Venerdì 10 luglio

Settimana della quarta domenica dopo Pentecoste – Venerdì

Vangelo

Lc 8, 26-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù e i discepoli approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

Il vangelo di oggi è ben comprensibile se ricordiamo tutti i Vangeli letti in questa settimana. Se, come abbiamo detto, dove c’è la Parola del Signore c’è una luce che ha una forza che non ha pari; se, come abbiamo detto, dove si toglie la sorgente di questa luce, che è il Cristo, tutto piomba nel buio e quasi diventa come un mare in tempesta; se compito dell’uomo è far brillare la propria fede, allora si capisce bene il caso di questo indemoniato Gadareno. Egli non ha accolto più la fede come dono, non ne ha fatto più la luce sfolgorante alla cui forza attingere per la propria esistenza, ed ecco, una intera “legione” di demoni si è impossessata di Lui. Come a dire che dove manca la fede, ci si riempie di ogni cosa, si è disposti ad ogni cosa, e più ci si lascia andare, più si perde quella luce che, invece, è il sostegno di tutta l’esistenza. Avere in sè una legione di demoni è come dire che su nessuna cosa della vita si è più in grado di vedere il bene, ci riconoscere il primato della Parola di Dio, essere distanti anni luce dalla verità.

Gesù non disdegna di confrontarsi con quest’uomo e nemmeno di imprimere in lui quella forza di liberazione che lo salva, che gli permette di tornare alla luce della verità, che gli permette di riconquistare quella dignità originaria di figlio di Dio che si è perduta nel tempo.

Deuteronomio

Dt 31, 24 – 32, 1
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore: «Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore, vostro Dio. Vi rimanga come testimone contro di te, perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte! Radunate presso di me tutti gli anziani delle vostre tribù e i vostri scribi; io farò udire loro queste parole e prenderò a testimoni contro di loro il cielo e la terra. So infatti che, dopo la mia morte, voi certo vi corromperete e vi allontanerete dalla via che vi ho detto di seguire. La sventura vi colpirà negli ultimi giorni, perché avrete fatto ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno con l’opera delle vostre mani». Poi Mosè pronunciò innanzi a tutta l’assemblea d’Israele le parole di questo cantico, fino all’ultima: «Udite, o cieli: io voglio parlare. Ascolti la terra le parole della mia bocca!».

Con grande realismo Mosè diceva che queste cose, ovvero la perdita della luce e dei valori della fede, non accadono solo dove un uomo fa il male, ricerca il male, si compiace del male e ne diventa portatore. Queste cose accadono anche solamente dove non ci si interessa più di Dio, dove si ritiene che le cose della vita contino più di quello che Dio dice, dove ci si perde nel lavoro, negli affetti, nella ricerca di benessere immediato e di godimenti superflui. Mosè comanda di mettere il libro della legge accanto all’arca della alleanza proprio per ricordare a tutto il popolo ciò che Dio ha detto. Un monito, un richiamo, perché ci si possa riprendere dopo aver vagato lontano dal Signore. Mosè, uomo di fede uomo dallo spirito pratico, sa bene che il suo popolo non si ricorderà più di Dio, perché questa è una legge non scritta che grava nel cuore dell’uomo. Dopo i giorni della passione personale e della ricerca del volto di Dio, giungono i giorni della difficoltà del credere e della difficoltà di perseverare.

Per noi

L’indicazione di Mosè mi piace moltissimo, perché è quello che accade anche per noi. Anche noi, pur educati, pur istruiti, pur capaci di vivere tante manifestazioni belle e di apprezzare tante cose belle della vita, ci perdiamo, presto, in mille cose dell’esistenza. Siamo anche noi quel “popolo di dura cervice” che fu il popolo ebraico, semplicemente perché presso tutti i popoli e in ogni tradizione religiosa si arriva ad un punto in cui non si cresce più, si portano avanti tradizioni che diventano sempre più vuote, ci si oppone ai valori della fede.

Da qui, il bisogno, anche per noi, di avere un segno che ci ricordi la Verità. Da qui il bisogno, anche per noi, di andare a svegliare il Signore perché non dorma accanto a noi, ma continui a prendersi cura delle vicende della nostra esistenza. Questo giorno potrebbe conoscere questa preghiera di intercessione. Al Signore domandiamo di esserci vicino e di farci gustare la sua presenza, così da poter vivere questo nostro tempo in quell’impegno di continua ricerca della Verità che rende grande e piena l’esistenza di ciascuno.

2020-07-07T08:00:57+02:00