Settimana della 3° domenica dopo dopo Pentecoste – Lunedì
La spiritualità di questa settimana
Questa settimana festeggiamo San Barnaba e Sant’Antonio da Padova a cui molti di noi sono sinceramente devoti. Per il resto continua la lettura del lezionario previsto per questa settimana. Oggi inizia l’oratorio estivo e quindi preghiamo soprattutto per i bambini che lo frequenteranno, per gli animatori che collaboreranno e per tutti gli adulti che non faranno mancare il proprio sostegno. Credo che oggi possiamo riassumere il significato spirituale delle due Scritture chiedendoci: cosa significa essere santi?
La Parola di questo giorno
LETTURA Lv 19, 1-19a
Lettura del libro del Levitico
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre; osservate i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio. Quando immolerete al Signore una vittima in sacrificio di comunione, offritela in modo da essergli graditi. La si mangerà il giorno stesso che l’avrete immolata o il giorno dopo; ciò che avanzerà ancora al terzo giorno, lo brucerete nel fuoco. Se invece si mangiasse il terzo giorno, sarebbe avariata; il sacrificio non sarebbe gradito. Chiunque ne mangiasse, porterebbe la pena della sua colpa, perché profanerebbe ciò che è sacro al Signore. Quella persona sarebbe eliminata dal suo popolo. Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Osserverete le mie leggi”».
SALMO Sal 18 (19)
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto. R
VANGELO Lc 6, 1-5
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
Un sabato il Signore Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Levitico
La prima risposta, quella che viene dal libro del Levitico, è anche la più completa e la più importante: essere santi significa guardare al mistero di Dio, che è il mistero stesso della santità, per diventare Santi come Lui è santo. La santità, ci dice la riflessione del Primo Testamento, nasce da Dio e nasce nel cuore dell’uomo che, in qualche modo, vuole imitare il Signore, vuole sentirsi partecipe del suo stesso mistero, vuole partecipare della sua stessa dimensione di vita. In questo senso vale il richiamo dei comandamenti che era contenuto nella lettura. I comandamenti non sono una via di santità in sé. Essi, piuttosto, dicono cosa bisogna fare se si vuole essere santi come Dio è santo. Il comandamento non salva in forza della prescrizione della legge che propone: salva solo se lo si inquadra nel mistero di Dio stesso, che, appunto, è mistero di santità. La santità è certo frutto del lavoro dell’uomo, della sua volontà, delle sue decisioni, ma queste, da sole, non possono salvare. È solo la forza di Dio che rende santi e che salva. È a Dio che bisogna tendere, pur con tutte le proprie forze, se ci si vuole avvicinare a quella santità che è la meta verso la quale occorre tendere e verso la quale occorre camminare se si vuole imprimere un esito giusto alla propria vita.
Vangelo
Il Vangelo ci mostra come, invece, l’uomo sia sempre molto più propenso a credere e ad affidarsi alle regole che non alla libertà! Ecco la regola del rispetto del sabato, data per cercare Dio e per unirsi a lui. Ecco il modo di travisare le regole: allora di sabato non è lecito fare niente, nemmeno strappare spighe dai campi se si ha fame! Si capisce bene che questo esito è l’esagerazione della regola. Così Gesù intende smascherare un falso modo di tendere alla santità, quello di chi vive per le regole ma ha un cuore lontano da Dio. Gesù, con forza, ricorda, ancora una volta, che Dio non guarda al rispetto formale delle regole, ma guarda a cosa c’è nel cuore. È solo il cuore libero e puro, è solo il cuore che tende a Dio che svela l’intenzione di diventare santo. Il cuore di chi si fossilizza sulle regole, il cuore di chi ama solo compiacersi delle proprie capacità è già un cuore lontano da Dio, anche se, formalmente, perfetto.
Per noi e per il nostro cammino di fede
Cosa è per noi la santità? Credo che, molte volte, siamo vicinissimi all’atteggiamento stigmatizzato dal Vangelo. In fondo, per molti di noi, anche a livello un po’ inconscio, dietro il concetto di santità si afferma il concetto di rispetto delle regole. Quasi che il santo sia un uomo che sa essere eroico e che sa resistere a tutto pur di rispettare formalmente tutte le “regole della fede”. Questo modo di interpretare la santità è falso e, soprattutto, lontano da Dio, perché è lontano dal concetto di amore. Il santo è uno che ama! Per questo, poi, la santità prende strade sempre nuove e sempre diverse. L’amore apre sempre nuove ed infinite possibilità! Ecco perché i santi sono, nel concreto, uno diverso dall’altro. Essere santi è anche saper vivere una costante tensione a Dio, ma nell’amore, non certo nel rispetto formale delle regole. Gli apostoli sono diventati santi perché hanno imparato non a rispettare formalmente un insieme di regole costringente, ma perché hanno imparato ad amare e a servire come il Signore Gesù chiede e vuole. Oggi preghiamo per la nostra santità, preghiamo per la nostra santificazione. Preghiamo perché la nostra santificazione si attui nell’amore. Certo, cerchiamo di riconoscere, di onorare, di osservare anche le regole della fede, ma sempre dentro quel contesto di amore fuori dal quale tutto diventa arido, svilito, povero. In questo mese, che è tutto dedicato al Sacro Cuore, chiediamo al Signore il dono di un cuore puro, purificato, che sappia amare come Lui ha insegnato. È solo così che tenderemo alla santità, è solo così che salveremo la nostra anima, è solo così che saremo anche di esempio agli altri.
Provocazioni dalla Parola
- Amo riflettere sulla santità della vita?
- Il mio rispetto per le cose sante della fede è solo formale o è frutto di un cuore che ama?
- Come cerco di santificare il tempo della mia vita?