Settimana della quinta domenica dopo l’Epifania – sabato
Esodo
Es 25, 1. 10-22
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare con esse l’arca. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò. Farai il propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio. Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini alle due estremità del propiziatorio. I cherubini avranno le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio. Porrai il propiziatorio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. Io ti darò convegno in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, dandoti i miei ordini riguardo agli Israeliti».
Il Sabato, che ha sempre un ordinamento di scritture proprio. Il tema di oggi è molto facilmente riconoscibile: l’arca dell’alleanza e tutto ciò che ad essa è correlato. L’Esodo dava molti particolari su come doveva essere costruita l’arca dell’alleanza, una specie di tabernacolo che, al tempo dell’Esodo viaggiava con il popolo, poi trovò la sua definitiva collocazione nel tempio di Gerusalemme.
Ebrei
Eb 9, 1-10
Lettera agli Ebrei
Fratelli, certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio.
Di queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
Infatti al lettera agli Ebrei ci ricordava la sua collocazione nel tempio e il culto dovuto all’Arca e al suo preziosissimo contenuto: la verga di Aronne, i resti della manna e, soprattutto, le tavole dell’arca dell’Alleanza. La preziosità dell’arca stessa e l’iconografia dell’arca dovevano essere così solenni per ricordare a tutti l’importanza che, presso tutto il popolo di Dio, doveva avere quell’oggetto che era la realtà più sacra da custodire. Il che spiega il perché della costruzione del tempo in un certo modo e con tutti gli accorgimenti volti a fare di questo cuore, il centro di spiritualità massima di tutto Israele.
Vangelo
Mt 26, 59-64
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro il Signore Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».
Quasi continuando la riflessione dei giorni scorsi sul valore dell’Eucarestia, il Vangelo di ha fatto ricordare qual è il cuore della fede per il cristiano. Cuore della fede è il Corpo del Signore, il vero tempio che Dio realizza in mezzo agli uomini. Non un tempo “costruito da mano d’uomo”; ma quel corpo che venne dato al Signore dalla Vergine Maria, quale corpo che ha patito, che ha sofferto, che ha portato il peccato dell’uomo e che ora, risorto, è presente nella gloria del Padre. Quel corpo è il vero tempio che Dio ha costruito al suo nome e per la sua gloria. Quel corpo che è il cuore di ogni nostra celebrazione liturgica, quel corpo che è l’Eucarestia: il sangue sparso e il corpo donato che attirano a sé tutti coloro che vogliono credere e che vogliono fare un itinerario di autenticità cristiana.
Per Noi
Anche a noi viene proposta questa centralità di fede: è l’Eucarestia, che noi abbiamo anche appena contemplato nelle giornate eucaristiche, il vero centro della fede. Il cuore di tutto è qui! Ecco perché anche noi costruiamo e continuiamo a custodire i tempi antichi della nostra fede: le nostre chiese. Ecco perché in ogni chiesa, la realtà più cara che abbiamo, è il tabernacolo, la custodia di quella presenza reale che diviene, per tutti noi, simbolo di una presenza, simbolo di una cura, simbolo di un ascolto che non viene meno. Trovo che la cosa più rassicurante, entrando in una chiesa, sia proprio quella di cercare la “luce della lampada rossa” che ci indica dove è la custodia in quella chiesa e penso venga spontaneo, a ciascuno di noi, rivolgere una preghiera, rivolgere un saluto, un dialogo a Gesù Eucarestia. Non è questione di vanto, non è questione di orgoglio. Certo, anche noi ci vantiamo di fronte alla bellezza delle cattedrali che impreziosiscono la nostra Europa e che dicono di una stagione di fede in cui la lode di Dio era sentita come primaria da tutti. È, piuttosto, questione di fede! Noi sentiamo che, lì, nell’Eucarestia, è presente il Dio vivo. Noi sappiamo che Egli è il Dio vero! Noi onoriamo l’Eucarestia per vivere poi, nel modo migliore possibile, la vita tra gli uomini. Che è fatta di impegno, confronto, servizio, dialogo, ascolto e 1000 altre cose. Noi troviamo la forza per tutto nella Santa Eucarestia. Alla fine di questa settimana, dopo aver ricordato la Madonna id Lourdes e i malati e dopo avere messo al centro di ogni cosa la S. Eucarestia, attingiamo anche noi a quella inesauribile fonte di ricchezza che, sola, può dare speranza ai nostri giorni.