Sabato dopo l’Epifania.
Concludiamo la nostra settimana liturgica e questo ciclo del tutto speciale di scritture.
Cantico dei Cantici
Ct 4, 7-15. 16e-f
Lettura del Cantico dei Cantici
Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto. Vieni dal Libano, o sposa, vieni dal Libano, vieni! Scendi dalla vetta dell’Amana, dalla cima del Senir e dell’Ermon, dalle spelonche dei leoni, dai monti dei leopardi. Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più di ogni balsamo. Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano.
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e àloe, con tutti gli aromi migliori. Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive che sgorgano dal Libano. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.
In quest’ultimo brano che la liturgia ci fa leggere, oltre alla descrizione mediorientale alla quale siamo abituati dopo le letture di questi giorni, l’autore sacro ci ha detto: “tu mi hai rapito il cuore”. È una parola che ogni amato avrà detto alla sua amata e che, quindi, può essere nell’esperienza di tanti di noi. Ma è anche la parola che noi possiamo dire a Dio, è anche la parola che l’anima può dire al suo Signore. Noi siamo qui per dire: la nostra anima si sente sorretta in tutto e per tutto dalla grazia di Dio, e questo è ciò che allieta il cuore.
Efesini
Ef 5, 21-27
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
Anche la pagina di San Paolo ha un duplice criterio di lettura. Da un lato, infatti, essa parla del rapporto tra moglie e marito, da intendersi bene, come consiglio per vivere quella santità del matrimonio che tutti coloro che vivono questa vocazione, sono chiamati a realizzare.
Dall’altro lato questa pagina parla del rapporto tra Cristo e la Chiesa. In questo rapporto è la Chiesa che sempre deve essere relativa a Cristo, sempre deve essere a Lui “sottomessa”, cioè in grado di attingere da lui solo e di rimandare a lui solo. Questa relatività della Chiesa a Cristo è il cuore di ogni dottrina ecclesiale. La chiesa non brilla di luce propria, dicevano già i padri antichi, ma è come la luna, che riflette la luce che viene da Cristo.
Anche la nostra chiesa sarà sempre più bella e più vera se sarà sempre più relativa a Cristo.
Vangelo
Mt 5, 31-32
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Fu detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
Così come le parole del Vangelo. Esse si applicano direttamente al matrimonio, ovviamente, ma non sono finalizzate solo ad una catechesi su questa vocazione. Queste parole dicono a ciascuno di noi che qualsiasi cammino di fede o qualsiasi realtà ecclesiale che terminasse, che smettesse di riferirsi a Cristo, avrebbe in sé qualcosa di adulterino. Un rapporto di fede che non fosse del tutto relativo a Cristo, un rapporto di fede che non portasse a confrontarsi sempre con il Signore, avrebbe qualcosa che non funziona: non sarebbe né adulto né maturo.
Per Noi
La settimana dopo l’Epifania ha il compito di farci riflettere sulla bellezza del nostro Battesimo, che rinnoveremo domani nella festa del Battesimo del Signore, ed ha il compito di provocare la nostra riflessione su come noi stiamo vivendo questo compito e questo momento di fede.
- Come vivo la grazia del Battesimo?
- Sono coerente con la forza di quel primo sacramento che ha fatto iniziare anche in me la vita cristiana?
- Quali le maggiori incoerenze per questo tempo?
Fermiamoci a comprendere bene che rinnovare il Battesimo non è un atto formale, un rito a cui possiamo accedere semplicemente andando in Chiesa, ma, piuttosto, consiste in quella grazia del tutto particolare e da chiedere sempre, grazie alla quale ciascuno di noi può crescere in quella dimensione di “sottomissione” a Cristo che salva.
- Come mi preparo a rinnovare le promesse del mio battesimo?