Sabato 01 gennaio

Ottava del Natale nella circoncisione del Signore

Per introdurci

Ormai da molti anni siamo soliti vivere, in questo giorno, la giornata mondiale di preghiera per la pace. Credo che sia urgente pregare intercedendo in questo senso e, per questo, lascerei solo sullo sfondo le letture bibliche di benedizione che conosciamo bene e che ben si addicono a questa giornata, per approfondire, invece, alcuni passi del messaggio che papa Francesco rivolge alla Chiesa per questo giorno e sul quale facciamo bene a sostare. Il Papa ci ricorda che la preghiera per la pace e la riflessione su questo tema importante, non sono solamente un’intenzione o una riflessione per governanti, capi dei popoli e persone di governo nella società, ma sono un tema sul quale tutti dobbiamo pregare, lavorare e riflettere, in una triplice direzione.

Numeri

Nm 6, 22-27
Lettura del libro dei Numeri

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Filippesi

Fil 2, 5-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Vangelo

Lc 2, 18-21
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Il dialogo intergenerazionale

Scrive il Papa nel suo messaggio: “In un mondo ancora stretto dalla morsa della pandemia, che troppi problemi ha causato, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni. Ecco il primo punto di riflessione e di lavoro che  è alla nostra portata. Se vogliamo far crescere una cultura di pace e se vogliamo trasmettere una cultura di pace a chi viene dopo di noi, abbiamo necessariamente bisogno di passare per la via di un dialogo intergenerazionale. Realtà possibile in tutte le nostre case, perché in tutte le famiglie si incontrano diverse generazioni, a partire da quella dei nonni – oggi non di rado anche quella dei bisnonni –  fino a quella dei nipoti e pronipoti. Garantire che ci sia un dialogo intergenerazionale è già aderire al lavoro perché si affermi la cultura della pace tra noi. Ancora prosegue il papa: Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa”. Credo che anche nelle nostre case, in questi giorni di Natale è stato possibile qualcosa del genere. Non dovremmo fermarci però solo ad un dialogo che sia cortese ascolto. Oggi accade spesso questo: ascoltiamo i racconti dei nonni come se fossero cose di un altro mondo e per quella cortesia che non si può negare nei giorni di Natale. Forse occorre qualcosa di più. Occorre che ci sia ascolto profondo, ricerca di valori da vivere oggi, e non solo ricordo di esperienze che non possono più tornare! Con ancor maggiore determinazione dice il papa: Se, nelle difficoltà, sapremo praticare questo dialogo intergenerazionale potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altriSenza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?”. Frequentare il passato per generare futuro. Credo che sia una provocazione bellissima per noi, che, molto spesso, siamo privi di memoria storica o interroghiamo la memoria dei padri solo con quel senso di curiosità che, di fatto, non genera nulla di buono. Solo un interrogare il passato che sia intenzione di vivere bene il presente ci potrà essere di aiuto profondo e costante. Noi vogliamo frequentare il passato non per essere fuori dal tempo e per rifugiarci in esperienze che ci sembrano più comode di quelle che possiamo vivere noi oggi, ma per trarre ispirazione per interpretare e vivere il presente.

Istruzione ed educazione come motori di pace

Il secondo cardine della riflessione con la quale il Papa ci chiede di sostenere una cultura di pace è dato dall’educazione per la pace. Il Papa ricorda che spesso governi e stati hanno tagliato i bilanci per l’istruzione a favore di altre voci. Eppure, osserva il Papa, è necessario educare i giovani e garantire il diritto allo studio in ogni parte della terra, perché migliorare l’istruzione significa far camminare sulla via della pace. Credo che sia proprio vero. Innalzare il grado di istruzione anche nelle nostre comunità e città è già promozione della pace. Su questo punto credo che ci sia attenzione in Italia, e credo che noi, non abbiamo grossi problemi da questo punto di vista. Credo che sia occasione di un ulteriore impegno per tutti noi perché possiamo sostenere il diritto allo studio. Forse potremmo riflettere su quale forma di aiuto possiamo offrire a coloro che vivono in stati dove non c’è diritto allo studio. Varie sono le forme di questi sostegni e non mancano già, in città, esempi in questa direzione. Credo che sostenere coloro che si aprono a questo sostegno sia già occasione per vivere meglio il richiamo del papa.

Il lavoro

Il terzo punto è dedicato al lavoro. Da questo punto di vista devo dire che, come ho potuto constatare nelle molte benedizioni alle ditte della città, l’anno che abbiamo appena chiuso è stato un anno di ripresa di livelli di lavoro buoni. Non ho trovato particolari segnalazioni e nemmeno normalmente lamentele di rilievo. Ci sono settori che hanno fatto più fatica a riprendere ma, nel complesso, mi pare che ci sia un clima di sostanziale contentezza. Certo, a livello locale. Occorre poi avere uno sguardo più ampio e vedere che, in diversi contesti, ci sono problemi di vario genere, a partire dalla piaga dei morti sul lavoro che attanaglia anche il nostro paese e che deve diventare occasione di un lavoro più capillare perché non ci siano più morti sul lavoro. Se si guarda poi ancora oltre, scopriamo ciò che il Papa dice con queste parole: “Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”. Problemi che non possiamo fingere di ignorare solo perché sono lontani da noi, dal nostro mondo, dalla nostra società. In una società e in un mondo sempre più interconnesso, questi problemi riguardano ciascuno di noi.

Pregare per la pace

Come dunque vedete, la preghiera per la pace non è una semplice preghiera che facciamo con la voce, che rimettiamo nelle mani di Dio con quella distrazione del cuore che, spesso, ci coinvolge quando presentiamo intenzioni di preghiera comunitarie a Dio. Pregare per la pace apre un compiuto grande, bello, profondo, unico. Pregare per la pace apre ad un orizzonte di lavoro che si deve vivere nelle nostre case e che non deve mai venire meno. Il mese di gennaio ci deve vedere più attenti a questa intenzione di preghiera e a questo lavoro ma, in realtà, specie per quanto attiene al dialogo intergenerazionale, dobbiamo impegnarci sempre, per avere quella saggezza di chi custodisce radici e genera frutti.

Al Signore, in questo primo giorno dell’anno, chiediamo la sua benedizione, perché sappia portare frutto per ciascuno di noi e per ogni nostra famiglia, certi che solo dove si lavora per la pace nasce e si custodisce la pace del mondo.

Maria, donna di pace vegli su di noi e sul nostro cammino di costruttori e promotori di pace.

2021-12-30T19:04:11+01:00