IX dopo Pentecoste
Per introdurci
Anche in mezzo all’estate, la Parola di Dio non smette di stupirci ed anche di scuoterci. Oggi ci domandiamo:
- Dove incontriamo il Signore?
- Che tipo di rapporto abbiamo con la Parola di Dio?
- Con quale criterio giudichiamo le cose?
Domande che ci sono suggerite dal testo biblico.
La Parola di questa domenica
LETTURA 1Sam 16, 1-13
Lettura del primo libro di Samuele
In quei giorni. Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta? ». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama.
SALMO Sal 88 (89)
La tua mano, Signore, sostiene il tuo eletto.
Un tempo, Signore,
parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo:
«Ho portato aiuto a un prode,
ho esaltato un eletto tra il mio popolo. R
Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza. R
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Io farò di lui il mio primogenito,
il più alto fra i re della terra». R
EPISTOLA 2Tm 2, 8-13
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.
VANGELO Mt 22, 41-46
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Mentre i farisei erano riuniti insieme, il Signore Gesù chiese loro: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.
Samuele
Anzitutto e come sempre in queste domeniche dopo Pentecoste, la provocazione della Parola di Dio che è contenuta nel primo testamento e che ci fa da guida mentre rileggiamo lo svolgimento della storia della salvezza. Saul, il primo re, si è mostrato infedele a Dio. Ecco perché il medesimo profeta che lo aveva eletto è anche colui che toglie l’amicizia con Dio ed elegge un altro re al suo posto. Un re che non viene scelto secondo i criteri “umani”. Un re che è scelto da Dio. Dio sceglie il più piccolo! Ecco perché il profeta, per comando di Dio, si reca nel territorio della più piccola tribù; entra nella casa di Iesse, uno degli “ultimi” della tribù stessa, un uomo che non ha niente da vantare, un uomo dalla vita semplice. In quest’ottica non vengono scelti i suoi primi figli, quelli grandi, quelli che fanno parlare di sé per la forza che hanno. Dio “guarda il cuore”, come abbiamo sentito. Dio sveglia il cuore di Davide, un ragazzo. Bello, giovane, ma inesperto, inadatto per compiti importanti, quello che viene mandato a guardare il gregge, un compito da ragazzi. Dio sceglie lui per la sua purezza, per l’ardore della sua fede, per la forza interiore, quella che gli permette di stare davanti a Dio, di lodarlo, di parlare con Lui. È per queste doti che viene scelto Davide, il ragazzo che, d’un colpo, si trova ad essere Re.
Il testo dice semplicemente che “lo Spirito del Signore irruppe su di lui”. Non sappiamo bene cosa intendesse dire l’autore sacro. Certo è che la vita di Davide, che pure è tutta contrassegnata da eventi politici di primo piano per quell’epoca, è una vita di profonda fede. Davide, nel bene e nel male rimarrà sempre quel ragazzo che lodava Dio con la sua cetra. Noi lo ricordiamo proprio così, come l’uomo che ha composto salmi, cioè preghiere che hanno accompagnato tutti i momenti della sua vita: l’ascesa al trono, la perdita di un figlio, il suo peccato. La grandezza di Davide è proprio questa. In una vita fatta anche di eccessi, egli non ha mai abbandonato il Signore. E’ questo l’insegnamento più importante e più moderno della scrittura. Può anche accadere di essere lontani da Dio negli eventi che capitano nella vita, ma quando il cuore è comunque vigilante presso di Lui, nulla può accadere tanto da togliere la sua amicizia. Tutto diventa possibile dove il sentimento è ancora libero! Davide ci insegna proprio questo: curare la fede, che è uguale a curare il proprio cuore, il proprio sentimento, è l’occasione fondamentale della vita per sentirsi sempre seguiti, amati, curati da Dio.
Vangelo
Anche il Vangelo rimanda a questo re che scrive preghiere, che le mette in musica. Sono i salmi che Gesù spesso cita o ai quali rimanda, le preghiere più note della Bibbia, preghiere composte non certo solo da Davide, ma a lui attribuite. Preghiere intense, che si rivolgono a Dio con il cuore, rimettendo nelle sue mani tutti i sentimenti che si possono provare, tutti i ringraziamenti che si devono dare a Dio, come pure tutte le suppliche, le richieste, le domande che a lui devono essere rivolte, se si vuole dare senso alla vita. Così, Davide, misteriosamente illuminato nella fede, comprende che il Messia è il suo “Signore”, cioè colui al quale si deve rivolgere l’affetto del cuore, la forza del pensiero, lo slancio dell’anima. Eppure, Davide intuisce che il Messia chiamato Signore, uscirà proprio dalla sua discendenza, da quella “casa” di cui Davide è il fondatore. È in questo casato che prenderà corpo il Messia. Davide lo intuisce, i profeti ne parlano, Gesù realizza questa promessa. Così si spiega quella frase che noi diciamo spesso nel Vespero rileggendo il salmo: “così dice il Signore al mio Signore, siedi alla mia destra”. Così questa domenica intende spiegare anche il rapporto tra le due scritture del primo e del nuovo testamento: Davide scelto come re è anche colui che canterà del Messia. Davide scelto come re di Israele è colui che inizierà quel casato nel quale troverà luogo la nascita del Messia. Il tema è fondamentale perché ci dice la realtà dell’incarnazione del Signore. Egli non prende corpo dal nulla, ma dentro una storia. Quella storia della salvezza che noi rileggiamo in questo tempo liturgico. Tanti gli eventi che ne fanno parte, tutti protesi a questo compimento in Cristo. Davide, Signore di Israele, Re di Israele, è colui che misticamente si inchina alla sua venuta, a quella incarnazione che non vedrà, perché si realizzerà circa 1000 anni dopo di lui, ma verso la quale il suo cuore è già proteso.
Timoteo
Anche in questa domenica leggiamo la lettera a Timoteo, nel quale è San Paolo a ripetere, da un lato i contenuti della fede che ci hanno consegnato le altre due scritture e cioè ci ripete che Cristo è il vero discendente di Davide. Dall’altro lato, però, San Paolo aggiunge un contenuto non di poco conto. L’apostolo ci insegna o ci ricorda che il Cisto è presente, ora, dopo la sua morte e la sua risurrezione, nella sua Paola. Quella Parola che, come sempre, è costantemente imbavagliata da altri uomini. Quella Parola che, molti, vorrebbero fermare, perché non giunga al cuore di ogni uomo. Eppure, ci dice Paolo, quella Parola che subisce attacchi di ogni genere e angherie, è la Parola nella quale, nell’oggi della storia, rende presente Cristo. Altro non c’è da aggiungere, dice Paolo. Quando uno accoglie la Parola nel cuore, la medita, la vive, la presenza di Cristo entra in Lui. Questa presenza è ciò che illumina la vita e che rischiara il cammino di chi deve tornare a Lui. In questo modo la scrittura di Paolo riprende anche il primo testamento. Nell’oggi della storia è sempre possibile rimanere vicino al Signore se lo si incontra nella sua Parola. È così che si mantiene pronto il cuore per quell’incontro che cambia la vita e la salva.
Per noi
È su questi spunti di riflessione che siamo invitati a sostare.
Il primo è decisamente il più importante: scopriamo la presenza di Dio nella sua Parola? Che poi vuol dire: che posto lasciamo alla Parola di Dio, anche in questa estate?
Forse non ci mancano i momenti di lettura della Parola: penso alle Messe, penso ai molti che celebriamo almeno qualche parte della liturgia delle ore, penso ai tanti che frequentano qualche corso di esercizi o di preghiera… che fine fa questa Parola di Dio? Che cosa si deposita nel cuore? che cosa rimane di quanto leggiamo?
Forse, tuttavia, dovremmo però dire che l’esercizio del confronto con la Parola non è poi tanto diffuso e che, nonostante i mezzi che abbiamo a disposizione e gli inviti che riceviamo, tutto rimane un po’ lì e continuiamo solo a ricevere la Parola di Dio in domenica, quando veniamo a Messa…
Credo che da questa prima meditazione possa nascere l’invito a fare in modo che questo tempo non sia solamente un tempo di riposo del corpo, ma sia anche un tempo di riposo nello spirito. Siamo nelle settimane centrali dell’estate, siamo nella settimana che ci prepara alla festa dell’Assunta. Maria è, per eccellenza, colei che custodisce e medita la parola. Possiamo proprio prendere spunto da lei per vivere bene questa nostra dimensione. Soprattutto credo che la Parola di Dio ci stia spronando alla capacità di rileggere e di interpretare tutti i momenti della vita con la sua Parola, appunto come ha fatto Davide. Realtà della quale spesso ci dimentichiamo! Cosa ci manca per vivere bene questa indicazione? Come possiamo farla nostra?
Potremmo però anche legarci ad una seconda riflessione: cosa capisco io della Parola di Dio? Perché, spesso, mentre non capisco ciò che leggo, non mi lascio avvincere da ciò che mi viene proposto e non approfondisco il testo biblico? Credo che molti di noi siano molto competenti in moltissime cose, ma che non cresca in noi il gusto per il sapere, per l’imparare le cose della fede, della Scrittura. Potrebbe essere un buon proposito anche quello che possiamo fare di qualche approfondimento. Così da imparare anche da Davide.
Oppure potremmo prendere una terza linea radicalmente differente. Potremmo chiederci cosa guardiamo noi quando siamo di fronte ad eventi, persone, realtà che ci interpellano o che interagiscono con noi. Guardiamo l’apparenza? Rispetto alle persone, guardiamo anche noi il cuore? Inutile dire che noi tutti facciamo molta fatica a guardare a ciò che veramente conta. Ci consola sapere che anche il profeta ha vissuto questo ed ha dovuto fare il suo percorso interiore per imparare a giudicare come Dio giudica. Chiediamo, insieme, la grazia di fare la stessa cosa e di imparare a giudicare come Dio giudica e non secondo le apparenze.
Rimettiamoci con fiducia nelle mani di Maria, che continuiamo ad invocare come Madre in questi giorni nei quali ci prepariamo a vivere la festa dell’Assunta. Lei che ha accolto la Parola, lei che guarda al cuore, ci guidi dal Figlio suo.