Ultima settimana dell’anno liturgico – mercoledì
La spiritualità di questa settimana
Dopo le feste dei santi Martino e Giosafat, si ritorna alla ferialità dei giorni. In questi ultimi giorni dell’anno liturgico saranno soprattutto le visioni di Giovanni descritte nell’Apocalisse a dare slancio e forza al nostro cammino in vista della fine dell’anno liturgico.
La Parola di questo giorno
LETTURA Ap 21, 15-27
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall’angelo. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.
SALMO Sal 86 (87)
Verranno tutti i popoli alla città del Signore.
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R
Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». R
VANGELO Mt 25, 1-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Apocalisse
La visione di oggi è una visione illuminante. Anzitutto, nella prima parte, abbiamo capito che essa è tutta giocata sulla simbologia del numero 12. Tutto si riduce a questo numero e ai suoi multipli. Perché? Cosa sta dicendo il testo? Semplicemente questo simbolo è utilizzato in riferimento sia alle 12 tribù di Israele che agli apostoli e serve come elemento chiaro per dire che tutto è destinato ad essere ricapitolato in Dio. Non c’è tempo dell’uomo, non c’è storia dell’uomo, non c’è nulla che non troverà il suo senso in Dio. Tutto è destinato a Dio. Ecco il cuore della prima parte della rivelazione.
La seconda parte ruota tutta intorno alla bellezza della città, al suo non avere templi, al suo avere porte che rimangono sempre aperte e al suo essere sempre illuminata dalla luce del sole, senza avere mai alcun bisogno. È un simbolo della città di Dio. In essa non c’è più bisogno di quello spazio sacro che celebravamo anche solo qualche giorno fa. Dio sarà tutto per coloro che sono giunti a questa meta, ecco perché non ci sarà alcun bisogno di spazi sacri. Così pure come le porte saranno sempre aperte perché non ci sarà nessun pericolo, tutto sarà ormai stabile nelle mani di Dio.
Il simbolo della luce che non tramonta mai è simbolo del tempo che non ci sarà più. Mentre la vita presente è tutta immersa nello scorrere del tempo, ecco che l’eternità è al di là del tempo e non c’è più nulla che richiami ad esso.
Vangelo
Questa bellissima visione lascia però spazio al Vangelo che ci riporta con i piedi per terra. Adesso è il tempo dell’attesa, adesso è il tempo anche dell’assopimento, del sonno, della stanchezza. Adesso è il tempo in cui le ore fluiscono e, dopo la luce del giorno, arriva l’oscurità della notte. La parabola è un piccolo concentrato di elementi che ci stanno dicendo che il tempo presente è lotta, è difficoltà, è fatica, è senso di attesa. È nel tempo presente che noi tutti siamo chiamati a vivere bene la nostra fede, nonostante le stanchezze che ci possono capitare e nonostante l’assopimento che può anche prendere la nostra coscienza.
Per noi e per il nostro cammino di fede
Credo che le due letture insieme ci invoglino a sollevare lo sguardo e a contemplare la bellezza della vita eterna. Noi, immersi nel tempo, abbiamo bisogno di contemplazione: sapere che il nostro tempo non è l’ultima cosa che vivremo. A noi è detto che, per quanto la vita possa essere bella, è necessario qualcosa che ci rimandi e che ci spinga oltre essa. Il fluire del tempo che oggi sperimentiamo deve avere la possibilità di comporsi con la contemplazione della vita eterna, altrimenti rimaniamo schiacciati dal peso del tempo e dalle preoccupazioni che in esso nascono.
Chiediamo al Signore di essere come le vergini: uomini, donne che sanno sperimentare le cose del tempo rimanendo anche a volte schiacciati sotto il loro peso, ma anche uomini e donne che sanno riaccendere la loro fiaccola, in attesa dell’incontro con Lui, richiamati da quelle tante voci che ci ricordano che la vita viene da Dio ed è fatta per tornare a Lui.
Provocazioni dalla Parola
- Come vivo il tempo?
- Cosa provoca in me la visione della vita celeste?