Domenica 07 febbraio

Penultima domenica dopo l’Epifania

Nella logica delle epifanie, cioè delle manifestazioni e nella logica della sapienza. Possiamo vivere così questa domenica penultima dopo l’epifania, domenica delle giornate eucaristiche, domenica della festa di San Giulio.

Osea

Os 6, 1-6
Lettura del profeta Osea

Così dice il Signore Dio: «Voi dite: “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra”. Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti».

Galati

Gal 2, 19 – 3, 7
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano. O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso! Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano! Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede? Come Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, riconoscete dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.

Vangelo

Lc 7, 36-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Uno dei farisei invitò il Signore Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Vangelo

La sapienza del Vangelo, anzitutto.

La sapienza di Simone il fariseo. Simone, come abbiamo sentito, è un fariseo. Gesù ha appena terminato una diatriba con i farisei. Ha detto loro che sono come i bambini sulle piazze: capricciosi. Non hanno accettato Giovanni il Battista, che parlava di conversione, ascesi, rinunce e non accettano lui, il Figlio di Dio, che parla di perdono e di misericordia con il tratto gioviale di chi condivide la vita dell’uomo. Simone ha una sua sapienza. Non si sdegna come gli altri, non alza la voce, non insulta, non si chiude a riccio. Accetta la sfida. Poiché è stato attaccato lui e il suo partito, a torto egli crede, invita Gesù a casa sua per vedere se egli è veramente quello che dice di essere. È la sapienza di chi vuole toccare con mano ma stando al gioco, è la sapienza di chi non innalza muri di divisione ma getta luce sul mistero di Dio accettando le sfide della vita. È la sapienza di un uomo che pensa di essere a posto ma che non disdegna di accogliere le critiche.

La sapienza di una donna. Abbiamo poi la sapienza di una donna, una “peccatrice”, cioè di una prostituta. Ella pensa di essere lontano da Dio ma vuole, in qualche modo, approfittare di quel maestro che parla di misericordia e di perdono per tutti. Ecco che questa donna offre quello che ha: le sue lacrime, anzitutto, perché sa che la sua condotta non è accettabile. Poi i suoi capelli: altro non ha per asciugare i piedi di Gesù e quindi offre quello che lei solitamente onora per toccare i piedi del Signore. Offre anche i suoi baci: ciò che è per lei normalmente pagato e non offerto, diventa offerta per i piedi del Signore e per la sua persona. Infine offre dell’olio profumato, quello che normalmente usa per il suo corpo, donato per il corpo di un altro. È la sapienza di una donna che tutti criticano ed evitano, è la sapienza di una povera che accoglie e che ama. Ama quel maestro che ha uno spazio, nei suoi discorsi, nella sua preghiera, nella sua predicazione, anche per una come lei.

Infine la sapienza di Gesù: la sapienza di chi provoca per convertire, la sapienza di chi accetta poiché conosce, la sapienza di chi mette insieme due mondi impossibili: il mondo della purezza – quello dei farisei – con il mondo dell’impurità per eccellenza – quello di una donna dai facili costumi. Il mondo della preghiera formale – quello dei farisei con le loro norme, le loro regole, i loro riti – e quello della preghiera del cuore, il cuore di una donna che si sente lontana da Dio e che per questo “elemosina” il suo amore, senza pretendere niente. È la sapienza del perdono, è la sapienza della clemenza, è la sapienza della misericordia. Sapienza che si rivolge all’uno e all’altro. Clemenza per il fariseo che si sente già a posto, che si sente in grado di dubitare perfino di Gesù, che egli mette alla prova – egli all’inizio non ritiene che sappia cosa c’è nel cuore di quella donna che lo tocca continuamente – ma anche clemenza per la donna alla quale viene detto: “va e non peccare più”. All’uno viene perdonato il peccato della mente e del cuore, all’altra quello del corpo. È la sapienza di Dio che riserva la sua clemenza per ciascuno, senza distinzioni e senza differenze.

Osea

Così si comprende molto bene la sapienza di Dio che il profeta Osea aveva intuito e che Gesù rivelerà. Dio non vuole i sacrifici, vuole l’amore. Dio non sa cosa farsene dei sacrifici dei farisei – per tornare al Vangelo – se poi questi non sono sostenuti dall’amore. Dio accetta l’amore di una donna peccatrice, perché sa che proviene dal profondo del suo cuore, lei che non fa nessun sacrificio e che non offre nessuna patica di fede. Il profeta aveva anche intuito la difficoltà di amare che l’uomo sempre avverte: l’amore dell’uomo è come la rugiada del mattino, che presto svanisce! Differente dall’amore di Dio che rimane per sempre: è l’amore che rivelerà Gesù crocifisso.

Galati

Ecco il senso della diatriba con i Galati, che San Paolo apre nella lettera che abbiamo letto. I Galati avevano accettato la predicazione dell’Apostolo che parlava del perdono gratuito dato a tutti in Cristo Gesù, ma, presto, avevano abbandonato questa concezione per tornare a dire che l’uomo si deve meritare il perdono di Dio con i suoi atti. Sono dunque le opere buone che salvano e non Gesù Cristo! È delle opere buone che l’uomo si deve vantare, è in esse che deve confidare! Così pensano i Galati, che si reputano sapienti. Paolo li rimprovera, chiamandoli, apertamente “stolti!”. Essi hanno abbandonato la sapienza di Dio per passare a quella delle opere: non otterranno niente! Saranno sempre dei poveri uomini, in balia dei loro sentimenti, delle loro emozioni e dei loro ragionamenti. Non fondano la loro fede in Cristo, che perdona ad ogni uomo. Saranno esclusi dalla sapienza di Dio, se non si convertiranno. Parole molto forti che esprimono la sapienza del pastore che rimprovera perché il gregge si converta.

Per noi:

Parole segni, manifestazioni di sapienza che ora sono affidati a noi.

L’amore come la rugiada… Credo che tutti ci siamo rivisti in questa immagine, perché anche noi che di fatto amiamo il Signore, anche noi che siamo qui a celebrare il suo mistero, più volte abbiamo sperimentato come la nostra volontà sia fragile, il nostro amore sia passeggero. Molte volte abbiamo promesso molte cose al Signore che, poi, non abbiamo mantenuto. La nostra preghiera è sempre un po’ debole, fragile. Come i nostri propositi.  Siamo qui per lasciarci avvolgere dalla misericordia, dalla clemenza di Dio, che perdona ogni cosa e che avvolge anche noi. Ma anche noi dobbiamo trovare segni di amore per Dio, come la peccatrice in casa di Simone.

  • Quali segni posso offrire a Dio per manifestare il mio amore gratuito, disinteressato, limitato ma vero?

Le opere… Credo che anche noi ci lasciamo un po’ affascinare dalla presunta sapienza dei Galati e che anche noi confidiamo molto nelle nostre opere. Ci sentiamo buoni quando facciamo un’opera di misericordia, ci sentiamo a posto con la coscienza quando facciamo del bene. Siamo anche noi “stolti” come i Galati! Non sono queste opere che dicono la nostra fede! Soprattutto non sono queste opere che “comprano” la salvezza eterna! O le opere sono segno di una fede che nasce dal cuore, oppure sono vane! E quand’anche non confidassimo nelle opere, cerchiamo di capire che il loro effettivo valore davanti a Dio può essere accresciuto o diminuito solo dall’atteggiamento del cuore con cui noi ci disponiamo a praticarle. Ecco cosa dice la verità del nostro cammino di fede.

  • Cosa dicono di me le mie opere?
  • Che fiducia metto nelle mie opere?

Il segno dell’Eucarestia. Dove allora crescere alla scuola dell’amore di Dio e della sua clemenza? Dove trovare forza per uscire da quella logica perversa che diventa stoltezza? Solo davanti alla Santa Eucarestia. Ecco la logica di questi giorni, ecco la logica delle ore che abbiamo passato davanti al Santissimo, ecco la logica della celebrazione del pomeriggio. Mettersi davanti alla Santa Eucarestia riempie il cuore dell’amore di Dio. Chi ha il cuore pieno dell’amore di Dio si dispone, poi, a vivere la stessa logica nella propria vita, nella propria esistenza, nella propria esperienza.

  • Quanto mi lascio attrarre dall’Eucarestia?

San Giulio. Infine credo che tutti dobbiamo guardare alla sapienza di San Giulio, l’uomo che, attratto dalla Santa Eucarestia, ha fondato chiese, cioè ha permesso esperienze di fraternità che sono diventate sapienza per i popoli da lui convertiti e attratti al Signore. Vorrei che tutti insieme, a san Giulio patrono, chiedessimo questa forza, chiedessimo questa grazia: la grazia di costruire occasioni di fraternità fondate sull’Eucarestia, perché è questo che rinnova la chiesa e noi ne abbiamo bisogno, dopo quest’anno di pandemia che ha impedito diverse espressioni di fraternità. A San Giulio vorrei che chiedessimo anche un radicale cambiamento di mentalità. Occorre avere non la mentalità dei farisei che misurano, che operano, che pretendono, ma la mentalità del vangelo, che ama donando e perdonando. Questa è la sfida per il futuro, perché o la mentalità dei cristiani diventerà coraggiosamente alternativa, o fino quando sarà mera ripetizione del passato, non avrà alcuna chance per il futuro. Costruire chiese oggi, costruire comunità oggi significa rinnovare il modo di pensare.

Un pensiero soprattutto per i giovani, ai quali chiedo di avere la sapienza della peccatrice, per presentare a Dio le proprie situazioni; la sapienza del fariseo Simone per accettare le sfide del tempo e le difficoltà del presente, anche in campo di fede; la sapienza dello stesso Signore Gesù, nel lasciarsi perdonare per le mancanze della propria vita, per essere domani donne, uomini capaci di comprensione, di perdono, di clemenza nel nome del Signore. È a voi che chiedo di lasciarvi attirare un po’ più da Dio, perché senza fede non si fa nulla. Si opera. Ma sono opere che non rimarranno. Solo ciò che si fonda nell’amore di Dio rimane. A voi, cari giovani, chiedo questo!

San Giulio, tu che conquistasti anime al Signore, conquista anche noi al Padre e, soprattutto, permettici di rinnovare il nostro modo di pensare perché sia più fedele al vangelo della clemenza, della misericordia, del perdono. Così sia!

2021-02-06T12:01:14+01:00