Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Lunedì – Esaltazione della S. Croce
Inizia una nuova ricchissima settimana. Anzitutto per le feste: oggi l’esaltazione della Santa Croce, domani l’Addolorata, giovedì San Satiro, Venerdì Sant’Eustorgio. Per noi questa settimana ha un tono del tutto particolare perchè vogliamo ricordare oggi ancora e nuovamente la reliquia di Sacra Spina. Lo faremo soprattutto nella Messa serale, con S. Ecc. Mons Martinelli, ausiliare di Milano, che sarà tra noi per “recuperare” un poco di quel programma che non si è svolto a causa della chiusura forzata per il coronavirus. Anche nelle altre Messe di questa giornata vogliamo fondere la celebrazione per la S. Croce con la festa del 450 del ritrovamento della S. Spina. Ci lasciamo guidare dalle letture previste per questa festa per continuare le nostre riflessioni che già abbiamo vissuto in primavera.
Vangelo
Gv 3, 13-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Numeri
Nm 21, 4b-9
Lettura del libro dei Numeri
In quei giorni. Il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Filippesi
Fil 2, 6-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, Gesù Cristo, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
il coraggio di guardare
Il coraggio di pensare alla Croce, il coraggio di guardare alla Croce. Mi sembra che questo sentimento sia molto evidente nel vangelo che però richiama la prima lettura, questo episodio del serpente di bronzo che deve essere guardato da chi, nel deserto, è morso dal serpente e rischia la morte. Un episodio per il quale i Padri, e specialmente il nostro patrono Sant’Ambrogio, hanno visto un segno dell’Antico Testamento che rimandava alla Croce. Quella Croce che Gesù ha in mente, alla quale fa molti rimandi, alla quale educa a considerare e a guardare, sia Nicodemo, come è nel caso di questa pagina di Vangelo, ma anche, in altre pagine, gli apostoli. Gesù ha avuto il coraggio in prima persona di tenere sempre fisso lo sguardo del suo cuore e tutto il suo pensiero a quell’ultimo evento della sua vita, a quel giorno salvifico che ha preparato ed atteso. Così come ha chiesto ai suoi discepoli di avere il coraggio di attendere quella manifestazione difficile da capire, difficile da accettare, eppure necessaria nel piano di salvezza predisposto da Dio Padre. Guardare la Croce è necessario se si vuole comprendere ciò che Gesù desidera, e cioè che “il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Oggi noi tutti siamo chiamati a guardare alla Sacra Spina che di quella passione è un simbolo. Guardare a questa reliquia importantissima che conserviamo nella nostra comunità e che mettiamo al centro, al cuore della nostra contemplazione guardando ad un mistero. Guardavano ad un mistero coloro che si rivolgevano al serpente di bronzo. Guardavano ad un mistero coloro che erano sotto la Croce. Guardiamo ad un mistero noi tutti, che non dobbiamo farci 1000 domande davanti alla Sacra Spina, ma dobbiamo semplicemente consegnarci ad un mistero e lasciarci trafiggere il cuore da un richiamo al dolore di Cristo, alla sua morte, alla sua risurrezione. Guardare alla Sacra Spina significa, per noi tutti, metterci di fronte ad un mistero grande, per il quale non occorre altro che lasciarci trafiggere il cuore. Come coloro che furono sotto la Croce e Nicodemo stesso si lasciarono trafiggere il cuore da quella Passione e morte del Signore, anche noi lasciamoci trafiggere il cuore da questa Sacra Spina e consegniamo ciò che abbiamo, e cioè il nostro peccato, a Colui che morendo e risorgendo per noi ha tolto i peccati, nostri e del mondo.
Il coraggio di sperare
come ci viene richiamato dall’affresco che troviamo sullo spazio sacro di Santa Maria, la Sacra Spina deve essere per noi come una luce. Mi colpisce molto che, nell’affresco, nel buio che contorna la morte del Signore, secondo la scena evangelica, ci sia una luce: la luce della Sacra Spina. Una luce che deve essere per noi un richiamo un rimando, ad “avere in noi i sentimenti che furono di Cristo Gesù”, come abbiamo sentito nella seconda lettura e come abbiamo meditato nella lectio divina dello scorso anno sulla lettera ai Filippesi. Noi vogliamo guardare alla Sacra Spina chiedendo questa grazia: non la grazia di capire, giacché è impossibile capire un mistero, ma la grazia di essere resi partecipi del dolore di Cristo per essere resi partecipi della gloria della sua risurrezione. Avere gli stessi sentimenti di Cristo significa lasciarci un po’ trafiggere il cuore da tutte quelle “spine” di povertà umana che vediamo attorno a noi e nei confronti delle quali non possiamo essere indifferenti. Avere gli stessi sentimenti di Cristo significa guardare a tutto il mistero di dolore che ci sta davanti, cercando di illuminarlo con quella luce che viene dalla nostra fede. Questo è quello che ci è chiesto, questo è quello che possiamo fare, questo è quello che ci può consolare. Dobbiamo avere, per noi e per gli altri, il coraggio di sperare anche contro ogni speranza. Dobbiamo avere il coraggio di parlare della speranza cristiana e di portare la speranza cristiana lì dove manca, sostenuti da una fede incrollabile verso la Sacra Spina, ovvero verso la Passione, morte e Risurrezione di Cristo di cui la Spina Sacra è segno e rimando. Siamo chiamati ad attraversare il mondo, durante la nostra esistenza, portando nel cuore questa speranza. Senza speranza, vana sarebbe la nostra fede e vano sarebbe anche il nostro cristianesimo. Alla luce della speranza cristiana, invece, tutto acquista il suo senso. Chiediamo al Signore, mentre contempliamo la Spina Sacra, di essere sempre resi partecipi di questo mistero di speranza che avvolge ciascuno di noi.
avere il coraggio di camminare con la chiesa.
Credo infine che la visita del delegato dell’Arcivescovo, questa sera, inviti tutti noi ad essere pronti a camminare insieme con la Chiesa. È molto significativo che, proprio all’inizio di questo anno pastorale dedicato alla sapienza, un Vescovo venga, a nome dell’Arcivescovo, a parlarci della sapienza della Croce. La Sacra Spina rimanda, infatti, alla Sapienza della Croce, come dice San Paolo. Noi che custodiamo questa reliquia dovremmo sentirci chiamati molto da vicino a sostenere questa sapienza e ad essere forti in questa “scienza crucis”, che sostiene il cammino di coloro che si affidano alla Croce di Cristo.
Chiediamo questa grazia, la chiediamo per i meriti di Sacra Spina, la chiediamo per la mediazione di Maria che domani, all’indomani di questa festa della Santa Croce, chiameremo tra noi con il titolo dell’Addolorata. A Lei chiediamo di aiutarci ad essere Chiesa che, nella memoria della passione, morte e risurrezione del Figlio suo, continua il cammino nella storia per aprirsi alla speranza della vita eterna.