Quinta Domenica di Pasqua
L’amore per la parola di Dio.
“E’ necessario che la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura” che è “per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale”. “E’ necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura””. Così il cardinale Martini. Vorrei partire da questa sua parola perché le tre scritture che oggi la Chiesa ci presenta, si legano tutte insieme da questo unico concetto: l’amore e il rispetto per la Parola di Dio che in queste domeniche ancora senza eucarestia, è quello che tutti voi potete esprimere e vivere nelle vostre case.
Vangelo
Gv 14, 21-24
Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
Atti
At 10, 1-5. 24. 34-36. 44-48a
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro». Il giorno dopo Pietro con alcuni fratelli arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
Filippesi
Fil 2, 12-16
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato.
“Chi accoglie i miei comandamenti li osserva…”
A partire dalla Parola del Vangelo: “chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”. C’è quindi un’intrinseca connessione tra la Parola di Dio e l’atteggiamento della fede del cristiano adulto e maturo che ciascuno di noi dovrebbe essere. Questa intrinseca connessione è quella che viene dall’accoglienza e dall’osservare la Parola, dal momento che, quando Gesù dice “comandamento”, non si riferisce solo ai comandamenti, ma alla parola rivelata nel suo insieme. Gesù va anche oltre, perché afferma: “se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Così Gesù insegna che l’amore per la Parola di Dio non è solo qualcosa di culturale, una conoscenza dell’intelletto, come, molti, hanno. Chi ama la sua Parola è già vicino a Dio, perché il mistero di Dio “prende dimora” presso coloro che amano e osservano la Parola. Predicazione intensissima del Signore, che ci assicura che Dio è presente dove si venera la sua presenza nella sua stessa Parola. Questo non va a scapito del Sacramento dell’Eucarestia, che rimane, come ho detto due domeniche fa, centrale per la vita di tutti i fedeli, in questo momento di astensione che ci riguarderà ancora per tutta la settimana; mi sembra che questa insistenza di Gesù indichi a noi una via preziosa, da percorrere in tutta onestà, senza nulla togliere alla sua presenza Sacramentale ma anzi imparando a viverla di nuovo introdotti dalla Parola di salvezza che tutti amiamo.
Filippesi
La traduzione più bella di questo insegnamento che l’Evangelista Giovanni ci riferisce, è, però, quella proposta da San Paolo nella lettera ai Filippesi. Come vive, come si comporta colui che accoglie la Parola di Dio? Come vive chi scopre in essa la presenza stessa di Dio e lascia che Dio prenda dimora presso di lui?
“Dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore”. La fede chiede dedizione. La fede chiede interessamento. Non sarebbe possibile perseverare in un cammino di fede se non ci fosse questa dedizione, questo avere a cuore il proprio cammino di fede, questo imparare, giorno per giorno, pian piano, a vivere con l’attenzione non solo alle cose della vita, ma anche a quelle dell’anima. Chi venera la Parola di Dio, chi lascia che Dio abiti presso di Lui attraverso la sua parola, scopre la bellezza della responsabilità richiesta nel prendersi cura, ogni giorno, della propria fede. È questo quello che anche noi siamo chiamati a fare ogni giorno, con fedeltà incrollabile.
“E’ Dio che suscita in voi il volere e l’operare”. San Paolo, poi, rilancia il discorso. Chi tiene in grande considerazione la Parola di Dio, plasma il suo modo di volere, perché impara a desiderare ciò che Dio desidera. È come quando si tiene molto ad una persona e, conoscendola bene, si indovina il desiderio della persona amata. Il credente vive la stessa dinamica. Chi vive preso Dio, impara a desiderare le cose buone che Dio desidera per l’uomo.
“Fate tutto senza mormorare e senza esitare”. Chi vive il rispetto della Parola e chi lascia che Dio prenda dimora presso di lui, vive poi così, con quel desiderio di dedicarsi alle cose della vita che altro non è che la traduzione in atto dell’amore e della passione per le cose create da Dio. Il cristiano abitato dalla Parola di Dio, non vive nella fretta, ma nella sollecitudine amorosa. È per questo che toglie quel gusto per la mormorazione che vive chi non ama secondo il comandamento di Gesù. La mormorazione, infatti, toglie quel rispetto sacro alle persone, alle situazioni che dovrebbe contraddistinguere la vita del credente.
“Figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa”. Questo è l’insegnamento più bello di San Paolo. Chi ama la Parola di Dio e la osserva, chi lascia che Dio abiti presso di lui, non giustifica il proprio comportamento imitando quello degli altri, ma si distingue dagli altri, proprio perché sa di essere in mezzo ad una generazione malvagia e perversa. Questa è, in fondo, la descrizione di ogni tempo e, quindi, anche del nostro tempo, nel quale noi tutti siamo chiamati ad agire con cura, avendo a cuore di non smarrire lo specifico cristiano nel confronto con gli altri, ma ad avere il coraggio di osare ad andare verso un oltre che rimanda sempre al mistero di Dio. Questo sarà possibile solo se, come diceva l’Apostolo, “terrete salda la parola della vita”.
“Così, nel giorno di Cristo…”. Se il credente vive in questo modo, se il credente fa questo è perché sa che, accanto ai propri giorni, accanto ai giorni dell’uomo e oltre i giorni dell’uomo, c’è il “giorno di Cristo”, verso il quale il credente si sente sempre incamminato. San Paolo immagina un cammino cristiano dove ciascuno, sentendosi in cammino verso il pieno svelamento del mistero di Dio, tiene salda la Parola che diventa come la bussola di questo cammino e procede sicuro non di sé, ma della presenza di Dio che trasmette forza e incentiva il viaggio della fede.
“Potrò vantarmi di non aver corso nè faticato invano”. Infine l’apostolo sa bene che la vita dell’uomo è tutta una corsa, è tutta una fatica, come noi, almeno prima di questa situazione, spesso lamentavamo. C’è un affaticarsi che è vano e che è quello del rincorrere le cose, e c’è un affaticarsi che produce frutto. Produce frutto solo l’affaticarsi con sollecitudine nelle cose della vita, tenendo fisso lo sguardo a quella Parola che è già l’abitazione di Dio presso l’uomo. Questa è l’unica fatica che non stanca perché produce frutto.
Atti
Nelle letture di oggi, come vedete, c’è una progressione sempre più nel concreto. Gesù ha predicato dando un principio generale, San Paolo l’ha declinato in opere concrete, gli atti ci mostrano la forza di un uomo che ha vissuto questi principi nella sua esistenza: Cornelio. Egli è giusto, timorato di Dio, un uomo che fa molte elemosine, un uomo che tiene in grandissima considerazione la Parola che gli viene rivolta in visione e, poi, da San Pietro. È un uomo che vive tutte le prescrizioni che la Parola ci ha trasmesso. Ed è per questo che il suo percorso di vita diventa unico, santo, incredibilmente forte. Il percorso di vita di Cornelio porta lui e tutta la sua famiglia al Battesimo e, rinvigoriti dalla grazia battesimale, a quella attenzione a vivere con responsabilità la vita di fede che caratterizza la figura del vero credente.
Percorso che è permesso a tutti, giacché, come dice San Pietro, “Dio non fa preferenza di persone ma accoglie qualsiasi uomo che lo teme e pratica la giustizia”. Capolavoro della predicazione di Pietro, che insegna come ogni desiderio buono che l’uomo ha, trova la sua perfezione in quel cammino di fede che inizia nel Battesimo e che continua grazie alla forza dello Spirito Santo che insegna all’uomo come progredire nel cammino di adesione a Cristo.
Per noi
Così è per noi, così deve essere anche per la nostra vita di fede.
- Ci dedichiamo alla nostra salvezza con rispetto e timore?
- Lasciamo che sia Dio a suscitare in noi il volere e l’operare?
- Facciamo tutto con sollecitudine e senza mormorazioni?
- Abbiamo la consapevolezza di dover essere come un faro, in una generazione malvagia e perversa?
In questa settimana, che ci porterà all’ultima domenica, se Dio vuole, di distanza dall’Eucarestia, per poi trovarci di nuovo insieme come comunità radunata dall’amore del Signore, vorrei che tutti riflettessimo proprio sul nostro modo di amare quella Parola che diventa luce.
Educhiamoci a celebrare di nuovo l’Eucarestia “in presenza” attraverso quel sentiero di luce che la Parola accende in noi. Perché solo dall’amore per la Parola nasce quel rispetto per l’Eucarestia che ci permette di “risplendere come astri in mezzo ad una generazione malvagia e perversa”.
Il faro lasciatoci dal cardinale Martini
“A poco a poco la parola di Dio si riassume e si trasfigura in una persona: Cristo Gesù. La lettura della Bibbia si fa contemplazione di Gesù, colloquio con lui che mi parla. A questo porta la lunga consuetudine con la Scrittura, l’innamoramento maturo: il colloquio con Cristo Signore che ancora oggi, vivo, mi parla e mi interpella. E sono tanti i vantaggi che ne derivano per la vita personale: il primo, è il sentirsi letto e interpretato dalle pagine bibliche, assai più che dalla psicologia o dalla psicanalisi, perché vengo scandagliato nei miei difetti, nei miei peccati, nelle mie chiusure, con amore. Il secondo, è che la parola di Dio mi dà la forza di cambiare vita.
La Bibbia è anche vivente, la Bibbia sono anche i santi che hanno vissuto della parola di Dio: la lettura della Bibbia cambia chi la legge con amore, perché fa sperimentare la forza di Cristo. Noi crediamo di sapere che cos’è la parola di Dio e quando, nelle letture della santa messa, sentiamo proclamare: “Parola di Dio”, rispondiamo tranquillamente: “Rendiamo grazie a Dio”. Pare che i credenti diano per scontato che Dio parli, quasi fosse ovvio, convinti di sapere cosa sia la sua parola…..Vogliamo allora capire meglio che cosa è implicato nell’espressione: “Parola di Dio”.
Parola di Dio è ciò che esprime in maniera autentica l’Essere di Dio, il suo pensiero, il suo comunicarsi, il suo progetto, la sua intenzione. Parola di Dio è l’eucaristia, cioè la Pasqua di Gesù. Parola di Dio è la Chiesa, corpo di Gesù, corpo di coloro che si nutrono dello stesso pane e dello stesso vino. Parola di Dio è l’uomo, ogni uomo che corrisponde al progetto di Dio in Cristo. Parola di Dio è la Bibbia, le sacre Scritture ispirate da Dio.
Lasciatevi guidare, per il vostro avvenire, dalla parola della Scrittura e così potrete accogliere senza alcuna paura tutte le sfide del futuro”.