Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Giovedì
Vangelo
Lc 18, 18-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Un notabile interrogò il Signore Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre”». Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco
Una provocazione forte, diretta, imperdibile. Ecco il contenuto del Vangelo di oggi. Un giovane va da Gesù e, senza mezzi termini, lo provoca su una questione fondamentale, che è l’idea di fede. Perché, al di là delle singole domande o delle singole azioni a cui rimandano i comandamenti citati esplicitamente, dietro questa predicazione c’è proprio l’idea di fede. Quale idea di fede occorre seguire? Qual è l’idea di fede che hanno gli uomini? Qual è l’idea di fede che ha Gesù?
Credo che tutti gli uomini abbiano un po’ l’idea che la fede consiste in un rapporto privato con Dio, nel quale si cerca di mettere mano a quei comportamenti che possono essere definiti buoni. Così che uno quando ha un minimo rapporto con Dio e non fa chissà che cosa di male, possa essere definito un uomo che ha fede. È la visione di una fede privata, intimistica, dove uno si sente buono, sa di “fare il bravo” se, appunto, non compie azioni di chissà quale portata negativa ed ha un minimo rapporto con Dio. Come l’uomo di cui si parla nella scena evangelica.
Solo che Gesù ha un’idea diversa di fede. La fede è fidarci completamente di Dio, è rimettersi completamente nelle sue mani, è dichiarare che Dio è tutto per noi. Appunto come chi vende ogni cosa e si mette a seguire il Signore libero dalle preoccupazioni che attanagliano gli uomini e pronto a dedicarsi a Dio nella ricerca della fede e, per questo, ad essere sollecito nei bisogni della carità.
Avere fede non è sentirsi tranquilli perché si ha tutto sotto controllo, come vorrebbe il giovane, ma è rimettersi sempre in ricerca consegnandosi, di volta in volta, a Dio.
Giacomo
Gc 1, 19-27
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo
Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
Idea che è anche quella espressa da San Giacomo. Quando l’apostolo afferma: “ religione pura e senza macchia davanti a Dio è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”, intende riproporre con altri termini, la predicazione del Signore. Nel “non lasciarsi contaminare da questo mondo”, è già compresa tutta quella parte di richiamo a vivere la fede come ascolto di Dio, concentrazione sul suo volto e sul suo mistero, “sprofondarsi” dell’anima nella contemplazione che dà senso al cammino. Nel soccorrere i poveri è sintetizzato qualsiasi intervento di carità fatto per amore del Padre di tutti, per quel Dio che si è contemplato nella preghiera. Le due cose sono da non separare mai e da prendere sempre insieme. Quando si separano questi due piani, ci avverte San Giacomo, non solo si rischia di creare un cortocircuito che toglie sostegno alle cose, ma si rischia di non avere più quell’idea di fede che è quella rivelata dal Signore, quella per la quale vale la pena di continuare a lottare ogni giorno, nell’attesa di vedere il suo volto di Padre e di sperimentare quell’abbraccio benedicente che ci coinvolgerà alla fine della nostra esistenza.
Per noi
- Che idea di fede abbiamo?
- La nostra idea di fede rispetta quella che il Signore ha voluto rivelare con la sua predicazione?
Credo che oggi faremo bene a trovare tempo per riflettere su questa verità e per verificare e, all’inizio di un anno pastorale nel quale tutti noi siamo invitati a chiedere la sapienza, sappiamo davvero cercare il volto del Signore come manifestazione della sua sapienza, oppure no! Cerchiamo di non soccombere in una serie di opere che, alla fine, ci stancheranno lasciando la nostra vita priva di senso. Immergiamoci in quella ricerca del volto di Dio che, invece, dice il senso di un’esistenza piena e spesa bene. Ci aiuti anche San Satiro, che visse questo ideale di vita, a cercare quel volto di Dio che brilla anche su di noi e per noi.