Giovedì 11 novembre

Ultima settimana dell’anno – Giovedì – San Martino di Tours

Vangelo

Mt 25, 31-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”».

Tutti conosciamo bene la storia di San Martino, uno dei santi più popolari anche nelle nostre terre e anche noi abbiamo una chiesa a lui dedicata. Difficile, però, racchiudere la vita di San Martino in una sola vocazione. Sappiamo bene che, da giovane, venne avviato alla carriera militare e nell’esercito si distinse per la sua pietà e vicinanza agli ultimi. È in questa fase della vita che si colloca il celebre evento dell’incontro con il povero infreddolito con il quale Martino non esitò a condividere il mantello, come tutti ben ricordiamo. Quando, poi, egli divenne cristiano, subito avvertì il fascino per la vocazione claustrale e divenne monaco. È nel silenzio del chiostro, è nella solitudine del Monastero che San Martino ha cercato il suo Dio e si è messo a servizio della Chiesa, con quell’attenzione grande che permette a chi è completamente sprofondato in Dio di accorgersi delle necessità dei fratelli. Nemmeno questa fu, però, la vocazione definitiva di San Martino. Egli, infatti, venne chiamato alla grazia dell’episcopato e, come vescovo, ebbe a cuore l’unità della Chiesa e il richiamo alla pace di tutti quei territori che erano divisi o belligeranti tra loro. Non cessò mai di spendersi, nemmeno in viaggi e visite, per essere presente personalmente in tutti i contesti dove divisioni e gelosie dividevano la Chiesa.

Eppure, quelle di San Martino, non sono tre vocazioni diverse ma tre facce di un’unica vocazione: quella ad essere un uomo di carità immensa e luminosa. I tre aspetti di questa vocazione sono proprio tenuti insieme da questo grande amore per la carità. Martino non ha voluto fare altro che questo, non ha cercato altro che questo: servire la carità alla quale si sentiva chiamato ancor prima di diventare cristiano. Quella vicinanza di amore e di rispetto verso gli uomini alla quale aveva aperto il cuore fin da giovane, divenne poi una vocazione: essere servo della carità. Così San Martino ha consumato tutta la sua esistenza tra l’amore di Dio e il servizio del prossimo, tra la ricerca di preghiera silenziosa e l’operosità della vicinanza agli uomini.

Timoteo

1Tm 3, 16 – 4, 8
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria. Lo Spirito dice apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti ingannatori e a dottrine diaboliche, a causa dell’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza: gente che vieta il matrimonio e impone di astenersi da alcuni cibi, che Dio ha creato perché i fedeli, e quanti conoscono la verità, li mangino rendendo grazie. Infatti ogni creazione di Dio è buona e nulla va rifiutato, se lo si prende con animo grato, perché esso viene reso santo dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli, sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. Evita invece le favole profane, roba da vecchie donnicciole. Allénati nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura.

Se San Martino ha fatto tutto questo è perché ha creduto in ciò che ha insegnato anche San Paolo e cioè perché ha saputo vedere nel volto degli uomini e delle donne che ha fisicamente incontrato, il volto di Cristo presente nel suo tempo. Questo è il cuore dell’opera di carità di San Martino: egli si è abituato a vedere sul volto di chi era nella necessità il volto stesso di Cristo. Forse, come dice la tradizione, questo accadde fin da quel primo atto di carità conosciuto da tutti, ovvero la divisione del mantello con il povero infreddolito. Si dice che, proprio la notte seguente a quel gesto, Martino sognò il povero che aveva incontrato di giorno avente, però, le sembianze di Cristo. Fu lì che Martino capì che in ogni uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, si cela il vero volto di Cristo da servire, da amare, da rispettare, da seguire. San Martino ha fatto tutto questo per amore. Martino insegna anche a noi questo segreto della carità evangelica, da mettere in atto nelle nostre vite.

Siracide

Lettura del libro del Siracide

Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita piacque al Signore. Fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione. Nessuno fu trovato simile a lui nella gloria. Egli custodì la legge dell’Altissimo. Per questo Dio gli promise con giuramento di innalzare la sua discendenza. Dio fece posare sul suo capo la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza; lo confermò nelle sue benedizioni. Lo glorificò davanti ai re. Sopra il turbante gli pose una corona d’oro. Stabilì con lui un’alleanza perenne e lo fece sacerdote per il popolo. Lo onorò con splendidi ornamenti e gli fece indossare una veste di gloria, esercitare il sacerdozio e benedire il popolo nel suo nome. Lo scelse fra tutti i viventi perché offrisse sacrifici al Signore, incenso e profumo come memoriale.

Per noi

In questa settimana, nella quale il Vangelo e la lettura del libro dell’Apocalisse ci stanno continuamente richiamando i tempi ultimi, rileggere il Vangelo del giudizio universale in controluce con la vita di San Martino diventa, per noi, un esercizio di fede fondamentale. Anche a noi è chiesto non tanto di agire per la carità, ma di vedere nel volto delle persone che serviamo, lo stesso volto di Cristo. Questa spiritualità è il culmine di un itinerario. L’itinerario di fede di chi vuole fare del bene, l’itinerario di fede di chi vuole avvicinarsi agli altri animato da profondo rispetto ma, al tempo stesso, da una grande familiarità: la familiarità che porta a servire l’altro come si servirebbe un fratello.

Credo che tutti, quest’oggi, possiamo chiedere all’intercessione di San Martino di farci vivere la vocazione alla quale siamo stati chiamati con quella dedizione, impegno, volontà di servizio che lui ci ha testimoniato.

  • Siamo pronti a vivere seguendo l’esempio di San Martino?

Sforziamoci almeno oggi, di vedere nel volto delle persone che incontreremo, lo stesso volto di Cristo da amare, servire, sostenere. Ci avvicineremo così, magari senza accorgercene, alla vita eterna e beata in Cristo, riposo di tutti coloro che si affaticano sulla terra per amore degli altri.

2021-11-04T22:55:46+01:00