Settimana della 5 domenica di Avvento – Lunedì
Le sorprese di Dio non finiscono mai!
Entriamo, ormai, nell’ultima parte dell’Avvento. Inizieremo, dopo domani, la novena di Natale. Sono tanti i segni che ci dicono che il tempo dell’attesa sta per compiersi. Vivremo poi, a partire da venerdì, la serie delle “ferie prenatalizie”, cioè la serie di quei giorni santi che la Chiesa ci dona per entrare in comunione ancora più profonda con il mistero di Dio che si rivela a noi nella nascita di Cristo. Viviamo questa settimana alla luce della sorpresa di Dio che non finisce mai di sorprendere.
La Parola di Dio per questo giorno
EZECHIELE 36, 16. 22a. 29-38
Lettura del profeta Ezechiele
In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Annuncia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le nazioni. Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini. Non per riguardo a voi io agisco – oracolo del Signore Dio –, sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o casa d’Israele. Così dice il Signore Dio: Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà di nuovo coltivata e si dirà: “La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell’Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate”. Le nazioni che saranno rimaste attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e coltivato di nuovo la terra che era un deserto. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò. Così dice il Signore Dio: Lascerò ancora che la casa d’Israele mi supplichi e le concederò questo: moltiplicherò gli uomini come greggi, come greggi consacrate, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saranno ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore».
SALMO Sal 105 (106)
Benedetto il Signore, Dio d’Israele.
Egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.
Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore. R
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria. R
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. R
PROFETI Os 6, 1-6
Lettura del profeta Osea
In quei giorni. Osea disse: «Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra». Così dice il Signore Dio: «Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti».
VANGELO Mt 21, 33-46
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai capi dei sacerdoti ed agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
La sorpresa di una chiama alla purificazione
Le immagini e le parole di Ezechiele cambiano ormai tono. Dalle profezie forti, dalle tinte minacciose, si passa a visioni più dolci e a richiami non meno intensi ma assai più accessibili. Il richiamo è molto comprensibile fin dalle prime righe: il profeta invita a vergognarsi dei propri peccati e a chiedere a Dio il perdono delle proprie colpe. Rimettendo ogni cosa in Dio, non rimanendo chiusi nel proprio peccato, arrossendo per le colpe commesse, l’uomo si libera da esse. Le affida a Dio e, per questo, affida il peso che grava su di lui all’unico che è in grado di sopportarlo: Dio stesso. Da quando l’uomo vive questo, da quando cioè si sgrava del proprio peccato per donarlo a Dio, anche l’alleanza con la terra torna al suo splendore. Quella terra che è deturpata dal peccato dell’uomo e che, per questo, gli diventa nemica, torna ad essere amica e torna a donare quei frutti senza i quali la vita dell’uomo nemmeno potrebbe essere. Una visione molto moderna, che ci richiama a quel “provare vergogna” che Papa Francesco richiama molto spesso nei suoi interventi.
La grazia della purificazione era al centro anche del brano di Osea, che richiamava tutti a tornare al Signore, perché Dio, che ha svelato all’uomo il suo peccato, è l’unico in grado di purificarlo da quel peccato. Il ritorno dell’uomo a Dio è come una pioggia di primavera, dolce, che permette al seme gettato nella terra di germogliare. Con questa immagine il profeta sta quasi supplicando l’uomo perché, pentito del suo peccato, torni a Dio. La dolcezza del richiamo del profeta sta proprio in questo: Dio non condanna l’uomo che torna. Dio, invece, non può che lasciare al proprio destino chi rimane ostinato nel proprio peccato.
La grazia della purificazione che i profeti avevano intuito e della quale avevano parlato, si compie, tuttavia, solo con la venuta di Cristo. È lui che prende su di sé il peccato dell’uomo per espiarlo. È lui che permette quella riconciliazione con il Padre che diviene reale solo nella Croce. Purificazione che diventa la vera attesa di tutto un popolo che ama lodare il Signore. È questo l’atteggiamento spirituale che dovrebbe essere in noi ormai sul finire dell’Avvento. La lunga attesa che stiamo ancora compiendo, ci serve a questo: noi diciamo apertamente il nostro desiderio di celebrare il mistero dell’incarnazione perché sappiamo che è solo la vicinanza con Cristo che ci salva. È solo la presenza di Cristo che libera dal peccato di cui, da soli, possiamo sentire solo il peso. Anche noi, quindi, assecondiamo l’invito dei profeti e iniziamo a cercare quella purificazione che non viene dalla nostra buona disposizione o volontà, ma solo dalla grazia di Cristo di cui Egli stesso ci rende partecipi. È il senso di penitenza e di purificazione di questi ultimi giorni di attesa prima della festa dell’incarnazione e dell’incontro con Cristo nel suo prezioso Natale.
Per noi
- Come facciamo nostri gli inviti alla conversione e al perdono?
- Abbiamo già iniziato a preparare la nostra confessione di Natale perché non sia affrettata e all’ultimo momento un ripetere “le solite cose”?
- Come opera in me la grazia del rinnovamento che il Signore propone?
Per gli sposi e la famiglia
Anche in famiglia la grazia del perdono, della comprensione, della misericordia, deve essere un assillo quotidiano. Non perché ci sia sempre, ogni giorno, qualcosa di serio e di grande da perdonare, ci mancherebbe! Piuttosto perché solo nel ricordarci che siamo chiamati a sopportare le difficoltà e debolezze degli altri, è scritta quella via di santificazione che passa anche attraverso la famiglia. Chiediamo questa grazia al Signore in vista della sua venuta.
- Come viviamo il perdono e la riconciliazione in famiglia?
Impegno del giorno
Mettiamoci possibilmente davanti al presepe e cerchiamo di comprendere quale infinito amore di compassione spinge il Signore a farsi carne e a prendere su di sé il nostro peccato.