Settimana della 9 domenica dopo Pentecoste – martedì – Santa Teresa Benedetta della Croce
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Os 2, 15f-16. 17b. 21-22
Lettura del profeta Osea
Oracolo del Signore. Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.
Oppure
LETTURA AGIOGRAFICA
Vita di santa Teresa Benedetta della Croce, vergine e martire
Edith Stein nacque a Breslavia, in una famiglia ebraica, nel «giorno dell’espiazione» il 12 ottobre 1881: a due anni rimase orfana di padre. Frequentò gli studi nel liceo e nell’università della città natale, conseguendo brillanti risultati. A 22 anni si trasferì a Gottinga per seguire i corsi di filosofia tenuti da Edmund Husserl, anch’egli di origini ebraiche, considerato uno dei maggiori filosofi del tempo. In questo periodo di intenso studio abbandonò gradualmente la pratica religiosa e dimenticò volutamente Dio, respingendo le accorate raccomandazioni della madre. Quando Husserl si trasferì a Friburgo, volle presso di sé in qualità di assistente Edith, laureatasi nel frattempo con il massimo dei voti. Si impegnò nella promozione della donna, mettendo in luce la missione e la ricchezza della femminilità. Il lutto per la morte di un amico carissimo fu per lei «il primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette a chi la porta». Fu il momento in cui la sua irreligiosità crollò e Cristo rifulse. Nell’estate del 1921 trovò casualmente nella biblioteca di una persona amica l’Autobiografia di santa Teresa d’Avila; la lesse e ne fu conquistata, sicura di aver trovato finalmente la verità. Ricevette il battesimo il 1° gennaio del 1922, festa della Circoncisione del Signore. L’incontro con il Cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche ma, piuttosto, gliele fece riscoprire in pienezza. Mentre attendeva all’insegnamento a Spira e a Münster, con ammirabile dedizione svolse un’ingente mole di lavoro intellettuale, ma le leggi razziali la costrinsero a lasciare la cattedra. Guidata da eccellenti sacerdoti, che la sorressero nelle difficoltà, si aprì progressivamente a nuove conquiste spirituali. «Più uno si sente attratto da Dio – scrisse – e più deve uscire da se stesso, nel senso di rivolgersi al mondo per portarvi una ragione divina per vivere». Nel 1934 coronò il progetto sognato fin dal giorno del battesimo: vestì l’abito religioso nel Carmelo di Colonia, assumendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Alla priora dichiarò: «Non l’attività umana ci può salvare, ma soltanto la Passione di Cristo; la mia aspirazione è quella di parteciparvi». Al Carmelo le fu demandata, insieme ad altre sorelle, l’attività letteraria del monastero. Scrisse articoli, commenti e interpretazioni filosofiche del Cristianesimo, e lavorò alla sua opera Essere finito ed Essere eterno. Donna di singolare intelligenza e cultura, ha lasciato molti scritti di alta dottrina e di profonda spiritualità. Portata alle vette mistiche, seppe scorgere nella Croce la via che conduce alla gloria, e la luce che dalla Croce sprigiona le diede la forza per il sacrificio supremo. Per sfuggire alla persecuzione nazista si trasferì in Olanda, dove venne arrestata il 2 agosto 1942. Non volle deporre l’abito carmelitano, al quale appuntò la stella gialla degli ebrei deportati. Morì nelle camere a gas di Auschwitz il 9 agosto 1942 e fu gettata nei forni crematori, offrendo il suo olocausto per il popolo di Israele. L’11 ottobre 1998 papa Giovanni Paolo II la iscrisse nell’albo delle sante martiri e nel 1999 la proclamò compatrona d’Europa. Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli. Amen.
SALMO Sal 44 (45)
Ecco, lo sposo viene:
andate incontro a Cristo Signore.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
al re è piaciuta la tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R
Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi. R
Dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate;
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re. R
EPISTOLA Eb 10, 32-38
Lettera agli Ebrei
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso. «Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore».
VANGELO Mt 25, 1-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Santa Teresa Benedetta della Croce
Ci fa sempre bene rileggere la vita di Santa Teresa Benedetta della Croce, perché ci aiuta a capire che, fino a quando ella fu Edith Stein, avrebbe potuto avere una vita felice e promettente. Intelligentissima, studiosa, discepola di Russel, il più grande filosofo del suo tempo, ella avrebbe potuto tranquillamente avere una cattedra di docenza in università ed elaborare studi, approfondimenti, prendere parte alle discussioni accademiche. Forse, visto i mezzi a cui avrebbe potuto accedere, avrebbe anche potuto riparare in qualche posto, in qualche altro continente prima della strage della guerra. Lei che, dal suo osservatorio, aveva compreso bene e già molto tempo prima come sarebbero finite le cose. La sua fu, però, un’altra logica. Non la logica del successo, non la logica del potere, non la logica dell’apparire, non la logica del fuggire per avere salva la vita, ma la logica che noi abbiamo riascoltato nella lettera agli Ebrei.
Ebrei
Quella della fede fu, per Edith che incominciava un nuovo cammino, una vera e propria illuminazione, tanto che nulla poté distoglierla da esso. Nemmeno le imminenti minacce della guerra. Il suo fu cammino profondissimo: non solo cammino battesimale, ma anche cammino vocazionale, divenendo suora di clausura, sprofondata nella preghiera e nella contemplazione. Diceva il testo biblico che quella dell’illuminazione fu solamente una fase del suo percorso. Ella, poi, dovette scoprire le difficoltà della fede, le difficoltà del cammino. Lei che venne presa, strappata al suo convento, alla sua famiglia religiosa come pure a quella umana; lei che dovette vivere nel campo di concentramento, lei che visse in condivisione con altri milioni di ebrei quello che fu l’olocausto. La logica della vita di Santa Teresa Benedetta fu quella della condivisione, della vicinanza, della solidarietà, della sopportazione. Visse tutto questo con quell’illuminazione originaria della fede che non l’abbandonò mai, nemmeno nei giorni più difficili e duri che la condussero fino alla morte, avvenuta proprio ad Auschwitz, lo stesso campo di padre Massimiliano Maria Kolbe. Con loro anche molti altri santi che resero la suprema testimonianza a Dio proprio con quel genere di vita e di morte. Ella, come diceva il testo, visse nella logica dell’attesa. L’attesa dell’incontro con Dio, l’attesa dell’immersione nel suo mistero di luce, quel mistero che aveva conosciuto e che aveva pian piano indagato con la sua fede e con la sua luminosa intelligenza. L’attesa dell’eternità, dopo tutte le difficoltà del tempo. L’attesa del volto luminoso di Dio, lei che aveva incontrato il volto peggiore dell’uomo. Santa Teresa Benedetta della Croce reputò suo tesoro tutto questo e visse così, con quella sopportazione che nasce solo nel cuore di chi sa amare. Ella amò e, per questo, costruì dove altri infransero ogni loro sogno, la sua via di santificazione personale.
Per noi
La domanda centrale per noi che oggi la festeggiamo potrebbe essere questa:
- Cosa dà felicità alla mia vita?
- Con quale logica di condivisione vivo?
- Cosa aspetto dai miei giorni?
Credo che la domanda fondamentale sia proprio quella che ci porta a chiederci cosa aspettiamo dai nostri giorni, cosa desideriamo dai nostri giorni, cosa vogliamo dalla nostra vita. Se anche noi vivremo nella logica dell’attesa, allora tutto quello che potrà capitare ai nostri giorni non sarà che un mezzo per giungere lì dove il Signore ha fissato la nostra felicità e il nostro incontro con Lui. Se non avremo questa logica dell’attesa, tutto ci sarà di peso e qualsiasi cosa ci capiterà, ci sembrerà un ostacolo per raggiungere quella felicità di vita alla quale tutti abbiamo diritto e verso la quale ci sospinge continuamente il Signore. Felicità che, come ci hanno detto innumerevoli storie di santi, non è di questo mondo, ma appartiene alla vita ultraterrena. Ecco perché tutti noi siamo invitati, anche grazie a questa testimonianza di fede, a capire che la fine della nostra esistenza è molto oltre quello che noi possiamo vedere, quello che noi possiamo sentire, quello che noi possiamo capire. È solo il pensiero della vita eterna che ci può aiutare a rilanciare sempre più in là la nostra felicità, la nostra conoscenza, il nostro “comune destino”. Il destino di tutti i battezzati che sanno attendere. Chiediamo a Santa Benedetta Teresa della Croce di aiutarci a crescere in questa logica dell’attesa. Solo così potremo giungere a quella vetta di fede che è riservata anche a noi. Santa Teresa Benedetta della Croce ci aiuti e fortifichi il nostro cammino.