Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo.
Anche noi vogliamo innalzare a Dio il Magnificat, il cantico della Vergine, con Lei e attraverso di Lei che oggi vediamo nella sua gloriosa assunzione al cielo.
Vangelo
Lc 1, 39-55
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Apocalisse
Ap 11, 19; 12, 1-6a. 10ab
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Nel giorno del Signore, si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».
Corinzi
1Cor 15, 20-26
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
Vangelo
“L’anima mia magnifica il Signore”. C’è, in Maria, un atteggiamento di lode. C’è, nella preghiera di Maria, una capacità generosa di lodare il Padre per quello che in lei avviene e avverrà. Lei, che ha appena appreso dalla Parola dell’Angelo che sarà la Madre del Messia, non si lascia andare a domande, a chiarimenti, a richieste. Maria loda il Signore per quello che sta facendo, per quello che farà, per la sua capacità di intervenire nella storia partendo proprio da lei, giovane ragazza aperta alla bellezza della vita.
“… e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore…”. Maria, pur nella sua esultanza di gratitudine, sa che anche lei, come creatura, ha bisogno di salvezza. Quella salvezza che viene solo da Dio, quella salvezza che va oltre le cose della vita e l’impegno per le realtà quotidiane, quella salvezza che riguarda l’anima, come Maria ha appreso nella fede della sua famiglia, e come ha approfondito nella formazione di fede del suo popolo, partecipando, come gli altri, alle manifestazioni fondamentali della vita religiosa di Israele.
“… perché ha guardato l’umiltà della sua serva…”. Maria è ben consapevole della sua creaturalità. Lei, pur preservata dal primo peccato, lei che noi onoriamo come donna modello, come fonte dell’umanità rinnovata, non esita a definirsi “umile, serva”. Perché Maria dice queste parole? Perché lei, che noi onoriamo oggi in tutta la sua grandezza, si definisce in base alla sua umiltà e al suo voler essere serva di Dio? Perché Maria si contempla alla luce del mistero del Padre che ha appena lodato, alla luce del mistero di Dio del quale ha appena cantato la grandezza. Rileggendo la sua pur giovane vita alla luce del mistero di Dio che si rivela, Maria capisce la sua piccolezza.
“… d’ora in poi, tutte le generazioni mi chiameranno beata…”. Parole della Chiesa, parole di coloro che, prima di noi, hanno onorato la Vergine Santa e ne hanno compreso l’incedibile grandezza. Parola di un popolo, il popolo degli umili, il popolo di coloro che, come Maria, vogliono rivolgersi a lei, la “piena di grazia, la “madre del bell’amore”, perché sanno di poter trovare in lei la forza, oppure un’alleata che permetterà loro di giungere verso quella gloria eterna della quale noi, oggi, la vediamo coronata in cielo.
“… grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome…”. Di fronte all’Angelo che rivela una scelta di Dio, Maria non chiede di sé, ma sa che Dio è capace di operare prodigi comunque e in chiunque. Ecco perché Maria non esalta sé stessa, ma l’azione di Dio che avverrà anche in lei. Riconoscendo che Dio, come sempre, interviene nella storia creando grandi cose, anche partendo dalle più umili e nascoste, come può essere lei, una giovane ragazza di galilea, di un piccolo paese che non gode di buona fama. Ecco perché è Santo il nome di Dio. Nome ineffabile, quasi impronunciabile, eppure così vicino all’uomo, con quelle grandi cose che solo Egli sa fare, con quelle grandi cose che sono per chi sa vedere, nella storia, la potente sua mano agire.
“… di generazione in generazione la sua misericordia è per quelli che lo temono…”. Maria capisce che ciò che avverrà in lei è un evento di grazia, un prodigio unico, inaccessibile se Dio non lo rivelasse e che sarà una manifestazione della misericordia di Dio verso l’uomo peccatore. Tuttavia non tutti potranno capire questa azione di Dio, ma solo coloro che sapranno fare tesoro di quella misericordia che si rivela e che diventa incontro con la santità di Dio. È dalla fede, dal timor di Dio, che nasce quel riconoscimento della misericordia di Dio di cui tutti hanno bisogno. Ma non tutti se ne accorgono! Solo chi ha gli occhi della fede comprende la bellezza della rivelazione del mistero del Padre nella sua misericordia.
“… ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”. Sono le azioni di Dio nella storia. Sono quelle azioni assolutamente non appariscenti, anzi nascoste, riservate, da andare a cercare, da andare a scrutare, che dicono il coinvolgimento di Dio nella storia dell’uomo. A chi, anche nel suo tempo, obiettava che Dio era lontano e inaccessibile, Maria risponde che Dio è presente nella storia di tutti, ma i segni della sua presenza vanno continuamente cercati e rinnovati. Senza questa costante ricerca e senza questo costante rinnovamento interiore a partire dalla disponibilità ad accogliere l’azione di Dio, non c’è assolutamente incontro con la misericordia di Dio Padre.
“…ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia…”. Un popolo affranto e sottomesso invocava Dio perché Dio si ricordasse anche della sua pochezza, derisione, disfatta davanti ai grandi popoli della terra. Maria risponde alla preghiera alla quale anche lei partecipava. Dio si ricorda di tutti, si ricorda anche di Israele, che versa in questa condizione di miseria. Eppure, il ricordo di Dio non si manifesterà come vogliono molti, con potenza e in modo da incutere timore grande, ma solo nell’umiltà di un bambino che nasce. Sarà questa la porta della nascita del Messia da Maria Vergine di Nazareth.
“…come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre”. In Maria c’è la capacità di guardare al Messia, di guardare alla sua misericordia e al suo amore, e di comprendere che niente è mai andato perduto presso Dio. La promessa dei padri, la promessa di Abramo, Isacco, Giacobbe, quella promessa che è passata di cuore in cuore e che ora sembra spenta, perché Dio sembra si sia dimenticato del suo popolo, non è finita. Anzi, è destinata a risorgere nella presenza di Cristo, redentore della storia e del popolo di Israele.
Per noi
Perché dovremmo cantare il nostro Magnificat? Perché, oggi, nella festa di Maria che viene assunta in cielo dovremmo dire il nostro grazie a Dio Padre? Perché dovremmo fermarci, in mezzo all’estate per contemplare il mistero di Maria?
Per respirare la sua stessa lode a Dio. Per comprendere che Dio si ricorda di tutti, anche di noi, delle nostre fatiche, delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, di tutto quello che viviamo, sentiamo, sperimentiamo… Dio si ricorda di tutte queste cose e risponde a noi con tre segni, i tre segni che ha dato anche alla Vergine Maria.
- Il primo segno: la presenza del Signore. La festa dell’Assunta ci dice che il Signore è presente nella vita di ciascuno. Come abbiamo detto commentando il Magnificat, il Signore è stato presente in ciascun singolo giorno della vita della Vergine, ma anche nella storia del popolo di Israele. Così anche noi siamo invitati a ritenere che Dio è presente nella nostra storia, non come vogliamo noi, ma con i segni discreti di quella presenza che è Gesù Cristo.
- Il secondo segno: la presenza di Maria. Nella nostra storia è sempre presente anche Lei, la Vergine Santa.. ecco perché è nostro compito rivolgerci a lei, non solo certo nel giorno solenne che stiamo celebrando, ma nei singoli giorni, perché lei che è la Madre del Salvatore è presente nei salvati, cioè nella vita degli uomini che riconoscono il Cristo il redentore dell’universo e che lo seguono.
- Il terzo segno: la speranza cristiana. Oggi, commentando il Magnificat, noi vediamo colei che lo ha proposto nella sua Assunzione gloriosa al cielo. Era ben giusto che lei fosse Assunta in cielo in anima e corpo, avendo creduto, per prima, al suo Figlio redentore. Dal cielo Maria aiuta ciascuno di noi a raggiungere la medesima meta. Lei, per grazia, già presente in quella luce gloriosa del mistero di vita eterna verso il quale anche noi siamo in cammino. Noi ancora nell’attesa, siamo però destinati a quella risurrezione in anima e corpo che ci attende al termine della nostra vita.
Per non perdere questo evento di grazia e di misericordia, invochiamo la Vergine! A lei chiediamo quell’umile sapienza nel vivere e nell’interpretare la storia, che fu già nel suo cuore. A lei chiediamo di attirarci a quella gloria di Dio nella quale noi la vediamo, oggi, coronata. A lei chiediamo di non perderci nei meandri del mondo e di fare in modo che i giovani non si perdano dietro tante cose della vita, ma sappiano seguire suo Figlio, nella professione di quella fede che è già salvezza per l’oggi e gloria per il domani.
Maria Assunta in cielo gloriosa, aiutaci a camminare verso la gloria di cui oggi ti vediamo coronata e che un giorno attende anche noi, figli amati e rendenti dal Figlio Tuo, popolo che cammina nella storia verso la patria promessa.
E così sia.