Settimana della seconda domenica di Quaresima – Martedì
Genesi
13, 12-18
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Abram si stabilì nella terra di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. Ora gli uomini di Sòdoma erano malvagi e peccavano molto contro il Signore. Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Losi era separato da lui: «Alza gli occhi e, dal luogo dove tu stai, spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente e l’occidente. Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. Àlzati, percorri la terra in lungo e in largo, perché io la darò a te». Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.
“Ora quegli uomini erano malvagi”. Il riferimento è agli abitanti di Sodoma, con quel bellissimo e delicatissimo racconto che la Genesi ci offre, aiuto per interpretare e vivere anche le vicende dei nostri giorni. Cos’hanno di male questi abitanti di Sodoma? Il tema è proprio quello che ci viene offerto in questa settimana di Quaresima: a Sodoma vige un criterio di vita per cui nessuno è disposto a mettere ordine nei propri affetti. Lo vedremo anche nel proseguimento del racconto. È questo il vero punto della questione: manca una regola di vita che sia capace di proporre quell’educazione della libertà e dell’affettività che è necessaria ad ogni uomo. Certo, nel racconto c’è anche quel pregiudizio che la nostra società ha vinto e sul quale ha invitato a riflettere più volte. Ma al di là del tempo storico che viene riflesso nella scrittura, rimane cruciale quell’educazione della coscienza che, sola, diventa la via per vivere bene i propri affetti facendo in modo che essi siano un aiuto a dirigerci verso Dio. Perché questo è il fine della vita di tutti. Si allontana da questo progetto chi vive pienamente concentrato sulla ricerca del piacere, senza alcun riferimento a valori più grandi e veri della vita dell’uomo.
Proverbi
4, 20-27
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, fa’ attenzione alle mie parole, porgi l’orecchio ai miei detti; non perderli di vista, custodiscili dentro il tuo cuore, perché essi sono vita per chi li trova e guarigione per tutto il suo corpo. Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita. Tieni lontano da te la bocca bugiarda e allontana da te le labbra perverse. I tuoi occhi guardino sempre in avanti e le tue pupille mirino diritto davanti a te. Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano sicure. Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano dal male il tuo piede.
Posizione, poi, riaffermata dai Proverbi. Ciò che conta è la “custodia del cuore”. Il libro dei Proverbi vorrebbe che ciascuno potesse raggiungere quella “stabilità degli affetti” che nasce solamente dove è chiara la scala dei valori ai quali ci si riferisce e sui quali si punta per costruire la propria esistenza. Senza questa scala di valori, si rischia di non avere una pace del cuore duratura e, quindi, ci si condanna all’instabilità. È questo il procedimento per cui molte persone passano da una relazione all’altra senza mai trovare pace e senza mai avere qualche punto di riferimento solido per costruire una vita stabile. Il richiamo di sapienza che ci viene proposto è attualissimo. A noi che vediamo bene come stanno andando le cose nel mondo di oggi, la proposta della stabilità della vita e della custodia del cuore non può che suonare come un chiaro ammonimento a mettere mano alla nostra coscienza per vivere bene i valori del Vangelo.
Vangelo
Mt 5, 31-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Anche il Vangelo, ovviamente, è unito alle precedenti letture e ci permette di riflettere sul medesimo tema. Il “non commettere adulterio” proposto dal 6° comandamento è stato ampiamente dibattuto, per cercare di capire cosa chieda a noi il comandamento e come dobbiamo interpretare il comandamento stesso. Il contesto è quello della vita affettiva intesa nel senso più generale. Ogni scelta legata alla vita affettiva deve basarsi su valori di riferimento, altrimenti si rischia di non resistere alle difficoltà della vita che, comunque, ci sono. Gesù sa bene di riferirsi ad un popolo che dà per scontato che si possa rompere il matrimonio, facendone, caso mai, una occasione per discutere sui motivi di questa rottura. È per questo che la sua predicazione si dirige altrove. Gesù non entra nella casistica che, solitamente, era prodotta, per richiamare il progetto originario di Dio: una custodia degli affetti in grado di poter donare all’uomo quella stabilità della vita che tutti cercano, almeno a parole. Stabilità di cui tutti abbiamo bisogno. Senza una stabilità della vita, infatti, non si può crescere. Ecco perché il Signore richiama la fedeltà come ideale alto, bello, nobile, verso il quale incamminarsi. Ed è proprio da questo ideale che dovremmo essere attratti tutti noi, iniziando dal valorizzare tutti quegli esempi di fedeltà che abbiamo ricevuto e che, ancora, parlano alla nostra esistenza. È coltivando questo valore che possiamo pervenire a quell’educazione degli affetti che ci sta facendo da linea guida in questo frangente di Quaresima.
Esercizio per la revisione di vita quaresimale
- Che idea ho dei temi suscitati dalla riflessione della Genesi?
- Come custodisco il mio cuore?
- Quali sono i valori per la mia vita affettiva a cui faccio costante riferimento?
- Come vivo la fedeltà? Chi sono i miei esempi di fedeltà a cui posso riferirmi costantemente?
Impegno per suscitare la sapienza in noi
Credo che oggi sia chiesto a tutti noi di fermarci a riflettere sul 6° comandamento, su come lo viviamo, su come ci aiuta a dare un senso, un ordine al nostro modo di vivere la vita affettiva. Soprattutto credo che oggi ci sarà utile tornare a meditare su quegli esempi di fedeltà che abbiamo ricevuto come dono e che possono sostenerci nel difficile cammino di perseverare nelle scelte che abbiamo già operato per la nostra esistenza.
È questo l’esercizio di sapienza che desideriamo vivere oggi.