Ultima settimana dell’anno liturgico – giovedì
Introduzione
È ancora la contemplazione della vita celeste che deve spingerci a meditare oggi.
La Parola di Dio
LETTURA Ap 22, 1-5
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. Colui che parlava mi mostrò un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli.
SALMO Sal 45 (46)
Nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. R
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. R
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.
Fermatevi! Sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. R
VANGELO Mt 25, 14-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Apocalisse
La visione di oggi completa quella di ieri. Ancora molti simboli.
Anzitutto il simbolo dell’acqua, come elemento che dà vita. La vita eterna non ha più nulla a che fare con il dolore e con la morte. Tutto canta la vita di Dio e tutto partecipa della sua esistenza.
Si raccoglie frutto ogni mese, come abbiamo sentito. È un modo per dire che, nella vita eterna, si trova il senso di tutto, la pienezza di tutto. È una dimensione solo rivolta al bene, non si sperimentano più tutte quelle realtà che fermano il cammino sulla terra.
Le foglie degli alberi servono a guarire le nazioni. È anche questa un’immagine molto forte ed importante, che ci ricorda che nella vita eterna si entra certo anche con i propri meriti, ma, soprattutto, per la grande misericordia di Dio. Le foglie che guariscono le nazioni servono proprio a dire che la misericordia di Dio regna nel cuore di Dio fino all’ultimo e guida ogni uomo verso la piena comunione con l’Altissimo.
Non c’è più maledizione e si porta il sigillo di Dio sulla fronte. L’eternità non permette più di sperimentare la caducità e i mutamenti della vita. C’è solo il bene, simboleggiato dalla bellezza e dalla luce che invadono la città e che la città stessa fa uscire da essa. Finalmente, potremmo dire, un’anima dopo le lotte, le fatiche, le difficoltà, le resistenze dell’esistenza troverà pace.
Nella città di Dio si regna per i secoli dei secoli, ovvero non c’è spazio altro che per la comunione con Dio.
Vangelo
Ovviamente il Vangelo, come tutto il resto della settimana, è stato scelto per farci riflettere sull’importanza della vigilanza e della perseveranza nel bene. Così la parabola insegna che l’eternità ha attinenza con il tempo. C’è un senso di continuità tra il tempo presente e l’eternità, nel senso che le decisioni del tempo presente possono avvicinarci ad essa o, al contrario, allontanarci. Ci avvicina all’eternità la custodia dei doni di Dio non egoistica, il saperci spendere per gli altri, il saper mettere a frutto qualità, doti, talenti che ci sono stati dati. Al contrario il possesso egoistico di queste realtà, la pigrizia, il non darsi da fare per gli altri, ci allontanano da quella vicinanza con Dio che ogni anima vorrebbe sperimentare. L’invito del Vangelo è, dunque, quello di vivere bene il tempo, dando un orientamento e un orizzonte alle nostre opere. Sarebbe stolto vivere solo per sé, senza alcuno sguardo sul futuro e senza nessuna ricerca di senso dei propri giorni. Senza questa operosità della vita, senza pensare all’eternità, si ridurrebbe tutto solo a fatica, possesso, ambizione. Tutte cose che respingono la vita eterna.
Per noi e per il nostro cammino di fede
Credo che tutti siamo invitati a riflettere sul senso dei nostri giorni. Che senso hanno le nostre fatiche? Che senso hanno le difficoltà che sopportiamo? Che scopo hanno le cose della vita di ogni giorno? La Parola di Dio ci ha risposto. Se esse sono indirizzate verso la vita eterna, scopo e speranza della vita, se esse sono un modo per servire gli uomini e quindi Dio, allora trovano un senso, si capisce il loro legame con la vita eterna. Viene una forza che ci permette di affrontare ogni cosa, perché la speranza della vita eterna riempie ogni vuoto interiore. È l’atteggiamento dei servi operosi.
Ma se tutto non ha uno scopo, se la vita è fatta solo di giorni contati, allora si capisce il comportamento di chi sotterra i talenti in una buca. Che senso avrebbe impegnarsi e poi tutto deve finire? Se manca la luce dell’eternità, le opere perdono gran parte del loro senso e risulteranno essere solo una fatica da scansare.
Chiediamo oggi al Signore di avere un po’ di fede, per capire che le opere sono certamente importanti nella fede, ma solo quando si dirigono a Dio e solo quando permettono all’uomo di vivere bene tutti i suoi talenti e possibilità.
Provocazioni dalla Parola
- Che senso hanno le nostre fatiche?
- Che senso hanno le difficoltà che sopportiamo?
- Che scopo hanno le cose della vita di ogni giorno?