Mercoledì 07 luglio

Settimana della 6 domenica dopo Pentecoste – Mercoledì

Giosuè

Gs 4, 11-18
Lettura del libro di Giosuè

In quei giorni. Quando tutto il popolo ebbe terminato la traversata, anche l’arca del Signore attraversò e i sacerdoti si posero dinanzi al popolo. Quelli di Ruben, di Gad e metà della tribù di Manasse, ben armati, attraversarono in testa agli Israeliti, secondo il comando di Mosè; circa quarantamila, militarmente equipaggiati, attraversarono davanti al Signore pronti a combattere, in direzione delle steppe di Gerico. In quel giorno il Signore rese grande Giosuè agli occhi di tutto Israele. Essi lo temettero, come avevano temuto Mosè tutti i giorni della sua vita. Il Signore disse a Giosuè: «Comanda ai sacerdoti che portano l’arca della Testimonianza di risalire dal Giordano». Giosuè comandò ai sacerdoti: «Risalite dal Giordano». Quando i sacerdoti, che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, risalirono dal Giordano, nello stesso momento in cui la pianta dei loro piedi toccò l’asciutto, le acque del Giordano tornarono al loro posto e rifluirono come nei giorni precedenti su tutta l’ampiezza delle loro sponde.

Anche oggi vorrei tentare di rileggere la Parola di Dio alla luce della domanda: cosa fa il Signore per noi? Inizierei dal Deuteronomio che, oltre a fornirci una pagina storica sull’ingresso di Israele nella terra della promessa, ci aiutava a capire ciò che Dio fa per il suo popolo. Dio sostiene il cammino del suo popolo con segni concreti. Dio non è il Dio assente, che si invoca da lontano. Dio è sempre immerso nella storia di Israele, condivide la fatica dei suoi, è vicino a loro in tutti i momenti della loro storia, condivide la crescita che il popolo sta facendo e benedice i suoi sforzi. Sono descrizioni che dicono tutta la vicinanza di Dio ai suoi e che esprimono il concreto prendersi cura di loro. Non solo un insegnamento storico, che ci dice quello che accadde nelle steppe di Gerico, ma una costante dell’agire di Dio nella storia.

Vangelo

Lc 9, 10-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono al Signore Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

È però nel Vangelo che vediamo ancor meglio questi segni.

Anzitutto si parla della tenerezza di Gesù che, raccogliendo i discepoli dopo le loro missioni, invita a prendersi un periodo di riposo, per gettare su di lui la stanchezza che viene dal ministero. Riposo che non è solo il cessare delle attività, il prendersi uno spazio di tempo per rimanere senza carichi pastorali, senza incontri con la gente, ma che è tempo per Dio. Quello che Gesù propone ai discepoli è un ritiro, un ritrovarsi in una zona deserta, silenziosa, nella quale diventa possibile sostare in preghiera, meditando sul mistero di Dio, cercando quel più di comprensione che viene offerto come premio, come dono, a chi si è occupato delle cose di Dio.

In questo prendersi cura delle persone subentra l’attenzione per la fame di coloro che sono lì, in quel deserto, ad ascoltare la sua predicazione. Gesù si mostra interessato alla loro sorte, prega per la loro vita, chiede che cosa abbiano a disposizione, per insegnare che il prendersi cura di Dio rispetto all’uomo parte sempre da ciò che c’è, da ciò che l’uomo già sa fare, da ciò che l’uomo sa proporre. Un segno di attenzione grande. Dio non si prende cura dell’uomo sconvolgendo la sua vita, i suoi piani. Dio affianca l’uomo ed entra nella storia quasi dalla porta di servizio.

In Gesù Dio si prende cura della fame degli uomini, cosa a cui non hanno pensato altri. È un segno di condivisione grande. Colui che, di per sé, non avrebbe bisogno di nulla, colui che non avrebbe bisogno di chiedere, si mostra bisognoso in tutto e per risolvere il problema della fame degli uomini non compie miracoli spettacolari, ma parte da ciò che c’è. Il vero miracolo è quello della condivisione. La condivisione di Gesù rispetto alla vita degli uomini, la condivisione delle cose, alla quale gli uomini stessi sono invitati, la condivisione del tempo, delle preoccupazioni, delle risorse…

Dio si dimostra preoccupato anche che nulla vada perduto, perché non sia insultato il povero, perché non sia sprecato il cibo. Ecco il perché di questa raccolta dei pezzi avanzati a ciò che era stato apprezzato come presenza miracolosa. Dio si prende cura anche di questo aspetto della vita.

Ecco i segni concreti del prendersi cura di Dio e della tenerezza che egli per primo incarna e vive rispetto agli uomini.

Per noi

Noi spesso ci lamentiamo del contrario, del non prendersi cura degli uomini da parte di Dio, del suo non intervenire con effetti miracolosi e potenti per risolvere i grandi problemi del mondo. Spesso il richiamo dell’uomo è ad un intervento di Dio nella storia che sia davvero unico, singolare, spettacolare, appariscente. Dio non interviene così ma entra, come dicevamo, dalla porta di servizio. Dio entra in sordina, entra pian piano, entra in modo da non offendere nessuno con la sua onnipotenza.

  • Vedo questi segni anche nella mia vita?
  • Come posso ringraziare il Signore per quello che opera nella mia esistenza?
  • Quale ringraziamento posso fare mio?
2021-07-02T11:38:42+02:00