Martedì 09 febbraio

Martedì della penultima settimana dopo l’Epifania

Sapienza

Sap 11, 24 – 12, 8a. 9a. 10-11a. 19
Lettura del libro della Sapienza

Tu ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. Tu hai odiato gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti ripugnanti, pratiche di magia e riti sacrileghi. Questi spietati uccisori dei loro figli, divoratori di visceri in banchetti di carne umana e di sangue, iniziati in orgiastici riti, genitori che uccidevano vite indifese, hai voluto distruggere per mezzo dei nostri padri, perché la terra a te più cara di tutte ricevesse una degna colonia di figli di Dio. Ma hai avuto indulgenza anche di costoro, perché sono uomini. Pur potendo in battaglia dare gli empi nelle mani dei giusti, giudicando invece a poco a poco, lasciavi posto al pentimento, sebbene tu non ignorassi che la loro razza era cattiva e la loro malvagità innata, e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, perché era una stirpe maledetta fin da principio. Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

La riflessione propostaci dal libro della Sapienza è profondissima. Vi invito a rileggere più e più volte questo brano perché ci parla di diversi tratti della sapienza di Dio.

La sapienza di Dio è la sapienza del Creatore che guarda con benevolenza le cose che lui stesso ha creato, non giudicando nessuna di esse inutile o dannosa. Così diceva il testo! Certo, se fosse per noi, credo che tutti avremmo una serie di cose che non avremmo mai creato, una serie di cose che non sarebbero mai state da noi pensate, dal momento che tutti abbiamo cose che non ci piacciono o che giudichiamo inutili, o, forse, perfino dannose. Dio no! Dio guarda ad ogni cosa con quell’amore con cui è stata creata, perché sia sempre una realtà amata da Dio! Ecco un primo spunto per la nostra conversione.

Non solo, ma il sapiente andava anche oltre. Ovviamente nel cuore di Dio sta il pensiero per l’uomo, l’apice delle realtà create, la realtà più importante di tutta la creazione. Una realtà, quella umana, che sebbene si distacchi da Dio e pecchi contro di Lui, è sempre oggetto della Sua tenerezza e della Sua misericordia. Anche il peccatore continua ad essere guardato con sapienza da Dio. Anche il peccatore continua ad essere oggetto della Sua misericordia, anche quando non se ne accorge, anche quando non lo capisce. Il peccatore è sempre al centro dei pensieri di Dio, perché Dio non si dà pace fino a quando ogni peccatore non si sia convertito. Un ritratto bellissimo della sapienza di Dio, che concede a ciascuno il suo tempo perché la conversione possa giungere a maturazione.

Vangelo

Mc 10, 46b-52
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Bartimeo, il cieco, era considerato un peccatore. La sua cecità era lì a dimostrarlo. Certamente anche lui si sarà interrogato più e più volte cosa mai avesse fatto per avere quella terribile storia, la storia di un malato che deve solo elemosinare per vivere. Questa è la condizione di un uomo che continua a pensare e a ripensare alla sua situazione, la storia di un uomo che appena ha la possibilità di incontrare Gesù, giunge a lui facendosi sentire, gridando. Il grido che l’uomo emette per farsi notare è sintomo del suo viaggio interiore: il viaggio di un uomo che vuole chiedere a Dio il perché delle cose, il viaggio di un uomo che vuole chiedere a Dio una possibilità di riscatto. E, difatti, la ottiene. Quel grido arriva al cuore di Cristo che prende in seria considerazione la sua situazione e che libera quell’uomo dalla sua cecità. La sapienza di Bartimeo è stata tutta in quel grido. Sapienza che insegna anche a noi che è lecito rimettere le cose che più ci avviliscono o che ci feriscono nelle mani di Dio. Solo Dio, infatti, custodisce il nostro grido di dolore, ma anche di speranza. Bartimeo ha trovato, nella sua malattia, l’occasione di conversione e l’occasione di un incontro con il Figlio di Dio che ha riabilitato la sua situazione. Così come tutti noi siamo invitati a trovare, nella nostra concreta storia, quella presenza di Dio che chiama anche noi alla conversione e al cambiamento costante della nostra direzione di vita.

È questa la sapienza dei figli di Dio che si rimettono nelle mani del Padre, ben sapendo che a ciascuno è dato il tempo per la propria conversione e per l’emendazione della vita.

Per noi

  • Guardiamo anche noi così alla nostra vita?
  • Abbiamo la consapevolezza che il tempo che ci viene donato è un tempo nel quale vivere alla ricerca del mistero di Dio che chiama ciascuno di noi alla conversione?

Credo proprio che sia segno di sapienza imparare a guardare così alla nostra vita, come ad un tempo nel quale Dio chiede a ciascuno di noi di avvicinarsi a Lui; ciascuno avrà i suoi tempi, i suoi modi, il suo personale cammino di fede… ma l’importante è che ciascuno di noi cresca in quella dimensione di affidamento a Dio che è capace di produrre la conversione.

Con questa sapienza eleviamo anche noi la nostra preghiera e disponiamoci a vivere con fede questo giorno creato e amato da Dio Padre.

2021-02-05T08:15:35+01:00