Settimana dell’ultima domenica dopo l’Epifania – Giovedì
Qoelet
Qo 9, 7-12
Lettura del libro del Qoèlet
Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il sole. Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare. Tornai a considerare un’altra cosa sotto il sole: che non è degli agili la corsa né dei forti la guerra, e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza, e nemmeno degli intelligenti riscuotere stima, perché il tempo e il caso raggiungono tutti. Infatti l’uomo non conosce neppure la sua ora: simile ai pesci che sono presi dalla rete fatale e agli uccelli presi al laccio, l’uomo è sorpreso dalla sventura che improvvisa si abbatte su di lui.
Sembra quasi che il Qoelet e il Vangelo, nel suo incipit, inducano al pessimismo o, come dice lo stesso sapiente, inducano a ritenere che “il tempo e il caso raggiungano tutti”. Come diceva ancora il sapiente: “i pesci sono presi nella rete fatale e gli uccelli presi al laccio”, o come Gesù lascia intendere: ci sono i tempi dei persecutori che mettono a morte i credenti credendo di fare un bene all’umanità. Ma è davvero così? È davvero possibile che tutto sia in mano al caso? È davvero possibile che non ci sia niente oltre ad esso? Il sapiente ben lo sa e, con quel vivo senso di ricerca che lo contraddistingue, lo afferma: no! Non c’è solo il caso! Non tutto è follia! Non è vero che le cose vanno così come devono andare, senza che ci sia un perché. L’uomo può anche “essere sorpreso dalla sventura”, perché le cose terribili capitano anche nella vita dell’uomo. Ma è Dio che tiene in mano ogni cosa e il sapiente lo sa. Sa però anche che è difficile comprenderlo, è difficile ammetterlo quando ci si scontra con quelle difficoltà della vita che segnano l’esistenza di ciascuno. Il sapiente sa che ci sono dei momenti in cui si pensa proprio che ogni cosa vada per il suo verso; ci sono dei tempi nei quali ogni cosa appare senza senso; ci sono dei tempi nei quali il dolore è più forte di qualsiasi pensiero che si possa fare. Il sapiente sa bene queste cose e, per questo, insegna a vivere con rispetto questi tempi, quando essi si presentano alla vita, così come insegna a rispettare i tempi degli uomini, che sono fatti anche di queste cose. È per questo che il sapiente preferisce chiudersi nel silenzio. Il silenzio di chi rispetta coloro che pensano che tutto è in mano al caso e che nessun senso è presente nella vita dell’uomo, ma anche il silenzio di chi vede la mano di Dio muoversi nelle cose della vita degli uomini. È questa una grande sapienza.
Prosegue il Santo Padre: “Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù offre un modello di comportamento del tutto opposto all’ipocrisia. Propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio”. La fraternità che vogliamo offrire è quella che si vive in molte nostre case. Famiglie che ascoltano, famiglie che si rendono sostegno dell’anzianità, della fragilità, della malattia, ne abbiamo molte nella nostra comunità. Certo quest’anno tutto questo è stato molto più difficile e ne abbiamo pagato il prezzo e ne sentiamo ancora il peso. Avere diradato le visite, quando poi non siamo stati costretti a sospenderle; avere un contatto con gli anziani e con i malati solamente e puramente telefonico; aver sospeso molti dei gesti di condivisione e di comunione, anche in queste ultime feste di Natale, è stato pesante per tutti. Noi vogliamo rimetterci, insieme, alla scuola di Gesù Maestro, per vivere bene il richiamo del Santo Padre e per rendere, appena possibile, più intensa e più visibile la nostra comunione con chi è nel momento del dolore e della prova.
Vangelo
Mc 13, 9b-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Come ci dice anche il Vangelo. Perché ci sono dei tempi in cui gli uomini di fede devono soffrire a causa della loro fede? Perché ci sono le persecuzioni? Perché uno che vuole dare lode a Dio in pace con tutti, deve invece affrontare anche la fatica, la difficoltà che viene dal non essere rispettato e, non di rado, messo a morte proprio per il suo credo? Anche queste cose sembrerebbero avvenire a caso. Ci sono momenti della storia, ci sono casi della vita degli uomini in cui le cose vanno così e non ci si può far nulla. Gesù è di tutt’altro avviso. Questo tempo, il tempo della persecuzione, non è un tempo che capita “a caso”. Anche questo tempo rientra nella logica di Dio ed è nelle sue mani. Dio lascia che le cose che gli uomini predispongono accadano, perché anche esse hanno un loro senso nella logica di quella storia della salvezza che Dio attua sempre tra gli uomini. Logica che non sempre si capisce, logica che non tutti possono comprendere. Eppure logica alla quale l’uomo di fede accede. Chi vive di fede sa anche accettare questo tempo, sapendo che anch’esso è in ordine alla salvezza e sapendo che anch’esso è, in qualche modo, a servizio di Dio.
C’è una logica che salva l’uomo: è la logica della perseveranza, della quale il Signore parlava alla fine del Vangelo. È la logica di chi non si lascia prendere dagli eventi. È la logica di chi rimane costante nel suo sentimento per Dio, nonostante le cose che capitano. È la logica di chi sa sempre rimettersi a pensare a tutto ciò che avviene, nella preghiera. È questo il luogo dove Dio parla, è questo il luogo dove Dio educa il suo popolo, è questo il tempo nel quale si capisce la logica di Dio e nel quale si rimettono tutte le cose che capitano nel suo cuore e nel suo amore.
Per noi
- Capisco questa “logica” della fede?
- Mi fermo anch’io alla superficie delle cose e ritengo anch’io che non ci sia altro da ritenere se non che tutto è in bilico e diventa attestazione di un fato sovrano?
- Quali sono le fatiche che anch’io posso rimettere oggi nelle mani di Dio?
Le domande sottese ai testi biblici di oggi sono, in fondo, le domande di ogni uomo e anche di ogni credente. Ci sono davvero, nella vita, giorni in cui sembra che tutto sia in mano al caso e ci sono giorni in cui non è difficile pensare che abbiamo fatto male a credere. Ci sono giorni in cui pensiamo che la vita di coloro che non credono è più facile della nostra. Ci sono giorni in cui pensiamo che non far parte della Chiesa, non aver ricevuto il Battesimo, sarebbe stato di gran lunga la cosa migliore… Sono tutte esperienze umane che hanno provato anche i grandi santi o anche i grandi uomini e donne della Bibbia. Non spaventiamoci. Piuttosto sediamoci davanti al Signore e, con un’operazione di serio ascolto della sua Parola, rimettiamo in Lui tutte le nostre domande e tutti i nostri dubbi. Come anche a Qoelet, il Signore risponderà.