Ultima settimana dell’anno – Lunedì
Questa settimana conclude l’anno liturgico. Domenica prossima inizierà un nuovo tempo di Avvento. È una settimana che vede molte celebrazioni particolari: domani la dedicazione della Basilica lateranense; mercoledì San Leone Magno; giovedì San Martino di Tours; venerdì San Giosafat. Leggeremo, tranne che nelle feste, gli ultimi brani dell’Apocalisse uniti alle pagine del Vangelo di Matteo.
Vangelo
Mt 24, 42-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Anche se manca ancora qualche giorno all’Avvento, il Vangelo ci immette già in quello spirito di attesa che sarà determinante per la spiritualità di questo tempo di preparazione al Natale. Credo che sia molto utile, per noi, riflettere sul senso di attesa del ritorno del Signore, dal momento che la dimensione dell’attesa non deve certo essere solo una delle caratteristiche del tempo di Avvento. Noi dovremmo sempre ricordarci che siamo diretti verso l’incontro con il Signore e che non sappiamo né il giorno né l’ora in cui tutto ciò si realizzerà. La predicazione di Gesù non vuole metterci in agitazione o in affanno, ma vuole solamente ricordarci che esiste modo e modo di vivere la vita. Il cristiano vive la sua vita come attesa di un incontro: l’“Incontro” con il Signore, quello con la “I”, quello della vita. Questo credo sia bellissimo! Il Vangelo ci ricorda che il tempo è dono e non è mai dono che si ripete. Tutto è in ordine ad un Incontro!
Apocalisse
Ap 19, 6-10
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. Udii come una voce di una folla immensa, simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: «Alleluia! Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente». La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Allora l’angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!». Poi aggiunse: «Queste parole di Dio sono vere». Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: «Guàrdati bene dal farlo! Io sono servo con te e i tuoi fratelli, che custodiscono la testimonianza di Gesù. È Dio che devi adorare. Infatti la testimonianza di Gesù è lo Spirito di profezia».
Questo senso di attesa è stato percepito benissimo dai santi che hanno fatto del tempo loro donato un’occasione propizia per compiere opere giuste, opere sante. È per questo che le loro preghiere, adesso, diventano qualcosa di prezioso che rimane per sempre nella mente di Dio. Credo che sia davvero consolatoria questa visione dell’Apocalisse perché ci dice che il bene compiuto dall’uomo nell’attesa del ritorno del Signore rimane per sempre. Non esiste alcunché che possa cancellare, nella mente di Dio, le opere buone compiute dai “santi”.
In secondo luogo l’Apocalisse ci donava un’altra consolazione, quella che noi ascoltiamo sempre nella celebrazione dell’Eucarestia poco prima di ricevere il Sacramento: “beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. L’attesa di quel giorno ultimo nel quale la conoscenza del Signore sarà definitiva, si colma con l’Eucarestia. È solo il pane dell’Eucarestia che permette di vedere questo tempo come tempo di attesa che ci porta verso un compimento. È solo l’Eucarestia il pane del cammino che ci sostiene fino a quel giorno.
Per noi
Credo sia davvero molto consolatorio iniziare così l’ultima settimana dell’anno liturgico.
È consolatorio sapere che noi non conosciamo né il giorno né l’ora del nostro incontro con il Signore, ma Dio sì! La conosce e la custodisce per noi! Noi siamo in cammino verso quell’ora che, da sempre, nella mente di Dio, è custodita per noi. Se Dio la custodisce, cosa potrà muovere contro di essa?
In secondo luogo credo sia molto consolatorio sapere che le nostre opere di bene, in qualche modo, partecipano delle opere dei giusti, delle opere dei santi. Per quanto piccolo, il bene che compiamo diventa partecipazione a quel bene che Dio non dimentica mai di suscitare nella propria Chiesa e nel mondo. Anche questa visione delle cose è davvero molto consolatoria, perché ci dice che non siamo mai soli. Il bene che noi compiamo è partecipazione ad un bene ben più grande, che ci trascende tutti e nel quale il piccolo bene che compiamo si inserisce, come compimento.
- Sappiamo ringraziare il Signore che custodisce, da sempre, la nostra ora?
- Sappiamo che il bene che possiamo compiere oggi è partecipazione al bene che compiono i santi?
Ringraziamo per la consolazione che oggi ci viene offerta e preghiamo perché sappiamo compiere il bene che è alla nostra portata.