Settimana della seconda domenica di Quaresima – Mercoledì
Genesi
17, 18-23. 26-27
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Abramo disse a Dio: «Se almeno Ismaele potesse vivere davanti a te!». E Dio disse: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui. Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici prìncipi egli genererà e di lui farò una grande nazione. Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l’anno venturo». Dio terminò così di parlare con lui e lasciò Abramo, levandosi in alto. Allora Abramo prese Ismaele, suo figlio, e tutti i nati nella sua casa e tutti quelli comprati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro prepuzio in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. In quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele, suo figlio. E tutti gli uomini della sua casa, quelli nati in casa e quelli comprati con denaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui.
La Genesi, oggi, ci presenta un vero capolavoro di narrazione, splendido nella sua attualità. Gli uomini, da sempre, cercano di “mettere a posto le cose” secondo quello che sembra più conveniente fare. Così anche Abramo, di fronte alla mancanza di figli e secondo le tradizioni e il diritto del suo tempo, pensa di mettere a posto le cose a modo suo. Così come cerchiamo di fare tutti, specie quando le cose vanno male. Mi sembra che in questo brano sia compresa la situazione di chi, di fronte ad una vita affettiva che non lascia grandi spazi di felicità, decide di mettere mano come può al tema, spesso accendendo nuove relazioni, sperando di trovare in esse quella felicità che il primo matrimonio o, comunque, la prima relazione, non ha dato. Spesso sbagliando. Ed è tenerissima la figura di Dio che prende sottobraccio Abramo, spiegandogli che non è quello il modo che garantirà pace e discendenza al suo clan. Sarà proprio Sara a donargli quell’erede agognato per anni e mai arrivato. Sarà da lei che nascerà quel bimbo che porterà avanti quella storia di amicizia, di benedizione che è iniziata con lui. Il Signore mostra ad Abramo che, dopo le difficoltà, dopo lo scontro con la realtà, dopo il rimedio che si è cercato, sarà ancora Dio a far nascere benedizione e vita dalla relazione che si credeva ormai infruttifera.
Proverbi
6, 6-11
Lettura del libro dei Proverbi
Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo né sorvegliante né padrone, eppure d’estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo. Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno? Un po’ dormi, un po’ sonnecchi, un po’ incroci le braccia per riposare, e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone.
“L’ozio è il padre dei vizi”, ci insegna la sapienza del proverbio antico e sempre nuovo. Ecco il perché di questo esempio che il libro dei Proverbi intende fare, per spronare chiunque a desistere dall’ozio che rende apparentemente piacevoli i giorni ma che, alla fine, non paga. Nell’ozio nascono tutti i desideri che sono contrari ai valori che devono sorreggere la vita dell’uomo e la sua scelta di fede. Credo che questo insegnamento, nella sua semplicità, sia evidentissimo anche per noi. Noi tutti percepiamo la forza di queste parole e ci disponiamo a viverne la verità. La Quaresima deve diventare per noi tutti il richiamo a quel lavoro spirituale che rende vero il nostro cammino. Scrutiamo la pigrizia che è in noi e impariamo a dirigerci verso quella promessa di felicità che può comprendere solo chi si impegna per la salvezza della propria anima.
Vangelo
Mt 5, 38-48
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Così mi pare che anche il Vangelo ci inviti ulteriormente a capire che, per quanto riguarda la capacità di amare, il cristiano deve avere proprio una marcia in più ed essere diverso dagli altri. Non perché migliore, ma perché capace, anche in un tema così delicato, di saper vivere gli insegnamenti della fede. Gesù dice chiaramente che non basta “fare quello che fanno tutti”, giustificazione alla quale spesso ci riferiamo per giustificare i nostri errori e, talvolta, i nostri vizi. Gesù ci dice chiaramente che noi dovremmo amare in modo diverso. Ovviamente non si riferisce più solo alla dinamica affettiva, ma a qualsiasi espressione di amore che il cristiano può vivere. Solo in una vita che diventa accoglienza dell’altro, stima del fratello, capacità di donare più di quello che è necessario, si può vivere autenticamente il Vangelo. Gesù è per un’ampia misura di amore. La capacità di amare non deve avere limiti. Così come è Dio! Altrimenti si assomiglia troppo ai pagani, ma se così fosse, “quale merito ne avrete?” È proprio su questo che dobbiamo riflettere, per non essere, appunto, come tutti, ma esemplari per capacità di amare e per le opere di amore che possono nascere dal nostro modo di vivere.
Esercizio per la revisione di vita quaresimale
- Cerco anche io di mettere a posto le cose come posso?
- Credo che le relazioni nate in Dio abbiano sempre una promessa da svelare?
- Cosa posso fare per uscire dall’ozio che è presente anche nella mia vita?
- Ho una capacità di amare diversa da quella dei “pagani”?
- Quale novità di vita accende in me la fede cristiana?
Impegno per suscitare la sapienza in noi
Credo che tutti siamo in grado di capire che il degrado morale della nostra società nasca proprio dalla mancanza di fede. Togliendo la prospettiva della vita eterna, togliendo il richiamo di Dio per il gusto di “emanciparsi” da quella che è stata ritenuta una “legge”, non abbiamo prodotto grandi risultati, anzi, abbiamo permesso a tutti i vizi che sono nell’uomo di uscire allo scoperto. Purtroppo molti di essi diventano occasione di vanto per molti. Il cristiano è chiamato a reagire a queste cose. Non tanto con la parola, ma con il proprio comportamento, abbiamo bisogno di cristiani che, forti dei loro valori, si sappiano impegnare per una testimonianza di vita coerente con questi valori della fede. È questo che la società si attende da chi frequenta la chiesa oggi. Saremo noi i protagonisti di questo rinnovamento?
È questo l’esercizio di sapienza che desideriamo vivere oggi.