Martedì 04 maggio

Settimana della 5 domenica di Pasqua – Martedì

Atti

At 15, 13-31
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Quando Bàrnaba e Paolo ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: “Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose, note da sempre”. Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe». Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

Partiamo, per la meditazione odierna, dalla pagina degli Atti, perché è fondamentale per la Chiesa di ogni tempo.

Come stiamo sentendo dal resoconto di Luca, la Chiesa antica si è trovata a riflettere sul modo con cui risolvere i problemi che, di volta in volta, si presentavano alla comunità. La soluzione dei maggiori di essi non è venuta da un singolo apostolo, ma dalla comunione degli apostoli. Oggi sentivamo proprio il resoconto del primo “Concilio” che la Chiesa possa ricordare: il Concilio di Gerusalemme che vede riuniti tutti gli apostoli per decidere come comportarsi con i pagani che si convertono al cristianesimo e che cominciano ad essere sempre più numerosi. Non era un problema da poco. La soluzione viene da Giacomo, che ispira un criterio di fede ma anche di buon senso: occorre che tutti si astengano dai comportamenti che danno scandalo. Per quell’epoca e per quella Chiesa il confronto era con il mondo dell’idolatria, per questo si prescrive di non mangiare carne immolata agli idoli. Problema che noi non abbiamo più. In secondo luogo, come abbiamo sentito, veniva prescritto di non avere “unioni illegittime”. Il tema era già molto sentito allora. Al cristiano è chiesto di avere uno stile di vita del tutto particolare che comporta una condotta di vita morale irreprensibile. È così che la Chiesa antica viveva e prescriveva di fare. Ciò che conta, comunque, al di là delle singole questioni e del modo con cui sono state risolte, è il principio di collegialità, di sinodalità che raduna tutti attorno a Pietro, il “princeps apostolorum”, cioè il “primo tra i pari”, colui che, apostolo come gli altri, ha il compito di guida e di responsabilità della Chiesa.

Vangelo

Gv 10, 31-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Il Signore Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Anche il Vangelo ci ispira a riflettere in questa direzione. Gesù ci ricordava che la Parola di Dio non può essere annullata. Mentre tutte le altre prescrizioni della fede nascono dalla riflessione degli uomini e possono subire modifiche e ratifiche nel corso del tempo, la Parola di Dio è eterna e nessuna autorità umana può modificarla, nemmeno quella dello stesso Pietro.

Il principio della collegialità, il principio della sinodalità, come abbiamo visto dalla pagina degli Atti degli Apostoli, è biblico, viene dalla Parola di Dio e, quindi, come tale, non può in nessun modo essere modificato. Rimane in eterno, come principio cardine al quale ispirarsi e al quale guardare per risolvere i problemi che la Chiesa incontra anche nel nostro tempo, giacché è un principio che vale per ogni tempo, voluto da Dio.

Per noi

Credo che la lezione che viene dai testi biblici odierni sia davvero molto propositiva per noi. Anche noi, nella nostra Chiesa, dal Papa ai Cardinali, ai Vescovi, a noi, siamo invitati a riflettere sulle varie questioni che emergono in base al medesimo principio. Papa Francesco non smette di richiamarcelo e di dare esempio di come agire. Tutti i suoi interventi nascono da una base molto forte di sinodalità. Così è anche a livelli più bassi, fino a giungere a noi. Anche noi, nella nostra Chiesa, cerchiamo di vivere qualcosa del genere. Il Consiglio pastorale, il Consiglio per gli affari economici sono due espressioni di quello che possiamo vivere come momento di sinodalità. Questo principio deve essere fonte di costante ispirazione anche per noi, dal momento che, come abbiamo sentito, non è possibile sceglierlo o tralasciarlo: ciò che viene dalla Parola di Dio è eterno e vincolante per ogni fedele.

Mi pare che non tutti i fedeli laici abbiano ben a cuore la vicenda e, soprattutto, vedo molti che spingono per modificare ciò che viene dalla Parola di Dio, specie in campo morale. Come il Concilio di Gerusalemme ci ha ricordato, non è possibile! Tutto ciò che è stato prescritto dalla Parola di Dio e dalla autorità degli apostoli deve essere fonte di ispirazione, modello, guida anche per la nostra esperienza di Chiesa.

Chiediamo a Dio Padre di saper sempre riflettere su queste verità teologiche e disponiamoci a vivere bene nella nostra Chiesa quello che la Parola di Dio e la riflessione sinodale dei successori degli apostoli ispirano e propongono come guida per la vita di fede di tutti.

2021-04-29T16:52:25+02:00