Battesimo del Signore
Che cosa rappresenta, per noi, il Battesimo? Perché è per noi importante? Come reagiamo di fronte ad una cultura che sta facendo trapelare che il Battesimo non è più un’esigenza di un genitore? Così che chi genera alla vita, pur credendo, non avverte anche il desiderio di generare alla fede.
Vangelo
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
“Sono io che ho bisogno di essere battezzato da Te”. Trovo giusto partire, per la nostra riflessione, dalla parola di Giovanni il Battista a Gesù: “sono io che ho bisogno di essere battezzato da te”. Certamente Giovanni stava esprimendo la sua consapevolezza di essere un peccatore bisognoso del battesimo da parte del Signore, come lui stesso stava amministrando il Battesimo per la remissione dei peccati. Questa medesima consapevolezza dovrebbe proprio essere in ciascuno di noi: la fede dovrebbe essere un bisogno, il senso di Dio dovrebbe essere una necessità. È possibile vivere senza Dio? È possibile vivere senza aprirsi alla dimensione della trascendenza? Oggi molti vivono così, vivono come se Dio non esistesse. Ma che vita è quella che è fatta solo di cose umane? Che vita può essere quella che corre solamente nella prospettiva della morte? Chiedere il Battesimo, “avere bisogno di Dio”, come Giovanni ci aiuta a dire, è in funzione della speranza. Noi crediamo, noi chiediamo il Battesimo perché vogliamo fare la nostra professione di fede in Dio creatore ma anche salvatore; è perché noi vogliamo aprirci a quella dimensione di speranza che dà il senso e il gusto a tutta una vita; è perché vogliamo avere quella serie di valori grandi, veri, belli, nobili che danno senso a tutta quanta l’esistenza di un uomo. Io vorrei che oggi, anzitutto, riscoprissimo il profondo senso di speranza che è in noi grazie al nostro battesimo. Vorrei che tutti facessimo memoria sacramentale del nostro battesimo, ovvero vorrei che mettessimo al centro della nostra preghiera quella speranza cristiana di cui siamo figli e per la quale trova senso il nostro essere in chiesa oggi. Se noi siamo qui a celebrare l’Eucarestia è per dare corpo a quella speranza cristiana che è in noi fin dal giorno del Battesimo. Nasca in tutti noi un vivissimo senso di ringraziamento per il battesimo che ci è stato dato come dono di fede da chi ci ha generato alla vita. Solo nella consapevolezza di questo dono e solo nella dimensione di ringraziamento per la speranza cristiana profusa in noi possiamo poi capire ciò che le altre scritture ci dicevano.
Isaia
Is 55, 4-7
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona».
Anzitutto il dovere di essere testimoni. “L’ho costituito come testimone tra i popoli”, diceva il profeta nella prima lettura. Isaia si riferisce, anzitutto, alla sua vocazione: il suo essere profeta è un essere stato costituito come testimone tra i popoli. Il suo ministero dovrà essere di esempio per tutti gli uomini che lo ascolteranno, che lo conosceranno, che si fideranno anche della sua parola. Il testo, però, è anche riferibile a tutto Israele. È tutto il popolo che Dio si è scelto ad essere chiamato al dovere della testimonianza. È tutto Israele ad essere chiamato a portare nel mondo quella testimonianza di fede che rende vera la promessa di Dio. Tutti i popoli della terra hanno, per così dire, diritto a vedere nel popolo di Israele un testimone fedele di ciò che la sua fede dice.
Così, però, è anche per il popolo dei battezzati, ovvero, ancora una volta, anche per noi. Il battesimo che ci è stato dato deve diventare in noi principio di quella novità cristiana che spinge ad una testimonianza vera, credibile, forte, unica. Se il popolo cristiano non è il primo testimone gioioso della sua fede, dei valori che sono in lui, della Verità che ha ricevuto, tutta la Chiesa perde credibilità e vigore. Noi siamo un popolo di testimoni. Il che significa, come per Israele, che gli altri hanno quasi un diritto a vedere in noi quella figura di testimoni di Dio che sempre è necessaria all’umanità. Recuperare la nostra coscienza battesimale significa comprendere il valore, la bellezza, la forza di questa testimonianza che noi tutti siamo chiamati a dare. È una delle dirette conseguenze del nostro battesimo.
Efesini
Ef 2, 13-22
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
Così, poi, San Paolo: “voi che eravate i lontani, siete divenuti vicini”. Qual’è l’effetto del Battesimo? È farci sentire la vicinanza di Dio, è ricordarci che noi non siamo lontani da Dio. È una delle più belle definizioni possibili. Nessuno, per quanto peccatore, è mai lontano da Dio. Ma il battezzato è ancor più vicino a Dio di quanto egli creda. È il Battesimo che rende Dio vicino a ciascuno di noi ed è per questo che prende forza anche la stessa celebrazione alla quale stiamo partecipando. Dio non solo non è lontano da noi e noi non solo non siamo lontani da Dio, ma in forza del nostro comune battesimo, possiamo dire che Dio ci si rende vicino, ci si fa incontro, ogni volta che noi celebriamo l’Eucarestia. Non c’è “muro di separazione” tra Dio e l’uomo, perché Gesù Cristo, nella sua passione, morte e risurrezione – il mistero da cui nasce anche il Sacramento del Battesimo – ha abbattuto qualsiasi divisione e ha sanato qualsiasi lontananza. Così che anche noi possiamo dire di essere “familiari di Dio e concittadini dei santi”, non già nella verità della vita eterna, ma nel cammino di questa vita. Noi siamo concittadini dei santi perché eredi dei valori cristiani, noi siamo familiari di Dio ogni volta che esprimiamo quel nostro spirito di fede che ci ha portati qui, questa mattina, a celebrare questa lode del Signore. Noi siamo concittadini dei santi e familiari di Dio ogni volta che facciamo rivivere gli effetti del nostro battesimo. Noi siamo concittadini di Dio e familiari dei santi ogni volta che accendiamo in noi il gusto per le cose della vita eterna, per le cose di Dio. Questo è possibile ogni volta che facciamo di Cristo la nostra pietra angolare, ovvero ogni volta che viviamo, con intenso spirito di fede, il nostro essere credenti. Se rinneghiamo Cristo, se non siamo capaci di vivere quella fede che ci è stata donata, noi non solo non facciamo un buon servizio a Cristo e alla Chiesa, ma addirittura impediamo l’azione di evangelizzazione che Dio opera nel mondo.
Per Noi
- Che ne è, allora, del nostro battesimo?
- Dove brilla in me la speranza alla quale sono stato chiamato?
- Come vivo io la mia testimonianza di fede cristiana?
Credo che, se diventeremo sempre più consapevoli che il Battesimo è un dono, vivremo la fede come una scelta. Al dono non si può dare prezzo: è un dono ricevuto noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo come tale. La scelta di credere, la scelta di rendere vivi gli effetti di quell’evento lontano nel tempo ma sempre vivo nella memoria di fede che dobbiamo avere, è frutto della nostra libertà. Di quella libertà a cui siamo chiamati e che trova essa stessa radice proprio nel Battesimo stesso.
Un pensiero anche alla trasmissione della fede che, come sappiamo, non è più scelta da tutti i nostri figli, da coloro che noi abbiamo educato e verso i quali siamo testimoni della fede. Credo che due siano le dimensioni nelle quali dirigere la nostra azione. Da un lato il richiamo a chi è pure figlio dei valori della fede cristiana. Il richiamo a prendere sul serio in mano la propria coscienza, il richiamo a prendere sul serio in mano la storia della propria anima e della propria vita di fede. Il richiamo per una coerenza grande che, poi, diventa anche responsabilità nel trasmettere la fede.
La seconda: per chi proprio rimane chiuso e refrattario, si scopra il Battesimo di desiderio. Consiste nella consacrazione di un bambino che non viene battezzato fatta da un nonno, da un parente, da uno che ha cuore il fatto che una vita senza Dio, una vita senza fede, è povera, incompleta, monca, priva di speranza.
Ecco, riscoprire il Battesimo è un po’ tutte queste cose insieme. Auguriamoci che la festa del Battesimo del Signore aiuti noi tutti a riscoprire il nostro Battesimo perché sia chiaro quanto è bello vivere di fede e donare la fede agli altri.