Divina Maternità della Vergine Maria
Per introdurci
Terminiamo, con questa domenica del tutto speciale, le nostre domeniche di avvento. Tra pochi giorni sarà Natale. Abbiamo cercato di dire che “le sorprese di Dio non finiscono mai”, che Dio fa nuove tutte le cose.
E se invece, noi, non fossimo sempre lieti per le soprese di Dio?
E se noi ci angustiassimo per nulla?
E se non fossimo amabili?
Isaia
Is 62, 10 – 63, 3b
Lettura del profeta Isaia
In quei giorni. Isaia disse: «Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia, e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me».
Filippesi
Fil 4, 4-9
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Vangelo
Lc 1, 26-38a
✠ Lettura del vangelo secondo Luca
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Un invito
A suggerirmi questa meditazione è San Paolo che, nell’epistola, diceva queste parole: “fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti”. Un invito ripetuto due volte, quasi che ci fosse un perenne ritardo nel capirlo. Paolo non dice semplicemente: “siate lieti”, ma aggiunge “nel Signore”. L’apostolo ci invita così a capire che il credente non è in balia delle proprie emozioni, non rimane in balia di quello che capita, ma sa dare a tutto un’interpretazione di fede. Il credente si rallegra nel Signore perché sa che tutto ciò che accade è nelle sue mani. È una professione di fede, non un invito a sminuire le cose che capitano né, tantomeno, ad essere superficiali.
“La vostra amabilità sia nota a tutti”. Chi si rallegra nel Signore? Chi sa dare ad ogni cosa il giusto peso senza cadere in balia di sentimentalismi ed emozioni incontrollate? Chi è amabile. Non solo chi ha un bel carattere, chi è predisposto per natura. Questo, caso mai, è un dono ulteriore. Il cristiano è amabile perché sa vivere bene con gli altri, è capace di accoglienza, ascolto, disponibilità, attenzione, di carità. Questa è l’amabilità del cristiano. È un atteggiamento che nasce dalla fede e che può anche essere aiutato dal carattere, ma non è immediatamente dipendente da esso.
“Il Signore è vicino”. Questa è la consapevolezza che il cristiano ha dentro di sé e che lo spinge ad essere amabile. Il che significa due cose: il cristiano porta sempre dentro di sé la consapevolezza che il Signore è vicino, porta sempre dentro di sé il convincimento che il Signore fa sentire in molti modi diversi la sua vicinanza. Se siamo qui è anche per questo. Non solo questo però. Il cristiano sa che il ritorno del Signore è vicino, come abbiamo per altro detto in tutte queste settimane di avvento. Il cristiano attende il ritorno del Signore e, per questo, si comporta di conseguenza. Il cristiano sa che la propria vita non si perde nel nulla e non è diretta al nulla. Il cristiano sa bene che il Signore tornerà e, per questo, esercita le virtù ed in particolare l’amabilità.
“Esponete a Dio le vostre richieste, suppliche, ringraziamenti”. Chi vive l’amabilità si dispone anche alla preghiera, che ha diverse sorgenti. È preghiera di lode, oppure è preghiera di richiesta, oppure è preghiera di intercessione. Costui, chi si dispone a qualsiasi forma di preghiera, conserva la pace nel cuore. La pace che viene da Dio, la pace che è dono della sua presenza. Un cuore che ama Dio, un cuore che diventa capace di amabilità è un cuore che dimora nella pace.
“Quello che è amabile, quello che è onorato, quello che è nobile, giusto, questo sia oggetto dei vostri pensieri!”. L’amabilità dipende anche da questo, dipende da quello che uno pensa, dipende da quello che uno porta nel cuore. Se uno pensa il bene, il bello, il giusto, è chiaro che il suo modo di vivere, di interpretare le cose che avvengono, di essere presente nella società, prenderà una determinata linea. Chi è lontano da queste cose, non sarà capace del medesimo slancio e probabilmente si chiuderà in un atteggiamento egoistico che è anche rovina di tutto.
Donne dello Spirito, donne forti
Questi sentimenti, questi atteggiamenti, questo modo di fare e di operare è riflesso nel Vangelo. Noi troviamo due donne forti, due donne dello spirito, due donne che hanno saputo vivere quello che Paolo avrebbe poi esplicitato nelle frasi che abbiamo commentato.
Maria è la donna che “si rallegra nel Signore”, lei che viene invitata proprio dall’Angelo Gabriele a vivere questo atteggiamento. La Madonna si è sempre rallegrata di tutte le cose sorprendenti della vita del Signore, come poi, dopo la risurrezione, delle realtà che accompagnavano e che emergevano nella prima dimensione di chiesa. La Madonna si è rallegrata per Giuseppe, l’uomo giusto che ha saputo starle accanto. La Madonna si è rallegrata di sentire dall’Angelo ciò che stava accadendo alla cugina. Così come molte pagine del Vangelo ci mostrano il volto sempre raggiante di gioia di Maria. Anche Elisabetta è la donna che si è rallegrata nel Signore, lei che ha avuto in sorte di generare Giovanni il Battista, lei che ha lasciato spazio a Dio nella sua vita fino all’ultimo, quando non era più tempo di sperare. Donne forti, donne che si rallegrano nel Signore.
Donne “amabili”. L’una perché capace di accogliere l’angelo, di ascoltarlo, di accogliere il Verbo che si fa carne, di accogliere i discepoli, e, poi, la chiesa nascente. Come, ora, Maria accoglie ogni uomo. La sua amabilità non è confinata dentro lo spazio della sua vita, ma si estende a tutti i secoli. Maria, ritratta nella sua divina maternità, ci dice questo: la sua amabilità trascende i confini della storia. Anche Elisabetta è donna amabile. Lei che non vede l’angelo, ma accoglie ciò che il marito lascia intendere. Lei che comprende che quella sua gravidanza sarebbe stata straordinaria. Lei che accoglie il piccolo Giovanni non solo come dono di Dio, come lo è ogni vita che nasce, ma come un dono straordinario per l’umanità, pur senza sapere cosa sarebbe stato di questo bambino. Lei che accoglie Maria nella sua casa, non certo e non solo per lasciarsi aiutare. Piuttosto per parlare di fede con lei, per sostenere la propria incomprensibile vocazione apparsa nel suo splendore solo in pronunciata vecchiaia. Donna amabile anche nel rimanere in stretta unione al marito per tutta la vita, anche nei giorni del suo mutismo. Donne amabili, donne forti.
Donne che “hanno desiderato ciò che è giusto, amabile, onesto, buono e lo hanno reso oggetto dei pensieri”. Chissà quante volte Maria ed Elisabetta saranno tornate sul concepimento straordinario che hanno vissuto. Chissà quante volte si saranno interrogate circa il destino dei loro figli, con quella preoccupazione di Madre che può essere solo nel cuore di una donna. Maria ed Elisabetta, donne che hanno saputo educare il loro pensiero, donne che hanno saputo estendere il loro abbraccio a tutto ciò che sa essere il bene di una persona.
Donne che “non si sono angustiate”. Problemi a non finire. Preoccupazioni moltissime. Eppure le due donne non si sono angustiate, ma hanno saputo vivere quella dimensione di affidamento a Dio che è essenziale ad ogni vita. Proprio perché si sono affidate a Dio hanno saputo recuperare presto la gioia ed hanno saputo inquadrare anche i loro problemi nell’orizzonte delle cose che vengono da Dio.
Nessuna più di loro ha capito che “Dio è vicino”. Maria perché l’ha portato in seno, lo ha dato alla luce, lo ha accolto, cullato, fatto crescere, osservato ogni giorno. Elisabetta non ha visto che pochissimo di tutto questo, ma anche lei ha saputo comprendere che il Signore le era stato accanto in forma del tutto singolare, in forma privilegiata. Le due donne hanno capito che Dio è vicino e che niente, se non la volontà che si chiude a Dio, può precludere dal comprendere questa vicinanza. Maria, Elisabetta, donne forti, donne dello spirito, donne che hanno saputo attendere, donne che hanno vigilato, che hanno compreso come la novità di Dio che si rendeva presente in loro era la causa della loro gioia ed anche la causa della loro forza.
Ecco, arriva il tuo salvatore
Sicuramente Maria ed Elisabetta conoscevano bene le scritture e, tra queste, anche la profezia di Isaia, che ci ha ricordato che il Signore è vicino, viene nel mondo. Il Signore è già venuto, come ricordiamo nel Natale, ma affretta di nuovo quella venuta che chiamiamo visita nelle coscienze. Il natale serve per dirci questa verità: Dio, che nella pienezza dei tempi ha mandato il suo figlio a condividere la vita di ogni uomo, viene adesso per illuminare ogni coscienza e per creare, in ogni coscienza illuminata dalla sua gloria, quell’amabilità, quella capacità di pensare ciò che è buono, giusto, santo, vero bello… ovvero per aiutarci a comprendere che il Signore è vicino a noi più di quanto noi pensiamo.
Per noi
In questa ultima domenica di avvento, in questa domenica dell’incarnazione, queste realtà sono dette a noi. Siamo noi che non dobbiamo angustiarci per nulla, siamo noi che dobbiamo essere amabili! Siamo noi che dobbiamo rallegrarci nel Signore? Come? Come è possibile fare queste cose senza scadere in quella retorica natalizia che è tipica del nostro tempo e del nostro mondo?
Solo occupandoci da vicino della disciplina dei pensieri. È questo l’ultimo passo di avvento che vi suggerisco. Occupiamoci anche noi di desiderare quello che è vero, nobile, santo, giusto bello. Non andiamo a pensare alle solite banalità. Non mortifichiamo il nostro pensiero con ciò che è sconveniente ed abbruttisce la nostra vita interiore e in generale tutta la vita. I prossimi giorni, che ci immetteranno nella contemplazione della culla di Gesù bambino e che ci permetteranno di finire la novena, siano giorni nei quali occuparci di questa disciplina dei pensieri che deve essere il centro, il cuore, il perno di tutto. Potrebbe essere questo il modo giusto di fare Natale scoprendo quella novità che Dio viene a realizzare nella nostra esistenza di ogni giorno.
Per gli sposi e la famiglia
Come sempre è papa Francesco che ci aiuta a concludere la nostra meditazione. Egli scrive: “31. Il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa. Sono innumerevoli le analisi che si sono fatte sul matrimonio e la famiglia, sulle loro difficoltà e sfide attuali. E’ sano prestare attenzione alla realtà concreta, perché «le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia», attraverso i quali «la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell’inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia”. Anche il Papa, già dal titolo, invita a rallegrarsi in famiglia per il bene della famiglia, a non angustiarsi per nulla, sa saper coltivare quella disciplina del pensiero che, da un lato, ci mette in guardia da ciò che mortifica il nostro pensiero e la nostra umanità, dall’altro ci aiuta a comprendere che solo chi rinnova il proprio modo di pensare è capace di comprendere quali grandi vette sono alla portata di chi si affida a Dio. Sia questo il nostro pensiero per le famiglie, prima che inizi il Natale. Sia questa la preghiera che osiamo rimettere nelle mani di Dio in attesa della sua venuta.