Domenica 02 maggio

V domenica di Pasqua

La preghiera di Cristo

Forse abbiamo in mente che, quando noi preghiamo, facciamo qualcosa di buono per Dio. Credo che a tutti, fin da quando eravamo ragazzi, sia stato insegnato che la preghiera è preziosa attività per Dio. Il che è del tutto vero ed indubbiamente è così! Eppure il Vangelo di oggi ci mostra una prospettiva diversa della preghiera, che noi siamo chiamati a fare nostra in questo giorno straordinario nel quale riceviamo la visita del nostro Vescovo. Il Vangelo, infatti, ci dice che è Cristo che prega per noi. La verità che più conta è questa: è Dio a pregare per l’uomo e non l’uomo a pregare Dio!

Atti

At 7, 2-8. 11-12a. 17. 20-22. 30-34. 36-42a. 44-48a. 51-5
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Stefano rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: [il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, e gli disse: “Esci dalla tua terra e dalla tua gente e vieni nella terra che io ti indicherò”. Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate. In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l’orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promise “di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui”. Poi Dio parlò così: “La sua discendenza vivrà da straniera in terra altrui, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma la nazione di cui saranno schiavi, io la giudicherò – disse Dio – e dopo ciò usciranno” e mi adoreranno in questo luogo. E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. Su tutto l’Egitto e su Canaan vennero carestia e grande tribolazione e i nostri padri non trovavano da mangiare. Giacobbe, avendo udito che in Egitto c’era del cibo, vi inviò i nostri padri.] Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto. In quel tempo nacque Mosè, ed era molto bello. Fu allevato per tre mesi nella casa paterna e, quando fu abbandonato, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come suo figlio. Così Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere. Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione e, mentre si avvicinava per vedere meglio, venne la voce del Signore: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Tutto tremante, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto i maltrattamenti fatti al mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli. Ora vieni, io ti mando in Egitto”. Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nella terra d’Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto per quarant’anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: “Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me”. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo, che gli parlava sul monte Sinai, e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, anzi lo respinsero e in cuor loro si volsero verso l’Egitto, dicendo ad Aronne: “Fa’ per noi degli dèi che camminino davanti a noi, perché a questo Mosè, che ci condusse fuori dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono un sacrificio all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo. [Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; ma fu Salomone che gli costruì una casa. L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo.] Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata». All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.

Corinzi

1Cor 2, 6-12
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato.

Vangelo

Gv 17, 1b-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi».

Vangelo

Molte volte, nel corso di tutti i vangeli, è registrata la preghiera di Cristo. Preghiera unica, profondissima, indicibile. Preghiera di unione al Padre, preghiera perché la potenza dello Spirito Santo possa brillare in tutte le opere che egli compie, preghiera per accompagnare molti momenti della vita degli uomini che Egli, il Figlio di Dio, è venuto a condividere. Tra tutte le preghiere, quella che ascoltiamo oggi, come pure anche domenica prossima, è una preghiera particolare. Gesù prega lo Spirito di Dio per tutti gli uomini chiedendo due cose precise: la custodia dei cuori e l’unità.

Custodiscili nel tuo nome è, dunque, la prima realtà che Cristo chiede nella preghiera. Cosa è questa custodia? Potremmo intenderla in molti modi ma credo che il principale sia quello che ci viene suggerito dalle due scritture che hanno introdotto questo Vangelo: custodia è, anzitutto una retta conoscenza del mistero di Dio.  Ecco il senso della prima lettura: Stefano che, nella sua lunga predicazione prima del martirio, permette a coloro che lo stanno ascoltando di ripercorrere tutta quanta la storia di Israele, la storia della salvezza. L’intento di Stefano sarebbe quello di far riflettere proprio coloro che lo stanno accusando a partire dalla storia della fede che è sempre storia della grazia di Dio che interviene nella vita degli uomini ma anche storia del rifiuto degli uomini che rimangono, per lo più, insensibili alla rivelazione di Dio nei fatti della loro vita. È per questo che gli uomini sono “testardi”, “incirconcisi nel cuore”, “duri di orecchie”. Espressioni che dicono come Dio cerca, da sempre, di parlare al cuore dell’uomo, ma l’uomo preferisce ascoltare altro, preferisce cercare altro, preferisce dedicarsi ad altro. È il mistero del rifiuto della fede che coinvolge ogni uomo, e, quindi, anche noi.

Perché siano una cosa sola. Cosa si può opporre a tutto questo? Cosa si può opporre a questo progetto sbagliato dell’uomo che cerca, da sempre, di sfuggire all’amore di Dio? La ricerca di unità. Dove gli uomini si uniscono, lì c’è già lo spirito di Dio. Dove ci sono uomini che cercano, in qualche modo, di fare la volontà del Signore, lì c’è già la ricerca sincera della pace. Dove ci sono uomini che si accordano, che cercano motivi per appianare i contrasti, lì è già all’opera quella potenza dello Spirito Santo che è carità, unione, concordia, ascolto, ricerca della pace, ricerca del bene dell’altro. Questa unione che gli uomini possono sperimentare in diverse circostanze della loro vita, questa unione che è possibile a tutti, è già, in qualche modo, rivelazione dell’amore di Dio e spinta a conoscere sempre più in profondità il mistero di Dio da cui proviene ogni unione, ogni amore, ogni bene.

La conoscenza dei misteri di Dio, l’approfondimento delle realtà della fede e l’unione sono le due realtà per cui Cristo prega, sono le due grazie spirituali che Cristo chiede per noi al Padre.

Corinzi

San Paolo ci permette di rilanciare ulteriormente la riflessione. Da grande conoscitore del mistero di Dio, ma anche da predicatore del Vangelo che, sempre, sollecita gli uomini a vivere in profonda unità, San Paolo richiama gli uomini alla verità di Dio. L’apostolo dice apertamente che Dio è inconoscibile, nessuno potrebbe approfondire il suo mistero, se Dio stesso non lo rivelasse, se Dio stesso non parlasse di sé all’uomo. “Nessuno conosce i segreti di Dio, se non lo Spirito che è in Lui”. La preghiera ultima del Signore è proprio questa: la preghiera al Padre perché tutti gli uomini ricevano lo spirito di Dio per conoscere meglio il suo mistero. Oltre ciò che Gesù ha rivelato, c’è l’azione dello Spirito. Possiamo anche dire: le parole, le azioni, i gesti del Signore Gesù ci fanno conoscere il volto di Dio, la sua misericordia, il suo desiderio di salvezza per l’uomo. È però solo la potenza dello Spirito Santo che inserisce nel profondo del cuore di tutti gli uomini questa verità; è solo nel profondo del cuore degli uomini aperti alla luce dello Spirito Santo che Dio può prendere dimora e continuare a guidare ciascuna singola anima alla conoscenza profonda del mistero di Dio.

Atti

Come già dicevamo, però, è possibile opporre resistenza a Dio. La predicazione di Stefano ce lo ha ricordato. Chi non si lascia commuovere il cuore dalla preghiera di Cristo, non otterrà mai nessuna conoscenza di Dio. Dove il cuore è chiuso ed ostinato, non ci può essere nessuna conoscenza della misericordia del Padre.

Per noi

Sono diverse le provocazioni per noi che rileggiamo questa Parola di Dio.

  • Avvertiamo l’importanza e la forza della preghiera di Cristo per noi?

Direi che la prima prospettiva di revisione che nasce da questo Vangelo sia proprio questa: capire che prima della mia preghiera, oltre quello che la mia preghiera può fare, c’è la preghiera di Cristo per me e c’è l’amore di Dio per la mia anima che rischiara il mio cammino. È questa la prospettiva che la liturgia vuole farci assumere in queste settimane prima che si celebri la Pentecoste. Prima della grande festa dello Spirito, la liturgia ci chiede di saperci fermare in meditazione sulla preghiera di Cristo, ben sapendo che è in essa che tutto prende forza e che è da essa che tutto acquista senso. Molte volte noi siamo convinti del contrario, ovvero che sia la nostra preghiera a dire la bellezza e la bontà della nostra fede. L’invito, invece, è quello a sentirci custoditi dalla preghiera di Cristo. Se la nostra preghiera occupa uno spazio della nostra giornata, se la nostra preghiera è una delle realtà che riempiono i nostri giorni, ben prima ed oltre questa realtà c’è la preghiera di Cristo che sempre, al di là del tempo, al di là delle attività della giornata, mi accompagna. Chiediamoci se crediamo e se avvertiamo questa verità, questo accompagnamento.

  • Valorizzo e vivo segno di unità?

La seconda cosa che vorrei che ci chiedessimo è proprio questa: ben sapendo che ogni unità viene da Dio, siamo capaci di valorizzare tutti i segni di unità che abbiamo? Nelle famiglie, nelle amicizie, nei luoghi di studio o di lavoro, siamo in grado di promuovere l’unità oppure ci comportiamo come divisori? Lavorare per l’unità significa voler bene alle persone che vivono con noi, o che con noi operano o che conosciamo. Lavorare per l’unità significa fare in modo che, ogni giorno, ci siano momenti di comprensione, segni per stemperare le tensioni, occasione per dirsi il bene e il bello che c’è. Ci sono molti modi per lavorare per l’unità così come ci sono molti modi per favorire la disunione. Noi cosa stiamo facendo? Come stiamo vivendo?

In questa logica trova pieno senso anche la valorizzazione di questa giornata. Unirci intorno al pastore, ascoltare la sua parola, vivere anche solo qualche momento del suo passaggio – a tutti voi che siete qui a questa Messa raccomanderei anche solo di ascoltare l’omelia del Vescovo – sono segni che dicono come vogliamo valorizzare l’unione ecclesiale e il sentirci partecipi di una preghiera più grande, non solo fatta dagli uomini che hanno la responsabilità della comunità ecclesiale, ma, addirittura, che ci trascende. È da questo segni, infatti, che noi possiamo trarre nuova forza per vivere la nostra unione in Dio, nella Chiesa, in Cristo. Non perdiamo l’occasione, quindi, di vivere questa visita pastorale, anche se solo per qualche passaggio che ascolteremo, per sentirci uniti a Cristo nella Chiesa attraverso il suo pastore.

Cristo che prega per noi ci custodisca e ci esaudisca.

2021-04-29T16:42:23+02:00