Giovedì 03 ottobre

Settimana della 5 domenica dopo il martirio – giovedì 

Introduzione

La preghiera, dialogo con Dio, sorgente di speranza. È il tema che affronteremo questa sera, ma con il quale vogliamo rileggere anche la Parola di Dio di questa mattina, celebrazione che non prevede nessuna memoria particolare di santi. Parola di Dio che è passata alla lettura della seconda lettera a Timoteo come lettura guida.

La Parola di Dio 

EPISTOLA 2Tm 1, 13 – 2, 7
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermògene, mi hanno abbandonato. Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non si è vergognato delle mie catene; anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché non mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli abbia reso a Èfeso, tu lo sai meglio di me. E tu, figlio mio, attingi forza dalla grazia che è in Cristo Gesù: le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri. Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me. Nessuno, quando presta servizio militare, si lascia prendere dalle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Anche l’atleta non riceve il premio se non ha lottato secondo le regole. Il contadino, che lavora duramente, dev’essere il primo a raccogliere i frutti della terra. Cerca di capire quello che dico, e il Signore ti aiuterà a comprendere ogni cosa.

SALMO Sal 77 (78)

Dite alla generazione futura
le meraviglie del Signore.

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. R

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. R

Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele,
che ha comandato ai nostri padri
di far conoscere ai loro figli,
perché la conosca la generazione futura,
i figli che nasceranno. R

Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi. R

VANGELO Lc 20, 41-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”? Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?».

Vangelo

La riflessione potrebbe partire dal Vangelo. Gesù sta spiegando un salmo. Un salmo, cioè una preghiera di Davide. Davide, re fondamentale per la storia di Israele, forse il re più importante, ha scritto numerose preghiere. In una di queste, con tutto il suo prestigio e consapevole della carica, del ruolo che egli ricopre, chiama “Signore” il suo Dio, soprattutto si rivolge al Messia, che anche egli, come figlio del popolo della promessa, attende. La preghiera di Davide, cioè i salmi, è una delle forme di preghiera più belle e più intense del Primo Testamento. La pur breve citazione che leggiamo oggi, è tutta una preghiera già di per sé aperta alla speranza. Attende il Messia un uomo che spera. Davide attende il Messia proprio all’interno della sua discendenza perché è conscio della promessa che gli è stata fatta. La speranza di Davide è ciò che lo guida. Egli non sa quando il Messia apparirà, non sa da chi prenderà corpo. Sa solo che Egli verrà. Per questo egli spera con tutte le sue forze e si lascia guidare da quella speranza che gli permette di vedere anche le cose invisibili. Davide, con la sua preghiera, diventa per tutti i credenti richiamo a trovare, nella preghiera, la sorgente e la fonte di ogni speranza.

2 Timoteo

Spesso San Paolo è molto pratico nelle sue lettere e nelle sue meditazioni. L’incipit del brano che leggiamo oggi ci aiuta a capire che può diventare una sorgente di speranza grande la tradizione nella quale siamo cresciuti e che abbiamo ricevuto da chi ha condiviso con noi il nostro cammino di fede. La preghiera è un’arte che tutti, almeno all’inizio, abbiamo imparato da quelle persone che ci hanno educato alla fede. La preghiera nasce sempre da una testimonianza vissuta.

Ancora San Paolo ci dice che la preghiera sostiene anche le esperienze difficili. San Paolo è in una di esse. Sta sperimentando la prigionia a causa della fede. Eppure San Paolo testimonia una speranza grande dentro di sé. Egli non si vergogna delle catene che porta e nemmeno della fede per la quale è in quella situazione. La speranza della fedeltà a Cristo, la speranza della vita eterna verso la quale si sta dirigendo, sono più forti di qualsiasi catena e di qualsiasi ostacolo. Così l’Apostolo insegna anche al suo collaboratore a sperare sempre, anche quando le cose vanno male. La preghiera è il sostegno di tutto questo itinerario di fede.

Infine un ultimo insegnamento: la speranza nasce dal guardare alla meta dove si è diretti, senza perdersi nelle cose del tempo. Come un soldato che sa per quale servizio è stato arruolato, il credente sa dove deve giungere e, per questo, non si lascia rubare la speranza che ha nel cuore. Solo chi non distoglie gli occhi da questa visione vive il suo cammino di speranza e si avvia alla comunione vera, piena, definitiva con Cristo.

Per noi e per il nostro cammino di fede

La lezione è bellissima anche per noi. Anche per noi tutti la preghiera diventa fonte di speranza. La preghiera che possiamo anche noi vivere con i salmi. È un tipo di preghiera che tanti di noi vivono. Penso, soprattutto, a chi vive qualche parte della liturgia delle ore. Penso però a tante altre forme di preghiera che viviamo. Ciascuno ha un po’ le sue. Dipende molto anche da quale tradizione ci ha allevato, quale tradizione ci ha sostenuto. Penso che noi tutti conserviamo un ricordo vivo e forte delle persone che, per noi, sono state significative dal punto di vista della fede. È stata certamente la loro preghiera a plasmare anche il nostro modo di avvicinarci al mistero di Dio.

Al cuore di questa settimana di preghiera straordinaria c’è, dunque, un insegnamento forte sulla preghiera, sorgente di speranza unica, singolare, indistruttibile. Oggi facciamo in modo che le diverse forme di preghiera che vivremo in questa giornata accendano in noi il dono della speranza. Maria, che sempre ci è vicina e che sempre ci aiuta e ci sostiene, ci guidi a sperimentare questa speranza che alberga nei cuori di coloro che pregano con sincerità e passione.

Provocazioni dalla Parola

  • La mia preghiera è fonte di speranza?
  • Mi rivolgo ai salmi come fonte di entrambe le cose?
  • Quale preghiera riconoscente posso elevare per chi mi ha insegnato a pregare?
2024-09-25T14:40:24+02:00