Mercoledì 16 settembre

Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Mercoledì

Vangelo

Lc 18, 15-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Presentavano al Signore Gesù anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».

Dopo le due grandi feste che abbiamo celebrato, torniamo al lezionario previsto per questa settimana, terza dopo il martirio. Il Vangelo ci mostra una scena consueta, nota, affrescata anche nelle nostre Chiese: “lasciate che i bambini vengano a me”. La fede, si sa, è, di per sé, una questione da adulti. È tipico degli adulti riflettere sulla eterna salvezza, sulle grandi realtà della fede, per poter lasciarsi affascinare dai misteri che riguardano Dio. Ovviamente la fede è da sempre e presso ogni popolo, trasmessa anche ai bambini. Non c’è popolo, non c’è fede, non c’è religione che non abbia messo in moto anche un processo di trasmissione ai più giovani, il popolo ebraico è maestro di queste cose! Gesù, cresciuto dentro una tradizione di fede, conoscendo ciò che avviene in ogni famiglia, chiama a sé i bambini, ricordando che anche a loro è possibile conoscere molte cose del mistero di Dio. Nel bambino non è l’intelligenza dell’adulto a promuovere il cammino di fede, ma è la semplicità e la purezza del cuore a permettere passi di fede. Semplicità e purezza che richiama Gesù a tutti coloro che vogliono svolgere un percorso di fede. Senza semplicità di cuore e purezza d’animo, non ci può essere nemmeno un cammino di fede adulto.

Giacomo

Gc 1, 9-18
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo

Carissimi, il fratello di umili condizioni sia fiero di essere innalzato, il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà. Beato l’uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono; poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte. Non ingannatevi, fratelli miei carissimi; ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.

Capiamo così la vicinanza di questo Vangelo alla lettera di Giacomo, che ci fa riflettere su un nodo fondamentale della fede cristiana: il tema della tentazione. Da dove viene la tentazione? È interna a noi o viene da fuori? Giacomo è molto chiaro in proposito: la tentazione non viene mai da Dio, che non può tentare nessuno al male. La tentazione viene dalle passioni disordinate che entrano nel cuore attraverso i sentimenti cattivi degli uomini. Se la tentazione è così forte da diventare azione, allora si genera il peccato che, portando lontano da Dio, genera la morte dell’anima. Dio però non abbandona mai nessuno nella tentazione. L’atto di affidamento a Dio, il sincero rimettersi nelle sue mani, il semplice invocare il suo nome sono il rimedio più forte e più importante contro qualsiasi tentazione. Dio è più forte di ogni male: ecco perché l’invocazione sincera del suo nome nel momento della tentazione porta l’anima ad elevarsi fino a Dio. Detto altrimenti: quelle anime che sanno rimettersi nelle mani di Dio con quella fiducia e quella semplicità con le quali un bambino si rimette nelle mani di Dio, ottengono ogni possibile aiuto per uscire da ogni genere di tentazione. Dio non abbandona mai i suoi figli nel momento più difficile che è proprio quello della tentazione.

Per noi.

Credo che tutti, personalmente, abbiamo già riflettuto molte volte su questo tema, magari anche a proposito della cosiddetta nuova traduzione del Padre nostro nella sua ultima frase. Forse rimaniamo sempre un po’ spiazzati di fronte ad un argomento che, certamente, interessa ed affascina, ma anche lascia senza parole e sempre un po’ perplessi. Sono anche persuaso, però, che la Parola di Dio che abbiamo ascoltato oggi, possa essere di grande aiuto per noi. Se, infatti, siamo spesso sorpresi da tentazioni forti e ricorrenti, forse è perché non stiamo abbastanza con il Signore e le nostre passioni disordinate fanno breccia nel nostro cuore. O, forse, se ci sentiamo un po’ abbandonati in ogni genere di tentazione è perché non sappiamo rimetterci nelle mani di Dio come un bambino, con quella semplicità e fiducia delle quali il Signore ci ha parlato. Credo che oggi sarebbe proprio utile, per tutti, fermarci e riflettere:

  • Quando mi chiudo in preghiera, mi lascio avvolgere con un abbraccio di benedizione da Dio come un bambino da suo papà?
  • Sento che le mie tentazioni sono svigorite quando prego con più intensità e quando mi rimetto completamente nelle mani di Dio?
  • Prego con fiducia il Padre nostro quando capitano queste cose?

Chiediamo questa fede semplice ma, al tempo stesso, forte. Senza questa fede, infatti, soccomberemo nelle nostre tentazioni.

2020-09-11T14:44:12+02:00