Lunedì 03 maggio

Settimana della 5 domenica di Pasqua – Lunedì

Questa quinta settimana del tempo di Pasqua incomincia con la festa degli Apostoli Filippo e Giacomo, poi proseguirà senza ulteriori feste o celebrazioni che interrompano il lezionario pasquale. Guidati dalle letture incominciamo a guardare al compimento di questo tempo santo.

Atti

At 1, 12-14
Lettura degli Atti degli Apostoli

Dopo che Gesù fu assunto in Cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui

Gli Atti degli Apostoli ci hanno ricordato i nomi di coloro che avevano seguito il Signore e che, dopo la sua Pasqua, continuarono a ritrovarsi nel cenacolo per iniziare quella missione che il Signore aveva riservato loro. Tra questi Giacomo, che era il figlio di Cleofa, il fratello di San Giuseppe e di Maria di Cleofa, e che, quindi, era “cugino” del Signore. Un uomo saggio, un uomo che, come sentiremo domani, avrà una parte fondamentale proprio nel Concilio di Gerusalemme, il primo Concilio che la Chiesa ricordi. Sarà anche il primo tra gli apostoli a versare il sangue per il Signore. Dunque un uomo molto forte, un uomo che ha saputo governare una Chiesa e che ha compreso molto bene cosa significasse servire il Signore fino all’effusione del sangue.

Filippo, il discepolo di Cana di Galilea, colui che aveva portato anche il suo amico Bartolomeo al Signore, un uomo che, provenendo dall’ambiente aperto della Galilea e portando un nome greco, avrà sempre un ruolo di mediatore con la comunità dei Greci.

Siamo in presenza di due uomini grandi nella fede che hanno saputo rendere grande la Chiesa con la loro opera e con il loro esempio.

Vangelo

Gv 14, 1-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

C’è un desiderio che accomuna questi due discepoli, un desiderio che ha accomunato tutti i discepoli e che corrisponde proprio a quello espresso da Filippo: il desiderio di vedere il volto di Dio! Filippo ha espresso molte volte questo suo sentimento, anche nel contesto dell’Ultima Cena, ed ha ricevuto la risposta del Signore Gesù: “Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre”. Filippo vivrà tutta la sua vita con l’ardente desiderio di vedere il volto di Dio ma, certo della risposta del Signore, continuerà fino alla fine della sua vita la missione di evangelizzatore, perché vorrà essere sempre attento a rendere gli altri partecipi di quella rivelazione vissuta per grazia.

Gesù aveva anche detto ai discepoli che “conoscono la via” per arrivare alla visione del volto del Padre. La via è quella del Signore Gesù stesso, la via di chi ama fino alla fine, la via di chi è disposto a donare tutta la sua esistenza per gli altri. Filippo, Giacomo, ma anche gli altri discepoli del Signore si ricorderanno di questo insegnamento e, in diversi anni, in diversi luoghi, daranno la vita per amore del Signore, tranne Giovanni, che morirà in tarda età e non di morte violenta, unico tra gli apostoli a meritare questa sorte.

Corinzi

1Cor 4, 9-15
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, ritengo che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo.

Dal primo all’ultimo posto! È questo il riassunto della lettera ai Corinti per quanto attiene al ministero apostolico. In qualche modo gli apostoli avevano pensato di avere un posto di onore, un posto di prestigio, un posto di particolare onore. Alcuni di loro avevano chiesto anche di avere un posto di particolare onore per la vita eterna. San Paolo, invece, ricorda che il “posto di onore” del discepolo è l’ultimo posto. Mentre tutti possono pensare ad una vita normale, ad una vita nella quale pensare ai propri affetti e radicarsi in un luogo dove costruire la propria vita, il discepolo no! Egli è girovago, va dove lo porta la missione; povero, non fa nessun lavoro, si dedica tutto alla predicazione e riceve quello che la gente vuole donargli; non ha una famiglia propria, ma vive di quegli affetti sinceri che la comunità vuole trasmettere. Il discepolo riceve poi molto in difficoltà della vita, viaggi infiniti, percosse, incomprensioni, difficoltà di relazione di ogni genere… Eppure il discepolo è contento di avere questo ultimo posto. Egli sa che, occupando questo ultimo posto, renderà la sua vita conforme a quella del Signore.

Per noi

Credo che anche per noi questa settimana potrà diventare l’occasione per riflettere sull’opera dello Spirito Santo in noi. Noi non siamo apostoli nel senso stretto del termine, ma, come tutti i credenti, anche noi siamo chiamati a cercare di vedere il volto di Dio e proprio questo dovrebbe essere il desiderio che portiamo nel cuore. Così come anche noi dovremmo essere orgogliosi di occupare quell’ultimo posto che è, anche oggi, il posto del servizio, il posto della condivisione con gli altri, il posto di chi vive qualche rinuncia per amore.

  • Siamo disposti a fare questo genere di vita?
  • Abbiamo nel cuore il desiderio di vedere il volto di Dio?

Chiediamo ai santi Apostoli di saperci ispirare quel principio di imitazione della loro vita che rende santa anche la nostra.

2021-04-29T16:48:56+02:00