Settimana della 1 domenica dopo Pentecoste – Martedì
Vangelo
Lc 4, 25-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Vorrei che, come già ieri, continuassimo a pensare a cosa rende eterno ciò che l’uomo compie. Certo Elia è uno dei personaggi fondamentali della Scrittura, uno dei personaggi chiave della storia della salvezza. Ma la vedova di Serepta di Sidone, cosa ha mai di eterno? E un lebbroso della Siria, posto del quale ci dimentichiamo oggi con tutto ciò che in quel territorio succede, cosa ha mai di eterno per farsi ricordare? Di per sé nulla.
Eppure è stata la carità che ha spinto quella donna ad accogliere nella propria casa un profeta, a rendere la sua azione memorabile ed eterna. Quella donna è immortalata eternamente nella Scrittura perché, in un tempo di carestia, ha avuto il coraggio di condividere il niente che aveva con un viandante qualsiasi che, in realtà, era il profeta.
Così come Naaman il Siro. Non ha fatto niente di eclatante. Ha solo eseguito l’ordine del profeta Eliseo. Ha avuto fede: si è lavato nel Giordano sette volte e la lebbra è sparita. Non ha cercato un’azione esuberante del profeta. Non ha cercato qualcosa di appariscente. Si è accontentato di andare ad un fiume a lavarsi. Questo è bastato per guarire.
Due istanti di un tempo sconosciuto che vengono immortalati da Gesù per il loro sapore di eternità. Così come ora è la sua predicazione a generare eternità in chi la accoglie. In chi la rifiuta, come quegli interlocutori che non lo considerano profeta e vorrebbero ucciderlo, non c’è traccia di bene, non c’è traccia di fede, non c’è traccia di eternità. È per questo che non ci ricordiamo di loro. I loro nomi non sono stati trasmessi dalla storia. Le loro azioni non hanno generato alcun bene. Sono spariti. Mentre rimane il perenne ricordo, nella fede, di coloro che operano il bene.
Esodo
Es 2, 1-10
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!».
Così come rimane il ricordo non di coloro che uccisero chissà quanti bambini degli Ebrei al tempo dei faraoni, ma rimane il ricordo di una donna che nasconde suo figlio perché è un bel bambino. Rimane il ricordo della fede di una donna che affida il bambino alle acque di un fiume, sperando che si salvi, perché qualsiasi altra scelta sarebbe stata la morte certa. Rimane il ricordo di una donna che opera per la carità. Lei, egiziana e di corte, sa bene che quel bambino è un bambino degli Ebrei, potrebbe chiamare le guardie per ucciderlo, ma si lascia commuovere dalla vita salvata dall’acqua. Non pensa al giudizio, non pensa alla legge, non pensa alla politica. Agisce per carità. Probabilmente sa che quella ragazzina che si presenta sulla scena è una parente del bambino, sa che lo riporterà a sua madre e sta al gioco. Paga di persona perché quella donna lo nutra, perché la carità non è mai neutrale, ma fa scendere sempre in campo. Il suo gesto rimane in eterno. È immortalato nella Scrittura perché è un gesto di amore. Non è una credente nel Dio degli Ebrei. È una politeista, è una donna di un’altra fede. Ma, poiché ha un cuore, poiché il suo gesto salva una vita, il suo amore rimane in eterno. Non rimane il suo nome perché è la figlia del faraone e, dunque, può fare quello che vuole. Rimane in eterno il nome della carità che ha usato. Questo è ciò per cui è ricordata.
Per noi
Quanti sono gli uomini e le donne che operano in questo modo? Quanti sono gli uomini e le donne che operano il bene senza fare distinzioni? Io credo che non lo sapremo mai. Ci sono uomini e donne che aiutano gli altri senza dirlo, ma solo facendo. Ci sono uomini e donne che così acquistano spazi di eternità.
E noi? Facciamo anche noi così? Quanto è vero che, noi che abbiamo fede, noi che preghiamo, poi, negli atti concreti, non siamo capaci di acquistarci spazi di eternità. Quante volte noi che abbiamo fede non seguiamo la via della fede e ci limitiamo a parlare di eternità, lasciando perdere quelle occasioni che anche noi avremmo per vivere istanti di amore eterno.
Oggi ricordiamoci di Naaman, il Siro, della vedova di Serepta di Sidone, o della figlia del faraone che salvò Mosè. Anche noi, negli atti minimi di questa giornata, mettiamo cuore, mettiamo amore. Renderemo così eterni gli istanti di cui è fatto questo giorno!