Settimana della quarta domenica di Pasqua – Sabato
Il tema di questo sabato, molto visibile nelle prime due letture, ci spinge ad una riflessione sul tema della carità.
Vangelo
Gv 7, 32-36
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose del Signore Gesù. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».
Anche il Vangelo può essere riletto alla luce delle due altre scritture. Gesù ha educato pian piano i suoi discepoli a comprendere non solo la sua risurrezione, ma anche la sua ascensione al cielo e il suo futuro ritorno. Ovviamente il detto di Gesù “ancora un poco e non mi vedrete” si riferisce al suo ritorno al Padre e, quindi al suo operare nel mondo ma in modo diverso da quello abituale a chi lo ha conosciuto e cioè con la sua presenza. Gesù rimanda alla forza dello Spirito, che renderà presente la sua opera nel mondo. Il tempo che intercorre tra la sua Risurrezione, la sua gloriosa Ascensione e il suo ritorno finale, tempo che è anche il nostro tempo, deve essere vissuto dall’uomo come il tempo dell’impegno, della vicinanza, della carità, specie per coloro che sono in un tempo di bisogno.
Atti
At 11, 27-30
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiòchia. Uno di loro, di nome Àgabo, si alzò in piedi e annunciò, per impulso dello Spirito, che sarebbe scoppiata una grande carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l’impero di Claudio. Allora i discepoli stabilirono di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea, ciascuno secondo quello che possedeva; questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.
Tempi difficili, nel mondo, ce ne sono sempre stati. Malattie, carestie, pestilenze hanno, da sempre, scosso la vita di tutto il mondo. Anche Agabo, un profeta presente nella prima comunità cristiana, ha l’occasione di predire un tempo difficile, un tempo di carestia, un tempo di rovina per gli affari dell’uomo e, come era nell’antichità, un tempo di fame. Non si lascia attendere la risposta della chiesa. Si organizza subito una colletta, un condividere spontaneo di tutti per sostenere coloro che sono in difficoltà. In tempi difficili, in tempi di mancanza di tutto, la chiesa non si domanda tanto il perché, non va in cerca di colpe e responsabilità, non si domanda cosa dovrà accadere di male all’uomo e al mondo. Riconoscendo che anche il tempo difficile è nelle mani di Dio, la chiesa opera per il bene di tutti. Ecco il senso della colletta che viene proposta e alla quale ciascuno liberamente aderisce.
Corinti
1Cor 12, 27-31; 14, 1a
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Aspirate alla carità.
Anche San Paolo ha riflettuto molto da vicino su questo stile di vita della Chiesa ed ha composto, proprio su questo tema, una delle pagine più belle e più alte di tutta la sua produzione letteraria: l’inno alla carità. Oggi la liturgia ci ha fatto leggere l’introduzione all’inno, ricordandoci che c’è una via migliore di tutte, alla quale è giusto che ogni cristiano tenda: quella della carità. San Paolo identifica nella carità la sintesi di tutti i carismi. Per questo, indipendentemente dalle doti di cui uno è portatore occorre che tutti si tenda alla carità, unica vera testimonianza della presenza di Cristo nel tempo. Il linguaggio della carità è universale, non conosce confini, ed è questa la testimonianza che Cristo risorto attende da ciascuno di noi. Ogni uomo è fatto per la carità!
Ad Jesum per Mariam:
Come già abbiamo fatto nei giorni scorsi, credo che sia bello pregare con qualche litania. Ripensando alle scritture direi di approfondire e di pregare con queste litanie:
- causa nostrae laetitiae: noi vogliamo guardare il mistero di Maria che è fonte della gioia. Maria ha sperimentato la gioia del donare, la gioia della carità, la gioia della vicinanza a chi era nel bisogno. Per questo lei stessa può guidarci a sperimentare, a nostra volta, questa gioia semplice e sincera, questa gioia che può essere condivisa da tutti coloro che vogliono vivere autentici gesti di carità.
- Stella mattutina: Maria è chiamata così, stella splendente nell’alba. La stella che fa risplendere un cristiano è la stella della carità. Ecco perché possiamo chiedere a lei, stella che splende nel mattino di rendere anche noi un poco splendenti per le nostre opere di carità.
Oggi possiamo poi invocare con fede autentica Santa Maddalena di Canossa, la fondatrice delle nostre suore.
Credo che tutti conosciamo la figura della santa e penso che a nessuno sia sconosciuto l’impegno di carità che le suore hanno da sempre vissuto a Cassano nell’educazione dei bambini. Maddalena di Canossa non si è lasciata vincere in carità, ma ha dato testimonianza di un’autentica vita spesa nell’amore a servizio dei più poveri.
A lei affidiamo queste sue figlie presenti in mezzo a noi e a lei chiediamo di poter essere tutti protetti per continuare il nostro impegno a servizio delle istanze della carità.