Settimana della quinta domenica dopo l’Epifania – giovedì
Meditiamo insieme le Scritture.
Siracide
Sir 31, 1-11
Lettura del libro del Siracide
L’insonnia del ricco consuma il corpo, i suoi affanni gli tolgono il sonno. Le preoccupazioni dell’insonnia non lasciano dormire, come una grave malattia bandiscono il sonno. Un ricco fatica nell’accumulare ricchezze, e se riposa è per darsi ai piaceri. Un povero fatica nelle privazioni della vita, ma se si riposa cade in miseria. Chi ama l’oro non sarà esente da colpa, chi insegue il denaro ne sarà fuorviato. Molti sono andati in rovina a causa dell’oro, e la loro rovina era davanti a loro. È una trappola per quanti ne sono infatuati, e ogni insensato vi resta preso. Beato il ricco che si trova senza macchia e che non corre dietro all’oro. Chi è costui? Lo proclameremo beato, perché ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo. Chi ha subìto questa prova ed è risultato perfetto? Sarà per lui un titolo di vanto. Chi poteva trasgredire e non ha trasgredito, fare il male e non lo ha fatto? Per questo si consolideranno i suoi beni e l’assemblea celebrerà le sue beneficenze.
Quale risposta dà l’uomo a quel progetto di sapienza che consiste nel vivere la fede con intensità e con sincerità?
Le risposte sono diverse ma, secondo le scritture di oggi, si possono tutte radunare attorno ad un unico tema: l’uomo si sfoga nel provvedere alle cose della vita. Le letture ci danno diverse sottolineature. Le prime due vengono proprio dall’Antico testamento, dal libro del Siracide che accompagna i nostri giorni.
Anzitutto c’è il ricco, che ha come principale preoccupazione il suo patrimonio. È talmente preso da questa preoccupazione che non ha mai riposo nei suoi giorni, perché le preoccupazioni non lo lasciano mai. Bellissima la sottile ironia con cui il Siracide lo descriveva: se il ricco riposa è per darsi a qualche ricerca di piacere smisurato! È difficile, come poi dirà Gesù nel corso della sua predicazione, trovare un ricco che abbia quell’animo di fede che ci è stato descritto ieri. L’animo di chi ricerca il Signore e mette i suoi beni a servizio di questa ricerca, propria o anche di altri.
Il Siracide esaminava poi il comportamento di chi, invece, sa affidarsi a Dio. Non conta il suo stato sociale, non contano le ricchezze a sua disposizione. Conta il desiderio di piacere a Dio. Costui è beato! È beato veramente chi sa rimettere ogni cosa nelle mani di Dio e chi sa affidarsi alla sua amorevole provvidenza.
Vangelo
Mc 8, 10-21
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?
E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».
Anche il discepolo fa fatica a comprendere questa verità. Tant’è vero che, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, durante una traversata del lago, l’unico argomento di discussione dei discepoli pare essere quello della scarsità del cibo: non hanno preso viveri a sufficienza per quello spostamento. Ecco che la discussione parte: perché c’è stata disattenzione? Di chi è la colpa? Cosa si può fare per riparare la situazione? Gesù è presente, ascolta il discepolo che fa questo ragionamento e non può non intervenire. Per questo domanda ai discepoli se proprio non hanno ancora capito che a Lui sta a cuore un’altra cosa. Se essi, i discepoli che lo hanno seguito, si preoccupano per le cose della vita con quella smisurata mania di provvedere a tutto, in che cosa differiranno dagli altri? Non ci sarà differenza! Ma, allora, come richiamare la differenza del credente che si affida a Dio? Se tutto si riduce a una smania di possesso, se tutto si riduce ad un continuo pensare alle cose dell’esistenza, che ruolo ha la fede? Il discepolo pensa alle cose della vita, si dà da fare per le cose dell’esistenza, ma non perde la testa in esse, non va in ansia e panico per le cose di ogni giorno. Egli sa che tutto è nelle mani di Dio! Gesù rimanda ai miracoli di moltiplicazione già avvenuti e richiama l’abbondanza estrema di ciò che è avanzato, per dire a tutti che dove c’è Dio, c’è tutto. Dove c’è preoccupazione eccessiva, dove non c’è Dio, la vita è solo frenesia e rincorsa, inutile, di 1000 e 1000 cose.
Per Noi
- Noi da che parte stiamo?
- Quale preoccupazione ci invade?
Credo che anche questo Vangelo ci aiuti a lavorare su quella “differenza cristiana” che dovrebbe contraddistinguerci. Non ci differenziamo da chi non ha fede perché non lavoriamo: il cristiano mette a frutto il suo tempo e i suoi talenti lavorando e collaborando alla creazione.
Non ci differenziamo dagli altri perché non ci sentiamo immersi nelle cose del nostro tempo. Il libro del Siracide ce lo ha detto ieri. Piuttosto ci differenziamo perché ci sentiamo accompagnati e protetti da Dio in tutto e intraprendiamo lavori, viaggi, discussioni, confronti, con questo stile.
- Lo stile del credente sta operando in me?
Chiediamo questa grazia, per sentire che il Signore non ci abbandona e per trovare sempre, nell’Eucarestia, la forza per la testimonianza della fede nella nostra esistenza.