X dopo Pentecoste
Per introdurci
La riflessione che le letture ci inducono a compiere oggi è già parte della proposta spirituale di domani, giorno dell’Assunta, perché le scritture odierne ci chiedono di riflettere sul legame tra la sapienza e l’immortalità.
- Cos’è per me sapienza?
- Chi è il sapiente?
- Che legame può esserci tra sapienza ed immortalità?
La Parola di questa domenica
LETTURA 1Re 3, 5-15
Lettura del primo libro dei Re
In quei giorni. A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei comandi, come ha fatto Davide, tuo padre, prolungherò anche la tua vita». Salomone si svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò a Gerusalemme; stette davanti all’arca dell’alleanza del Signore, offrì olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servi.
SALMO Sal 71 (72)
Benedetto il Signore, Dio d’Israele.
Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
Ai poveri del popolo renda giustizia,
salvi i figli del misero e abbatta l’oppressore. R
A lui si pieghino le tribù del deserto,
mordano la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni. R
EPISTOLA 1Cor 3, 18-23
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
VANGELO Lc 18, 24b-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Re
La caratteristica fondamentale del regno di Salomone, oggi proposto a noi in questa continua progressione storica che ci sta facendo rileggere tutta la storia della salvezza, è proprio quella della sapienza. Salomone passa alla storia come il re sapiente, il re che chiese questo dono nel giorno stesso dell’apertura del grande tempio di Gerusalemme. La sapienza come dote personale, la sapienza nel giudicare, la sapienza nel governare sono i tre doni che Salomone chiede per sé. Doni che ebbe in abbondanza, tanto che la corte di Salomone rimase la corte splendente nel suo tempo e, come sappiamo sia da racconti biblici sia dalle cronache del tempo, corte invidiata, corte sulla quale convergeva l’interesse internazionale. Sono diventati famosi i casi di giudizio di Salomone nei quali egli impresse tutta la sua sapienza e dimostrò di essere illuminato da Dio. Così come tutto il tempo del regno di Salomone rimane famoso perché, insolitamente soprattutto per Israele, è tempo di pace. Pace prodotta dalla sapienza di Salomone anche nei rapporti con le altre nazioni che danno origine ad un tempo molto diverso da quello del Padre, Davide, che fu tempo di guerra, tempo di continui conflitti per la stabilizzazione del territorio. Questa sapienza, dice con chiarezza il testo, non fu solo il risultato di una vita di studio, di approfondimento, né venne solo dal frequentare ambienti estremamente sapienti, e nemmeno dal fatto che Gerusalemme divenne centro culturale aperto al mondo. Piuttosto fu dono di Dio. Così la scrittura introduce una riflessione sulla sapienza diversa da quella di tutte le altre culture. Se, in tutte le altre culture, il sapiente è l’uomo saggio che si dedica alla lettura, all’approfondimento, allo studio, per la Bibbia c’è una sapienza che è agevolata da tutte queste cose, ma che è, anzitutto, dono di Dio.
Vangelo
Anche il Vangelo insiste su questo tema, con una riflessione molto più pratica. Come in ogni tempo, molti scambiano la sapienza della vita con la fortuna che un uomo riesce ad avere e ad accumulare. Anche nella mente dei discepoli c’è qualcosa del genere e tutto questo diventa oggetto di dialogo con Gesù. Il Maestro prende una posizione forte, ricordando che chi fa coincidere la sapienza con la fortuna nella vita, si occupa solamente delle cose. Costui sarà anche un saggio amministratore di beni, ma non è detto che sia anche un sapiente. Piuttosto Gesù parla di un’altra forma di sapienza, che è quella di chi fa della propria vita un dono per gli altri, un dono incondizionato, un dono totale, un dono unico che si vive in una decisione solenne – quella di chi lascia tutto per servire il Signore – ma che prosegue nelle continue, piccole donazioni di ogni giorno. Costui è sapiente, come il discepolo, che ha fatto di tutta la propria vita un dono al Padre e, per questo, riceverà 100 volte tanto, ma, soprattutto “la vita eterna nel mondo che verrà”. La vera novità del Vangelo è questa: il legame tra sapienza umana ed eternità, il legame tra il modo con il quale si spende la vita nel tempo presente ma in ordine a quello futuro. Il vero sapiente è colui che non solo vive bene in tempo presente, ma sa anche incamminarsi verso quello futuro attratto da quella sapienza che Dio proclama superiore alle altre: la sapienza di chi si dona con gioia, la sapienza di chi si fa prossimo, la sapienza di chi lascia le cose per amore di Dio. Il vero sapiente è, dunque, colui che vive una vita disinteressata di sé, perché fa della vita un dono per gli altri.
Corinzi
La discussione sulla sapienza è molto presente al tempo di Paolo. Paolo ha la fortuna di viaggiare e di conoscere l’ambiente greco, la sua cultura, la sua sapienza. Quella sapienza sottile che è la sapienza dei filosofi. Filosofi che, come sappiamo, lo invitano anche a discutere con loro, ma, presto, lo respingono proprio a causa della sua ostinata predicazione sul tema della risurrezione della carne, impensabile presso i greci che parlavano, al massimo, dell’immortalità dell’anima. A Corinti Paolo trova un ambiente ambivalente: si sentono gli echi delle grandi scuole di filosofia di Atene, ma il mondo è molto più pratico! Ecco perché Paolo, in una città dove il Vangelo è stato accolto e molti sono diventati credenti, poteva dire: “il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani”. Paolo non vuole insultare nessuno, ma intende affermare che una vita che non si spende, una vita nutrita solo da riflessioni teoriche, una vita basata solo su progetti umani, è limitata, definita, destinata a finire. Solo la sapienza di Dio, che è la sapienza che viene dalla Croce di Cristo, mostra in quale modo un’esistenza definita nel tempo, può diventare occasione di eternità. Solo una vita spesa e donata nel nome di Cristo, in tutti i modi possibili, diventa occasione di avvicinamento all’eternità beata e, quindi, occasione di comunione con il mistero di Dio. Tutte le altre forme di sapienza hanno un valore. Lo dice ancora l’Apostolo: “tutto è vostro, la vita, la morte, il presente, il futuro… ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!”. Come dire: un uomo coltivi pure gli interessi che desidera, coltivi pure la sapienza che gli è più congeniale, ma, se vuole anche essere una figura di credente, si ricordi di coltivare la fede. Solo questa ci apre quella porta sul futuro in Dio che è occasione di continuo rilancio della vita spirituale. La vera sapienza consiste nel pensiero all’eternità.
Per noi
Alla luce di queste scritture noi possiamo giustamente interpretare il nostro tempo. Anche il nostro tempo è un tempo nel quale si confrontano diverse forme di sapienza. C’è chi fa coincidere la sapienza della vita con la propria realizzazione professionale e con l’accumulo di ricchezze. Quante persone vivono così! In fondo, anche noi tutti siamo un po’ tentati da qualcosa del genere, perché tutti siamo molto attenti e molto suscettibili sul tema. C’è chi fa coincidere la sapienza con il sapere, ed ecco allora che molti si dedicano allo studio, all’approfondimento di qualche scienza, con la sola differenza, rispetto al mondo antico, che il nostro sapere è specializzato, settoriale, particolare, mentre il sapere antico era universale, generale e un sapiente doveva anche saper spaziare tra molte materie. Ci sono, poi, tutte le persone che si dedicano ad un sapere orientale, che cercano una sapienza orientale. Non sono pochi quelli che si avvicinano a queste discipline e che sono più inclini a dedicarsi a qualche approfondimento in qualche campo appartenente a queste culture. Anche tra i cristiani spesso è così. Insomma, ciascuno ha un po’ la sua ricetta di sapienza. Ciascuno vive un po’ il suo proprio modo di pensare alla sapienza. Potremmo giustamente chiederci:
- In che cosa consiste, per me, la sapienza?
Credo che sia però poi produttivo, per la nostra vita spirituale, chiederci in che rapporto sta la sapienza che intendiamo coltivare con la vita eterna. Sia che noi miriamo ad una carriera, ad un posto, ad un certo accumulo di cose, sia che noi pensiamo allo studio e alla continua capacità di approfondimento e di aggiornamento sulle cose, sia che noi guardiamo ad altre forme di filosofie o di sapienze di vita… tutti siamo invitati a chiederci:
- In che rapporto sta la mia sapienza di vita con la vita eterna?
- Quanto la mia sapienza è solo fonte di approfondimento o di doti umane e quanto essa è dono di Dio?
Forse la provocazione ci può essere molto utile, intanto, per guardare con fiducia e speranza alla festa di domani, la festa di Maria assunta in cielo. La Madonna ci parla di questo, di una vita spesa al servizio di Dio che diventa vita veramente beata, vita interamente donata a Dio e, per questo, vita spesa bene e indirizzata verso l’eternità. Tanto da essere assunta, in anima e corpo, presso Dio.
Poi credo che queste letture ci chiedano anche di riflettere su quale sapienza di vita conduce i nostri giorni, per evitare che i nostri giorni siano solo una rincorsa nel tempo di cose, di beni, o di presenze, di partecipazioni ad eventi, di visibilità sociale, senza avere un’anima. Questo sarebbe un modo per non acquisire quella sapienza biblica che, come abbiamo sentito, è occasione di crescita nella professione di fede della risurrezione della carne. Chiediamo questa grazia a Dio, per vivere bene non solo questa domenica, non solo la festa di domani, ma l’intera nostra esistenza.