Sabato 04 luglio

Settimana della quarta domenica dopo Pentecoste – Sabato

Il tema di questo sabato ci immette direttamente nel giorno del Signore e potremmo sintetizzarlo così: l’incontro con Cristo, il Buon Pastore.

Levitico

Lv 23, 26-32
Lettura del libro del Levitico

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell’espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. In quel giorno non farete alcun lavoro, poiché è il giorno dell’espiazione, per compiere il rito espiatorio per voi davanti al Signore, vostro Dio. Ogni persona che non si umilierà in quel giorno sarà eliminata dalla sua parentela. Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro io la farò perire in mezzo alla sua parentela. Non farete alcun lavoro. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete umiliarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera seguente, farete il vostro riposo del sabato».

Partiamo dalla legislazione del libro del Levitico. Il Sabato, nella cultura ebraica, è il giorno sacro per eccellenza e deve essere un giorno di comunione con Dio. La sospensione di qualsiasi lavoro non è, infatti, in vista di un riposo fisico, piuttosto è un ritemprarsi delle membra e della mente nella contemplazione del riposo di Dio. Il Sabato, nella sua struttura originaria, doveva servire proprio a questo: garantire uno spazio di santificazione personale per pervenire ad una santificazione comunitaria. Ovviamente le prescrizioni e le norme erano prescrizione e norme di uomini per dire, nel tempo con il linguaggio degli uomini, una esigenza della fede.

Ebrei

Eb 9, 6b-10
Lettera agli Ebrei

Fratelli, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.

Così come dice il prezioso testo della lettera agli Ebrei. Le prescrizioni della legge sono tutte prescrizioni degli uomini e possono cambiare nel tempo proprio perché devono tradurre per un periodo storico preciso l’intento originario della fede. Esse sono mutabili e mai esaustive: solo quando l’uomo sarà presente nel mistero di Dio si potrà comprendere a cosa servivano tutte le norme, tutte le prescrizioni della legge. Prima è impossibile! Ogni tentativo che l’uomo può fare è solo un pallido avvicinarsi allo splendore di Dio, che sarà raggiungibile solo nell’eternità.

Vangelo

Gv 10, 14-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Tutta la vita di fede si qualifica, quindi, come un seguire Cristo il buon pastore.

Cristo appare nel tempo, vive nel suo tempo, parla gli uomini del suo tempo utilizza il linguaggio del suo tempo per dire agli uomini le verità di sempre. È per questo che la vita dell’uomo, che è un pellegrinaggio nel tempo, non dovrà fare altro che riprendere le verità, che rimangono sempre le medesime, per annunciarle con il linguaggio del tempo. Lavoro prezioso per chi vuole seguire Cristo, il pastore di tutti.

Per noi

Il tema di queste scritture è alla portata di tutti, eppure facciamo molta fatica a comprenderlo. Dovrebbe essere chiaro anche a noi che le verità della fede sono sempre le stesse e non possono essere mutate, eppure il linguaggio deve essere quello che parla al cuore dell’uomo di un certo tempo. Per linguaggio, ovviamente, non si intende solo quello verbale, il modo di parlare. Il linguaggio comprende il rito, il modo di celebrare, le immagini con cui esprimiamo la fede e la trasmettiamo agli altri. Questo ci impegna su più fronti, perché occorre sempre chiedere quella illuminazione che ci permette di non sederci mai, di non sentirci mai arrivati.

Vedo il pericolo di molti, di rifugiarsi in un passato, talvolta anche remoto, specie dal punto di vista liturgico. Non sarebbe propriamente questo il compito del fedele e nemmeno il senso della liturgia, che deve essere sempre l’espressione di come l’uomo, nel tempo, celebra il mistero di Dio che rimane sempre lo stesso.

Altri, al contrario, si spingono in sperimentazioni che, francamente, oltre che ad essere discutibili, non sembrano nemmeno molto intelligenti. Occorre chiedere, in questo tempo così complesso anche da interpretare, la grazia dello Spirito, perché ci sia concesso di vivere questo tempo nella certezza che ciò di cui tutti necessitiamo è un “ristoro dello Spirito”. Auguriamoci e operiamo sempre perché la celebrazione dei riti sappia offrire questo al cuore dell’uomo che sempre cerca il modo di incontrare e di dialogare con Dio.

  • Cosa cerco dalla liturgia?
  • Come mi predispongo a celebrare la liturgia domenicale che vorrà essere, anche per me, domani, un ristoro nello spirito?
2020-07-01T00:24:02+02:00