Ferie del tempo di Natale
Per introdurci
Oggi è un altro inizio di lettera importante a segnare il cammino della Chiesa di Milano. Leggiamo, infatti, il testo della lettera ai Tessalonicesi, la prima comunità che San Paolo istruisce e sostiene.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Dn 7, 9-14
Lettura del profeta Daniele
In quei giorni. Daniele disse: «Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto».
SALMO Sal 97 (98)
Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne. R
Esultino davanti al Signore
che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. R
EPISTOLA 2Ts 1, 1-12
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. È proprio della giustizia di Dio ricambiare con afflizioni coloro che vi affliggono e a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, insieme agli angeli della sua potenza, con fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Essi saranno castigati con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza. In quel giorno, egli verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da tutti quelli che avranno creduto, perché è stata accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi. Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
VANGELO Lc 3, 23-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
Il Signore Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
Tessalonicesi
“dobbiamo sempre rendere grazie perché la vostra fede fa molti progressi…”. Uno degli scopi per i quali San Paolo ha sempre tenuto molto a rivisitare le comunità che aveva fondato o attraverso le quali era passato, era proprio il voler testare i progressi spirituali che le comunità andavano facendo. Paolo è edificato non solo per il fatto che a Tessalonica sia pervenuta la fede, ma anche per il fatto che questa fede viene sempre approfondita e per il fatto che ci sono non pochi progressi spirituali che mantengono la comunità viva, desta, saldamente fondata in Cristo.
“L’amore di ciascuno verso gli altri va crescendo”. Da che cosa si capisce il progresso di una comunità cristiana? Come si verifica il progresso spirituale di una comunità? Dall’amore che è possibile vedere in essa. Paolo attesta che a Tessalonica cresce l’amore vicendevole, gli uni per gli altri. È da questo segno, è da come ci si edifica reciprocamente tra fratelli di fede che l’Apostolo intuisce quale grande amore stia crescendo nella comunità. È per questo che ringrazia Dio e sostiene il cammino di coloro che stanno effettivamente compiendo questo passo.
“È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siete fatti degni del giudizio di Dio, per il quale, appunto, soffrite”. A Tessalonica le cose vanno bene, ma questo non esclude la sofferenza che la comunità sta affrontando. Paolo lo sa bene. I cristiani sono derisi, messi ai margini, perfino perseguitati. Paolo comprende che questa sofferenza è un segno. Un segno della vicinanza spirituale di Dio, che sostiene la sua presenza nel mondo con gli stessi “segni” che sempre hanno accompagnato la vicenda di fede degli uomini e delle donne che si sono fidati di Lui. La sofferenza del tempo presente è il “segno” per eccellenza che una comunità sta camminando alla luce dello spirito di Dio. L’esortazione dell’apostolo è, quindi, un richiamo a sostenere le sofferenze del tempo presente, senza spaventarsi. Esse, appunto, vanno accolte come un segno della particolare vicinanza di Dio che instaura il suo regno anche attraverso queste sofferenze del tempo.
“… è proprio di Dio, a voi che siete afflitti, dare sollievo”. Quale sollievo offre Dio al suo popolo? Non certo quello del vedere le cose negative terminare. Queste “cose” hanno un loro tempo, una loro stagione, e devono durare per il tempo che è stabilito. Piuttosto Dio solleva le sofferenze del suo popolo mediante la carità che gli uni testimoniano verso gli altri. Quando tutto va male, quando la fede non è libera ma anzi perseguitata, quando le cose non vanno bene, l’unico vero sostegno che si trova è l’amore che cerca di trionfare anche in mezzo a mille difficoltà. Questo è il segno della presenza di Dio, questo è il segno del suo fare nuove tutte le cose. Dio consola non intervenendo magicamente per risolvere le situazioni negative in cui l’uomo si trova, ma permettendo agli uomini che sperimentano ogni genere di difficoltà del tempo presente, di resistere.
“Per questo preghiamo continuamente per voi, perché Dio vi renda degni della sua chiamata”. Infine l’Apostolo dice il motivo della sua preghiera: chiedere a Dio il dono della perseveranza, perché questa virtù edifichi sia coloro che sono partecipi della vita comunitaria e ora vivono la sofferenza, sia la Chiesa intera. Una bellissima lezione di come si vive anche il tempo della difficoltà e della persecuzione.
L’insegnamento di questa feria
Anche per noi è così. Noi non viviamo le sofferenze dei Tessalonicesi, o, in generale, abbiamo poco a che vedere con le sofferenze della Chiesa antica. Certo anche la nostra Chiesa vive una serie di difficoltà di non poco conto, di non poco valore. La Parola di Dio dice a noi la medesima cosa. Queste sofferenze sono un segno della nostra appartenenza a Cristo e della bontà del nostro cammino. Infatti, quando un cammino viene “perseguitato”, ovvero ostacolato in vario modo, lì c’è già la certezza che questo cammino sta andando per il verso giusto. Un invito per noi tutti a resistere e a fare della nostra perseveranza un dono alla Chiesa.
Per noi
Chiediamo anche noi questa grazia per la nostra comunità, perché è di questo che tutti abbiamo bisogno nel tempo presente, se vogliamo edificare quella Chiesa di Dio che si edifica anche nelle sofferenze e nelle difficoltà.