quella solitudine e quella disperazione che rimangono in eterno. Il Vangelo vorrebbe scongiurare questo pericolo per noi e vorrebbe aiutarci a comprendere che solo chi si affida a Dio anche per le proprie mancanze, ha già quella indicazione che spinge verso la fiducia nella misericordia di Dio che dovrebbe accompagnare la vita e, quindi, anche la morte, di ogni credente.
Intenzioni di preghiera
Rileggendo queste pagine:
- Preghiamo per imparare ad avere fede in Dio che fa risorgere dai morti chi si affida a Lui. Chiediamo per noi tutti questa grazia, perché non abbiamo a vivere e nemmeno a morire come chi non ha fede. Chiediamo al Signore una fede più ardente nel suo mistero, nella sua presenza, nel suo amore. Chiediamo al Signore di vivere protesi a questa meta che è l’eternità, chiediamo al Signore la forza di vivere con quello slancio del cuore che ci dona di affrontare serenamente anche questo ultimo passo.
- Preghiamo per imparare a ricordare i nostri morti nel suffragio cristiano. Credo che sia doveroso cercare di educarci a ricordare i nostri morti con il suffragio cristiano. Questo è fondamentale. Credo che questa sia la sfida più grande per noi, per uscire da quell’alone di paganesimo che intacca anche il ricordo dei nostri cari. Torniamo a far celebrare le sante Messe per i morti. Torniamo a quella fede che ci spinge a mettere nelle mani di Dio chi non è più tra noi. Torniamo ad avere fiducia in Dio Padre che fa risorgere i morti dalla terra. Torniamo a pregare con fede e non solo a ricordare chi non c’è più. Torniamo a rimettere nelle mani di Dio i nostri cari e speriamo che ci sia qualcuno che farà, un giorno, altrettanto con noi.
- Preghiamo per tutti i defunti di quest’anno. In questa occasione la nostra comunità vuole anche ricordare tutti i defunti dell’anno. Anche quest’anno sono stati molti. Noi li ricordiamo come fratelli in umanità e fratelli nella fede e supplichiamo l’infinita misericordia di Dio perché li accolga nella beatitudine e nella vita eterna.
Maria Santissima, Madre di ogni credente, ci aiuti e ci doni la forza per superare ogni angoscia che nasce dal pensare alla morte e alla morte dei nostri cari.
San Giuseppe, patrono della buona morte, ci aiuti ad avvicinarci alla nostra morte con quella serenità che può venire solamente a chi sa rimettersi nelle mani di Dio con fiducia e umiltà.