Settimana della 9 domenica dopo Pentecoste – lunedì
San Domenico, Santa Teresa Benedetta della Croce, San Lorenzo, Santa Chiara, sono i santi numerosi che celebriamo in questi prossimi giorni, settimana che, per altro, ci avvicina alla grande solennità dell’Assunzione di Maria al cielo. Viviamo anche queste memorie e feste come una progressiva preparazione alla festa. Ecco il motivo per cui sia domani che mercoledì avremo un lezionario particolare che interromperà la lettura del libro delle Cronache che ci viene proposto in questi giorni feriali.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA 1Cr 11, 1-9
Lettura del primo libro delle Cronache
In quei giorni. Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide a Ebron e gli dissero: «Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore, tuo Dio, ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore, ed essi unsero Davide re d’Israele, secondo la parola pronunciata dal Signore per mezzo di Samuele. Davide con tutto Israele andò a Gerusalemme, cioè Gebus, dove c’erano i Gebusei, abitanti della regione. Gli abitanti di Gebus dissero a Davide: «Tu qui non entrerai». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide. Davide aveva detto: «Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe». Salì per primo Ioab, figlio di Seruià, che divenne così capo. Davide si stabilì nella rocca, che perciò fu chiamata Città di Davide. Egli fortificò la città tutt’intorno, dal Millo per tutto il suo perimetro; Ioab restaurò il resto della città. Davide andava crescendo sempre più in potenza e il Signore degli eserciti era con lui.
SALMO Sal 88 (89)
Dio è fedele e protegge il suo servo.
Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo:
«Ho portato aiuto a un prode,
ho esaltato un eletto tra il mio popolo. R
Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza. R
La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Farò estendere sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra». R
VANGELO Lc 11, 1-4
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Cronache
Le due letture di oggi ci sembrano molto differenti tra di loro. Il libro delle Cronache ci ha descritto la scena della presa di “Gebus”, cioè Gerusalemme, la città che venne conquistata ai Gebusei proprio da Davide. Città difficile da prendere, ecco perché, quasi con sufficienza, i Gebusei avevano detto a Davide che non sarebbe mai entrato nella loro città. Davide, grazie ad uno stratagemma ben misurato, riesce nell’impresa e, da quel momento, Gebus cambia nome, diventa la città di Davide e, poi, Gerusalemme. Un nome che è un mistero. “Jerusalaim” è un duale, ovvero un “caso” della grammatica che ci dice che, della medesima realtà, esistono due espressioni. Cosa che fa subito pensare alla città terrena, quella conquistata da Davide, la Gerusalemme del tempo che è ben visibile anche ai nostri occhi, e la Gerusalemme celeste, la Gerusalemme che attende ciascuno di noi al termine di questo pellegrinaggio terreno. La prima lettura ci dice quindi che Gerusalemme è un mistero, un mistero di Dio che sceglie nella storia luoghi, uomini, tempi, per rivelarsi. Gerusalemme è al centro di questo tema, dal momento che essa è sacra a tutte le tre grandi religioni monoteiste della storia.
Vangelo
Questo tema potrebbe anche interessarci poco se non fosse che il Vangelo è ambientato nella stessa cornice. Chi è andato a Gerusalemme sa bene che il luogo dove Gesù ha insegnato il Padre nostro è proprio alla periferia di Gerusalemme, è proprio vicinissimo alla città. Dal colle sul quale Gesù ha insegnato la “sua” preghiera si vede la città santa, la città eterna, la città nella quale Dio pone la sua dimora tra gli uomini. La preghiera del Signore serve perché, mentre si partecipa alle attività della città terrena, si guarda a quella celeste. Questo è esattamente quello che noi tutti dovremmo fare: vivere nel tempo, nella città degli uomini, ma con lo sguardo rivolto a Dio, origine ma anche meta di ogni umano pellegrinare.
Per noi
Iniziamo questa settimana con questo richiamo, certi anche noi che ci è più che mai necessario sostare in preghiera davanti al Signore anche per portare le cose di questo tempo, di questo mondo. I discepoli sono stati stupiti dal modo di pregare di Gesù proprio per questo motivo: egli pregava con una intensità unica e portava nella preghiera tutto ciò che viveva. Sono le persone che Gesù incontra, le loro situazioni, a spingere Gesù ad una preghiera profonda al Padre. Sono le problematiche della vita che spingono Gesù a parlare con il Padre di quello che capita, di quello che vede, di quello che sta al cuore della gente ma anche di quello che sta a cuore a Lui. Così Gesù parla anche agli uomini della necessità di lodare il Padre, di entrare con Lui in quel colloquio rispettoso e profondo che è la preghiera. Senza questa santificazione del nome di Dio, perde senso tutto il resto. Ecco cosa insegna Gesù! La preghiera del Padre nostro dice a ciascuno di noi che è possibile vivere bene la preghiera solo quando si entra in una relazione stretta e profonda con Dio, che diventa realmente il centro, il fulcro di ogni aspetto della vita dell’uomo. Quando accade questo non solo trovano senso tutti i giorni che ci vengono donati e, insieme con essi, tutte le opere che nei singoli giorni dobbiamo sostenere, ma trova senso anche il tempo speso nella lode di Dio che dà senso alle opere e ai giorni.
Per noi è molto più facile capire che sono i nostri giorni a dover entrare nella preghiera e a dare spunto, a dare materiale ad essa. Facciamo certamente più fatica a capire il contrario: è la lode di Dio gratuita, disinteressata che illumina i nostri giorni! È la lode che noi possiamo elevare a Dio che dice la verità dei giorni che noi viviamo!
Ci stiamo preparando alla festa dell’Assunta: il richiamo all’importanza della preghiera che stiamo tutti ricevendo va già nella direzione giusta per sostenerci in quello che è il cuore di questa festa. Non solo. Tutto il prossimo anno sarà dedicato al tema della preghiera. Il Padre nostro sarà certamente uno dei fulcri più importanti di tutto l’anno pastorale. Proviamo ad entrare già fin d’ora in comunione con questa preghiera, che non è solo una formula da ripetere, ma, piuttosto, un metodo di preghiera da imparare. Mettiamoci davanti al Padre, ringraziamo perché Lui c’è, chiediamo quello che più ci necessita, disponiamoci al perdono nel suo nome. Solo così potremo vivere bene la fede che ci viene donata perché i nostri giorni acquistino un senso ed un indirizzo.
- Che preghiera sto vivendo in questi giorni?
- Come mi preparo all’Assunta?
- Provo a pregare il Padre nostro con molta calma e non solo come una formula da ripetere velocemente e a memoria.
Chiediamo a San Domenico, uomo di intensissima preghiera e di profondo dialogo con Dio di aiutarci ad ottenere questa grazia così necessaria alle nostre vite.