Sabato 13 febbraio

Settimana della penultima domenica dopo l’Epifania – Sabato

Vangelo

Gv 4, 23-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla donna samaritana: «Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Anche in questo ultimo giorno feriale di questa penultima settimana prima che inizi la Quaresima, possiamo ben comprendere le Scritture che rilanciano ancora sul tema della conversione e del perdono, a partire dal Vangelo. Rileggeremo poi queste parole nel contesto più ampio del dialogo con la Samaritana nella seconda domenica di Quaresima. Le parole di Gesù ci spingono a capire bene anche le altre Scritture. Cosa è gradito a Dio?

Esodo

Es 29, 38-46
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Ecco ciò che tu offrirai sull’altare: due agnelli di un anno ogni giorno, per sempre. Offrirai uno di questi agnelli al mattino, il secondo al tramonto. Con il primo agnello offrirai un decimo di efa di fior di farina, impastata con un quarto di hin di olio puro, e una libagione di un quarto di hin di vino. Offrirai il secondo agnello al tramonto con un’oblazione e una libagione come quelle del mattino: profumo gradito, offerta consumata dal fuoco in onore del Signore. Questo è l’olocausto perenne di generazione in generazione, all’ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlarti. Darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia gloria. Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio per me. Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, che li ho fatti uscire dalla terra d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio».

Per l’Esodo, che ci riporta alla mentalità e alle parole dell’Antico Testamento, era gradito a Dio il sacrificio quotidiano, vale a dire quel rito di incontro con Dio che veniva offerto ogni giorno nel tempio di Gerusalemme. Questo era gradito a Dio! Che ogni giorno ci si ricordasse di Lui con una liturgia. Le parole dell’Esodo sono certamente vere. Sono ciò che facciamo anche noi, ogni giorno. Ogni giorno celebriamo la Messa nelle nostre chiese e ogni giorno sono molti i fedeli che si accostano devotamente alla Parola di Dio e all’Eucarestia e, tra di loro, anche voi.

Romani

Rm 12, 1-2
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Per San Paolo queste parole sono verissime. Lui stesso aveva vissuto per anni offrendo a Dio questo sacrificio del mattino. Paolo non cancella queste parole, sa che sono valide per sempre, anche ora che vive il sacrificio del cristiano, ovvero la Messa. L’apostolo comprende però che questo non basta. Non basta una liturgia per rendere contento Dio! Non basta un bel rito per far felice il suo cuore! Occorre ben altro! Occorre che ogni uomo si renda conto del grande amore di Dio per ogni anima e, per questo, scelga di vivere secondo il suo modello e percorrendo la sua stessa strada, la strada di Gesù che ha sacrificato sé stesso per gli altri. Questo è ciò che rende a Dio gradito ogni giorno e, in essi, la vita degli uomini. Paolo comprende che ogni cristiano che mortifica sé stesso, rende contento Dio; ogni credente che rende un servizio generoso, gratuito, pieno di attenzione per l’altro, rende contento Dio. Chi non si conforma alla mentalità di questo secolo, ovvero chi tiene sempre alta nel cuore la fede, rende contento il cuore di Dio. Chi ogni giorno cerca di discernere ciò che è gradito a Dio, lo rende felice.

Per noi:

Possiamo tornare a noi e al Vangelo. Per rendere contento il cuore di Dio allora, occorre che ogni giorno, nel segreto del cuore, impariamo ad adorare Dio, a dialogare con Lui, come fece la Samaritana, a discernere ciò che concretamente possiamo fare per renderlo felice. Questo potrebbe essere già un indice per scrivere un percorso quaresimale. Potrebbe essere sufficiente questo per darci la direzione giusta per intraprendere un cammino di revisione che sia veramente tale e che ci aiuti a giungere alla Pasqua avendo davvero fatto un passo di conversione significativo, serio e duraturo.

Con questo pensiero vorrei che iniziassimo ad avvicinarci a domani, al giorno della domenica. Sarà la domenica del perdono. Credo che, se ascolteremo la Parola di Dio con questo pensiero nel cuore, ovvero con il pensiero di chi vuole rendere felice Dio non solo attraverso l’offerta di una liturgia ma con il desiderio di rinnovare il cuore, allora vivremo già in pienezza quello che poi potremo riprendere ed approfondire nei giorni della Quaresima.

Sia questa la grazia che domandiamo oggi mentre ci chiediamo:

  • So rendere contento Dio con il mio discernimento?
  • Cosa so offrire a Dio perché sia vero il mio cammino?
  • Cosa posso offrire dal profondo del cuore in questa domenica che è già incontro con Dio nel mistero della risurrezione di Cristo?
2021-02-05T08:44:52+01:00