Martedì 12 novembre

Ultima settimana dell’anno liturgico – martedì 

La spiritualità di questa settimana

In questo giorno facciamo memoria di San Giosafat, il grande uomo che ha illuminato il suo secolo. Di nazionalità ucraina, egli apparteneva alla Chiesa ortodossa. Fu l’incontro con la Chiesa cattolica a persuaderlo a passare nella comunione con la Chiesa di Roma, alla quale sempre tenne tantissimo e per la quale operò visivamente ed efficacemente nel corso del suo ministero. Giosafat fu così dedito alla Chiesa di Roma che ebbe anche sepoltura presso la tomba del principe degli apostoli. Credo che solo già questa nota biografica ci spinga a guardare con particolare rispetto e fiducia a quest’uomo che diede il meglio di sé per vivere la comunione nella Chiesa. Fu ucciso da un gruppo di facinorosi mentre attendeva ad una visita pastorale.

La Parola di questo giorno

LETTURA Ap 21, 9-14
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

In quel giorno. Venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

SALMO Sal 44 (45)

Il Signore ama Gerusalemme come una sposa.

Liete parole mi sgorgano dal cuore:
io proclamo al re il mio poema.
Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.
Alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. R

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Gli abitanti di Tiro portano doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo favore. R

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate;
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re. R

VANGELO Mt 24, 45-51
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Apocalisse

Anche alla luce di questa nota possiamo capire meglio il significato dell’Apocalisse. Per quale motivo un uomo dovrebbe darsi da fare per la Chiesa? Per quale motivo un uomo affronta le difficoltà, i pericoli, le contrarietà della vita? Perché la visione di Gerusalemme, della Gerusalemme che viene dal cielo, sta davanti a noi. Avere la visione della Gerusalemme celeste davanti a noi significa ricordarci sempre che il destino dell’uomo è l’incontro con Dio. Noi siamo fatti per questa comunione e per questa meta. Il cuore dell’Apocalisse, la rivelazione della consolazione che essa offre tocca, oggi, una delle sue mete più importanti. La visione che viene offerta mentre si stanno sciogliendo i sigilli che sono tutte realtà catastrofiche, dice bene la consolazione che Dio opera per l’uomo, anche in un mare di problemi. Giosafat ha saputo vedere questa luce, ha saputo operare perché la visione della Gerusalemme celeste potesse sempre attirarlo e guidarlo.

Vangelo

Sia l’Apocalisse che la vicenda spirituale di San Giosafat ci aiutano, poi, a capire il Vangelo. Il Signore ci sta dicendo chiaramente che è nella perseveranza che un’anima troverà la sua pace. Perseveranza che si unisce alla vigilanza. L’atteggiamento a cui il Vangelo vuole farci giungere è quello di chi rimane spiritualmente desto, mentre si vivono i giorni feriali della vita. Con i simboli di questa piccolissima similitudine, Gesù ci ricorda che egli vorrebbe vedere delle anime che sono sempre attente, che sempre lavorano per la loro salute e salvezza, nella costante ricerca di quel fine che, solo, dà senso ai giorni feriali dell’uomo. Gesù dice chiaramente che senza questa capacità di vigilare sui propri giorni e senza questa perseveranza, si rimane, alla fine, delusi, fuori dalla porta della vita eterna, esclusi dalla visione del volto di Dio.

Per noi e per il nostro cammino di fede

Credo che le due letture insieme ci stiano invitando ad essere perseveranti e vigilanti. Anche noi, infatti, abbiamo bisogno di queste virtù, se vogliamo giungere alla vita eterna promessa ad ogni uomo e, quindi, anche a noi. Vivere con attenzione i giorni della vita feriale per trovare in essi il gusto dell’eternità non è facile. È possibile dove si conserva il gusto dell’attesa di qualcosa che deve ancora venire; è possibile solo quando uno rimane desto, senza abbandonarsi a tante altre realtà che possono essere anche presenti nella vita dell’uomo, ma che non sono in grado di appagarlo. In questo modo la liturgia ci sta preparando già ad iniziare il nuovo anno liturgico e a vivere quella spiritualità che sarà tipica del tempo di Avvento.

Chiediamo a San Giosafat di intercedere per noi, perché possiamo sempre essere anime che mai si fermano, mai si stancano, mai si accontentano di quello che già si possiede. Chiediamo di essere anche noi sempre più attratti da quel fascino di vita eterna che viene proprio dalla visione del volto di Dio. Rendiamoci anime infaticabili fino a quel momento, fino al giusto riposo che godremo nella Gerusalemme celeste.

Qualche provocazione

  • Mi sento sempre in cammino e sempre spronato a giungere alla novità della vita eterna?
  • Lascio che sia il Signore a guidarmi e l’esempio dei santi a sostenermi?
2024-11-09T20:46:18+01:00