Martedì 21 maggio

Settimana dopo Pentecoste – martedì

La spiritualità di questa settimana

Entriamo nel vivo di questo tempo liturgico che accosta le pagine del Primo Testamento ai Vangeli.

La Parola di questo giorno

LETTURA Es 19, 1-6
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Al terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste parole dirai agli Israeliti».

SALMO Sal 80 (81)

Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.

«Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato. R

Nascosto nei tuoni ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.
Ascolta, popolo mio:
contro di te voglio testimoniare.
Israele, se tu mi ascoltassi! R

Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto». R

VANGELO Lc 12, 35-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

Esodo

Uno dei concetti fondamentali del Primo Testamento, a riguardo della visione del popolo di Israele, è quello di “segullà”. Letteralmente: “proprietà privata”, “cosa cara”, forse addirittura intoccabile. Il popolo di Israele si concepisce così rispetto a Dio: Israele è la “segullà”, la proprietà privata di Dio. Un termine, un concetto, che intende esprimere tutto l’amore di Dio per il suo popolo, la sua attenzione privilegiata per questo popolo che ha il compito, per tutti i popoli della terra, di annunciare la presenza di Dio nella vita di ciascuno, o meglio di rivelare quale grande amore ha il Padre per ogni uomo. È chiaro anche che, se tutto il popolo è la “segullà” di Dio, ciascuno deve corrispondere a questo amore che è anche amore di elezione. Corrispondere a questo amore significa, in concreto, mettere in atto la legge di Dio, amare i suoi comandamenti, cioè vivere una vita di amore che sia risposta all’Amore che per primo ama. Essere “segullà” di Dio implica, quindi, una conoscenza di Dio che si rinnova nella preghiera, nella lettura del testo sacro, nel desiderio di vivere secondo la sua legge di amore. A queste condizioni tutto il popolo può essere “realtà privata” di Dio, fonte della sua rivelazione tra tutti i popoli della terra.

Vangelo

Con altri termini, ma in modo del tutto analogo, il Vangelo esprime la stessa realtà. Il discepolo del Signore, ovvero il credente, che ha creduto alla rivelazione dell’amore di Dio che, in modo pieno e definitivo, si dà in Gesù Cristo, cerca di vivere tutto proteso all’incontro con Dio e, per questo, attende. La vita di un’anima che sa di essere amata dal Signore si trasforma in attesa: attesa di quell’incontro finale che, dopo le difficoltà e le traversie della vita, diventa pace eterna, riposo sicuro, sprofondamento nell’amore senza limiti di Dio, comunione perfetta, pace eterna. Sono tutti modi di dire diversi, ma tutti affermano che la meta dell’anima credente è l’essere pienamente ammessi all’amore del Padre che è eterno.

Pensiero a Maria

Quanto hanno affermato le Scritture si addice perfettamente a Maria Vergine. Ella è la “proprietà” per eccellenza, ovvero l’anima perfetta, l’anima senza alcuna relazione con il peccato, la “casa” che Dio sceglie per entrare nel mondo. Scelta tra tutte le donne, rimane la benedetta nei secoli, perché è colei che ha portato Cristo, il rivelatore del volto del Padre. Maria, che ha corrisposto a questa vocazione assolutamente singolare, risplende per noi tutti come esempio, come modello, come faro di luce. È Lei stessa che invita noi a fare della nostra anima una “proprietà privata” di Dio per gustare anche noi di quella comunione eterna e perfetta con il Padre che si realizza solo nella vita eterna.

Per noi e per il nostro cammino di fede

Credo che anche di noi si può dire che siamo chiamati ad essere “segullà” di Dio: il Battesimo crea in noi questa realtà. Come anime consacrate a Dio nel comune sacerdozio dei fedeli, tutti noi siamo invitati a fare esperienza di questa appartenenza al Signore. Noi tutti siamo chiamati a capire che Dio è colui che ha voluto la nostra vita, colui che ha redento la nostra storia, colui che ci attende alla fine dei nostri giorni. Essere “segullà” di Dio implica tutti questi passaggi e chiede a ciascuno di noi di saper corrispondere con la nostra vita a questa “elezione” da parte di Dio. Vivere una vita piena di amore, vivere una vita piena di attenzione agli altri nel nome del Signore, testimoniando così la propria fede è quello che siamo chiamati a fare. Nel concetto di “segullà” non c’è nessuna esaltazione, nessun privilegio, nessuna rivalsa. Piuttosto da questo concetto nasce il compito di chi vuole vivere una vita piena di fede come possibilità di corrispondere appieno all’amore del Signore. Tutti dovremmo sentirci invitati a vivere così, con fede, riconoscenza, rispetto, amore questo “essere di Dio”, questo “appartenere a Cristo” che dovrebbe essere la realtà più preziosa da vivere.

Provocazioni dalla Parola

  • Mi sento “proprietà” di Dio?
  • So che questo concetto implica tutta la rivelazione di amore che Dio ha per l’uomo?
  • Vivo in modo da corrispondere a questo amore che mi viene donato?
2024-06-15T22:25:50+02:00