Martedì 05 aprile

Settimana della 5 domenica di quaresima – martedì 

La paura dei non sapere dove andare

Noi non proviamo questa paura. Almeno non credo che la proviamo direttamente. Eppure è una paura molto diffusa nel mondo. Molti fratelli e sorelle in umanità vivono con questa paura tutta la loro vita. O quasi.

La Parola di Dio per questo giorno

GENESI 45, 2-20
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Giuseppe proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?». Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto. Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: “Così dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza tardare. Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. Là io provvederò al tuo sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell’indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi”. Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla! Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre». Allora egli si gettò al collo di suo fratello Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. Poi baciò tutti i fratelli e pianse. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui. Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: «Sono venuti i fratelli di Giuseppe!» e questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri. Allora il faraone disse a Giuseppe: «Di’ ai tuoi fratelli: “Fate così: caricate le cavalcature, partite e andate nella terra di Canaan. Prendete vostro padre e le vostre famiglie e venite da me: io vi darò il meglio del territorio d’Egitto e mangerete i migliori prodotti della terra”. Quanto a te, da’ loro questo comando: “Fate così: prendete con voi dalla terra d’Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, caricate vostro padre e venite. Non abbiate rincrescimento per i vostri beni, perché il meglio di tutta la terra d’Egitto sarà vostro”».

SALMO Sal 118 (119), 129-136

Risplenda in noi, Signore, la luce delle tue parole.

Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici. R

Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Volgiti a me e abbi pietà,
con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome. R

Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa
e non permettere che mi domini alcun male.
Riscattami dall’oppressione dell’uomo
e osserverò i tuoi precetti. R

Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Torrenti di lacrime scorrono dai miei occhi,
perché non si osserva la tua legge. R

PROVERBI 28, 2-6
Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, quando un paese è in subbuglio sono molti i suoi capi, ma con un uomo intelligente e saggio l’ordine si mantiene. Un povero che opprime i miseri è come pioggia torrenziale che non porta pane. Quelli che trasgrediscono la legge lodano il malvagio, quelli che la osservano gli si mettono contro. I malvagi non comprendono la giustizia, ma quelli che cercano il Signore comprendono tutto. Meglio un povero dalla condotta integra che uno dai costumi perversi, anche se ricco.

VANGELO Gv 6, 63b-71
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

Genesi

Con grande finezza la Genesi mette in scena il dramma di milioni e milioni di uomini nella storia: il dramma di chi deve lasciare la propria casa, la propria patria perché in essa non ha cibo. Nel mondo antico queste migrazioni erano dovute alle carestie. Come quella che sconvolge la terra santa e che spinge i fratelli di Giuseppe ad andare in Egitto, perché non sanno cosa fare, non sanno dove andare, non sanno dove trovare rifugio e riparo, sicurezza e per loro e per le loro famiglie. Un dramma, anche se la storia sembra procedere come un racconto. Nel dramma il vero dramma: in Egitto, ad accoglierli, c’è Giuseppe. Giuseppe che, dapprima non si fa riconoscere, poi svela la sua identità, quando le cose possono essere più tranquille e quando il riconoscimento non può essere più rimandato. I fratelli sono sorpresi, tremano di paura, quello potrebbe essere anche il momento in cui Giuseppe presenterà il conto di tutte le sofferenze subite. Giuseppe, invece, comprende che la sua discesa in Egitto era preparatoria proprio per quell’accoglienza. Dio lo aveva mandato in Egitto perché egli potesse essere punto di riferimento e di rifugio per tutta la sua famiglia, finalmente ritrovata. La storia di Giuseppe insegna che anche attraverso i fatti duri della vita, anche attraverso le sofferenze, si può arrivare ad essere punto di riferimento per sé, per la propria famiglia, per il proprio popolo. I fratelli che non sapevano dove andare, i fratelli che non sapevano cosa fare, ora sanno dove andare e cosa fare. Occorrerà solo riconciliarsi con Giuseppe, prima di andare a prendere le proprie famiglie per tornare in Egitto e sopravvivere così alla carestia.

Vangelo

A ben vedere questa è anche la paura sottesa al racconto evangelico. Gesù dichiara apertamente la sua identità. Parla senza nascondersi delle sue sofferenze future. Alcuni discepoli sono affranti, ma decidono di rimanere con Gesù. Altri sono così distrutti da quello che Gesù dice che non possono fare altro che andarsene e lasciare Gesù. Un abbandono difficile, per molti che lo avevano ascoltato con gioia e iniziato la sequela volentieri. Un abbandono difficile per tutti, perché non si sa più cosa fare, dove andare, come impostare la vita. Anche tra i discepoli che se ne vanno molti hanno la paura di non sapere dove andare. Il Vangelo non ci dice più niente di loro. Ci dice però che solo chi rimase con Gesù, pur nelle fatiche e difficoltà che noi vedremo soprattutto nella prossima settimana, ha avuto la possibilità di costruire la propria identità e di rilanciare la propria fede.

Noi e la paura di non sapere dove andare

Come ho detto questa paura potrebbe non essere mai provata da noi. Noi abbiamo una realtà stabile, non abbiamo particolari problemi o almeno non quelli che, normalmente, spingono a migrare senza un progetto, senza un lavoro, senza una meta. Possiamo però vivere la paura in senso figurato. Qualche volta tutti abbiamo provato a non sapere bene cosa fare, a non sapere bene dove dirigere i nostri passi, a non sapere bene come comportarci. Anche queste piccole realtà certamente non gravi e non pesanti della vita, ci possono far dire che è difficile, difficilissimo, sapere sempre tutto, sapere anche dove andare in ogni situazione.

Per uscire dalla paura

Cosa possiamo fare quando questa paura ci assale? Cosa possiamo dire quando siamo nell’incertezza sul da farsi? Io credo che anche a noi è chiesto di vivere l’atteggiamento propostoci dal Vangelo, ovvero ci è chiesto di guardare al Crocifisso, di guardare a Cristo per interrogarci sul senso della nostra vita riletto alla luce della fede. Giuseppe non ha capito il vero significato delle cose che stava vivendo mentre esse accadevano. Lo ha capito solo molto dopo, quando ha rivisto le cose della sua vita quasi con un certo distacco, dopo che erano accadute, quando è iniziata quella rilettura sapienziale dell’esistenza riletta alla luce del mistero di Dio. Così è anche per noi. Io credo che non sempre capiamo la portata delle nostre scelte. Non sempre siamo in grado di definirne la bontà. Saremo capaci di dire quale era la bontà o meno di una scelta solo quando rileggeremo la nostra vita alla luce del mistero di Dio, vale a dire alla luce della vocazione che abbiamo tutti ricevuto e che condividiamo, la grazia della fede. Solo quando Giuseppe fa questo, capisce anche il senso di tutto il dolore che ha dovuto sopportare. Così, però, sarà anche per noi tutti.

Esercizio quaresimale

  • Ho mai tentato di rileggere la mia vita dal punto di vista sapienziale?
  • Cosa mi ha suggerito Dio con questa rilettura dell’esistenza?
  • Cosa posso fare per vivere bene la rilettura sapienziale dei miei giorni?
  • Comprendo che solo un itinerario di fede autentico diventa occasione per migliorare anche la mia fede?

Proposito quaresimale

Mi impegno a rileggere la mia esistenza alla luce della mia fede.

2022-04-14T08:02:35+02:00