Lunedì 13 febbraio

Settimana della penultima domenica dopo l’Epifania – lunedì

La spiritualità di questi giorni

Inizia un’ultima fase del tempo dopo l’Epifania. Le ultime due settimane hanno un tono particolare che intende avvicinarci alla Quaresima. È per questo che cambiano anche i libri che leggiamo nel lezionario.

La Parola di questo giorno

LETTURA Sap 8, 17-18. 21 – 9, 5. 7-10
Lettura del libro della Sapienza

Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio che nella parentela con la sapienza c’è l’immortalità e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani sta una ricchezza inesauribile e nell’assidua compagnia di lei c’è la prudenza e fama nel conversare con lei, andavo cercando il modo di prenderla con me. Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo, se Dio non me l’avesse concessa – ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono –, mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore: «Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l’uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, immagine della tenda santa che ti eri preparata fin da principio. Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito».

SALMO Sal 77 (78)

Diremo alla generazione futura la legge del Signore.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. R

Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele,
che ha comandato ai nostri padri
di far conoscere ai loro figli,
perché la conosca la generazione futura,
i figli che nasceranno. R

Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi. R

VANGELO Mc 10, 35-45
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

La sapienza della vita

Potrebbe proprio sembrarci che le due Scritture siano in forte contrasto.

Da un lato abbiamo la preghiera di re Salomone per chiedere il dono della sapienza. È una preghiera piena di saggezza. È la preghiera di un uomo che sa di essere stato chiamato ad un compito grande – reggere tutto il popolo di Israele ed essere anche suo giudice – e, per questo, riconosce che le sue forze sono limitate, umili, piccole. Proprio per questo motivo, con vero spirito di sapienza, Salomone chiede questo dono a Dio. Egli riconosce che Dio non solo è il sapiente, ma che la sua sapienza ha presieduto alla creazione di ogni cosa. Per questo egli la invoca su di sé, per vivere bene quel compito che gli viene assegnato e per essere esempio per gli altri.

Nel Vangelo avviene anzitutto l’opposto. Abbiamo due fratelli: Giacomo e Giovanni. Brutti caratteri ma, certamente, uomini ricchi di grandissimi doni. Essi sanno di valere, sanno che Dio li ha sovrabbondantemente dotati. Per questo, forse anche sostenuti dalla loro madre, chiedono ciò che apparentemente sembra impossibile: sedere nella vita eterna uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Cosa che il Signore stesso ammette di essere riservata al Padre. Solo lui sa chi sono costoro, solo lui ha potuto preparare il “seggio” per queste anime certamente elette. Eppure anche il Signore riconosce i meriti di Giacomo e di Giovanni, dicendo apertamente che sarebbero anche loro stati capaci di bere il suo calice, ovvero di seguirlo sulla via della donazione di sé per la vita eterna.

Sembra molto più sapiente l’atteggiamento degli altri dieci discepoli che si sdegnano per questa richiesta e apertamente si oppongono a quello che i loro amici hanno detto. Anche loro ricevono, al pari di tutti, l’unica vera regola di sapienza per entrare nella vita eterna: imparare a servire. È la sapienza del servizio che spinge verso l’eternità. È la gratuità del servizio che permette di assomigliare al Signore.

È la perseveranza nel servizio che produce il risultato sperato: la comunione con Dio.

Il nostro cammino di fede

Entrando in quest’ultima fase del tempo dopo l’Epifania anche noi veniamo educati da questa parola. Parola che ci ricorda che la sapienza della vita è una grazia da implorare, è un dono da chiedere. La sapienza della vita, ci dicono questi testi sacri, nasce dalla preghiera ma si esercita, poi, nel modo di interpretare i giorni. Se uno vive i propri giorni animato da spirito di servizio, se uno fa della sua vita un atto di donazione ad imitazione del Signore, la sapienza di Dio abiterà in lui. Viceversa, se uno tratterrà per sé la propria vita, se non ci sarà alcuna capacità di donazione per gli altri, se mancherà lo slancio della generosità e dell’amore, nessuna sapienza di vita potrà abitare in quest’anima. Sapienza di vita è, poi, anche accettare ciò che si è, senza ambire a posti troppo alti. Giacomo e Giovanni, edificati dalla Parola del Signore, ce lo ricordano. Il cammino della sapienza coincide sempre con il cammino dell’umiltà. Quando uno si impegna ad essere umile, la sapienza di Dio viene ad abitare dentro di lui. La sapienza di Dio risiede, infatti, dove l’anima imita Dio. La sapienza di Dio viene in chi è povero ed umile di cuore. La sapienza di Dio abita nel cuore di colui che si impegna a vivere lo spirito delle beatitudini. Anche noi dobbiamo meditare su questa lezione sempre difficile da comprendere ma sempre efficace per la nostra vita spirituale e per il nostro agire di fede.

Intenzioni di preghiera

Oggi più che segnalare qualche intenzione di preghiera, vi inviterei a rileggere la seconda parte della prima lettura, quella che contiene, appunto, la preghiera di Salomone. Suggerirei di dirla lentamente, assaporando parola per parola, così da poter comprendere bene lo spirito con cui questa preghiera è stata pronunciata. Nel silenzio, nell’attenzione del cuore, nella ricerca dell’intimità con Dio, anche noi, piccole anime che cercano la sapienza, potremo assaporare la bellezza, la semplicità, l’umiltà della sapienza che viene da Dio.

2023-02-10T09:23:31+01:00