Giovedì 02 settembre

Settimana della domenica che precede il martirio – Giovedì

Vangelo

Mt 11, 7b. 11-15
Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

All’indomani della festa del martirio di San Giovanni, leggiamo ancora una Parola di Dio che ci parla di violenza. “Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenze e i violenti se ne impadroniscono”. Il riferimento è, anzitutto, a Giovanni il Battista. La gente che ascolta Gesù sa che cosa è capitato da poco. Sa benissimo quale violenza abbia messo fine alla vita di San Giovanni. Sa benissimo che quella violenza non solo non porterà alcun bene ma continuerà a portare ulteriore violenza. Gesù sta pensando a sé stesso, alla sua morte violenta, a tutti coloro che si impadroniranno del suo corpo e lo porteranno a morire sulla Croce. Il discepolo non può ancora comprendere, ma quando vedrà la passione, morte e risurrezione del Signore, comprenderà bene quale violenza continui ad insidiare il regno di Dio. Gesù, infine, fa anche riferimento alla violenza che avverrà. In un certo senso possiamo dire che, fino alla fine dei tempi, il regno di Dio continuerà a soffrire violenza e ci saranno uomini violenti che continueranno a mettere le mani sugli uomini e sulle donne di Dio, portandoli a morire ma non uccidendo mai il regno di Dio. C’è sempre qualcuno che farà rifiorire nel cuore il pensiero di Dio e le opere della fede. È così che l’opera di Giovanni il Battista non è finita, è per questo che, dopo la sua morte, continuerà la storia di Dio con il popolo dei credenti, è per questo che, ad ogni martirio, corrisponderà un’epoca di fervore religioso più intenso.

Maccabei

2Mac 10, 1-8
Lettura del secondo libro dei Maccabei

In quei giorni. Il Maccabeo e i suoi uomini, guidati dal Signore, rioccuparono il tempio e la città e distrussero gli altari innalzati dagli stranieri sulle piazze e i recinti sacri. Purificarono il tempio e vi costruirono un altro altare; poi, facendo scintille con le pietre, ne trassero il fuoco e offrirono sacrifici, dopo un’interruzione di due anni e prepararono l’altare degli incensi, le lampade e l’offerta dei pani. Fatto ciò, prostrati a terra, supplicarono il Signore di non farli più incorrere in quei mali ma, qualora peccassero di nuovo, di venire da lui corretti con clemenza, e non abbandonati in mano a un popolo di barbari e bestemmiatori. La purificazione del tempio avvenne nello stesso giorno in cui gli stranieri l’avevano profanato, il venticinque dello stesso mese, cioè di Chislèu. Con gioia passarono otto giorni come nella festa delle Capanne, ricordando come poco tempo prima avevano passato la festa delle Capanne dispersi sui monti e nelle caverne come animali selvatici. Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che li aveva felicemente condotti alla purificazione del suo proprio tempio. Poi con pubblico editto, confermato da una deliberazione comune, decretarono che tutta la nazione dei Giudei celebrasse ogni anno questi giorni.

La prima lettura ci mostra la scena di questo rinnovato fervore religioso che si ha con l’opera dei Maccabei. Dopo il tentativo degli stranieri di mettere le mani sul tempio di Dio, ecco che i Maccabei distruggono tutte le costruzioni fatte dagli stranieri che hanno profanato il tempio, spengono le lampade da loro accese e si procurano di nuovo il fuoco sfregando pietre, per avere una fiamma “pura”, incontaminata. Sono fratelli che permetteranno di ritrovare un fervore religioso nuovo. Non si fermerà la violenza per questo loro atto, anzi, riesploderà più forte di prima. Tuttavia il loro esempio e le loro parole non andranno perduti. Ciò che hanno fatto diventa, addirittura, parola scritta, quella parola che noi stiamo rileggendo e che tiene viva la memoria del loro sacrificio e del loro dono della vita per la fede, per Dio, per il tempio.

Per noi

Anche oggi ci sono tante forme di violenza che cercano di mettere le mani sulle cose di Dio e sugli uomini di Dio, violenza che, in alcune parti della terra, è ancora fisica. Manca, in molti posti, quella libertà religiosa che, invece, l’occidente garantisce. Tuttavia non è questa l’unica forma di violenza che il regno di Dio deve affrontare. C’è la violenza delle idee, c’è la violenza dell’essere messi all’angolo, quella violenza che costringe il pensiero cristiano a non contare più. C’è la violenza facinorosa di molti che agitano le piazze sui temi più caldi della nostra società, e appare palesemente che, molto spesso, il pensiero cristiano viene fatto tacere perché provoca ancora le coscienze. Insomma, sono molte le violenze che il pensiero cristiano deve subire ed affrontare.

  • Sono conscio di queste violenze?
  • Come reagisco ad esse?

L’unico modo di reagire del cristiano è quello della non violenza, l’unico modo di opporsi dei cristiani a chi, con la forza, tenta di impadronirsi del regno di Dio è quello di chi si oppone con la forza della preghiera, con il mettersi davanti a Dio in atteggiamento di supplica, di intercessione, sopportando anche la violenza che viene perpetrata e non disponendosi mai a rispondere con nessuna forma di violenza a chi viene portando violenza. La Scrittura, non solo con l’esempio dei Maccabei, ma soprattutto con la Parola del Signore, ci ricorda e ci insegna questa verità. Chiediamo al Signore, con forza, di aderire a questa rivelazione per essere noi per primi, quei credenti che sanno vivere lo spirito della non violenza come forma di reazione alla violenza del mondo.

2021-08-20T12:31:34+02:00