Sabato 16 ottobre

Settimana della 6 domenica dopo il martirio – Sabato

Esodo

Es 40, 1-16
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e gli disse: «Il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora, la tenda del convegno. Dentro vi collocherai l’arca della Testimonianza, davanti all’arca tenderai il velo. Vi introdurrai la tavola e disporrai su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi preparerai sopra le sue lampade. Metterai l’altare d’oro per l’incenso davanti all’arca della Testimonianza e porrai infine la cortina all’ingresso della tenda. Poi metterai l’altare degli olocausti di fronte all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno. Metterai il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi porrai l’acqua. Disporrai il recinto tutt’attorno e metterai la cortina alla porta del recinto. Poi prenderai l’olio dell’unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro, e la consacrerai con tutti i suoi accessori; così diventerà cosa santa. Ungerai anche l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori; consacrerai l’altare e l’altare diventerà cosa santissima. Ungerai anche il bacino con il suo piedistallo e lo consacrerai. Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’ingresso della tenda del convegno e li farai lavare con acqua. Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. Farai avvicinare anche i suoi figli e farai loro indossare le tuniche. Li ungerai, come avrai unto il loro padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro generazioni». Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.

Concludiamo questa settimana che abbiamo dedicato al tema della libertà e della profezia dei credenti con questa triplice lezione biblica, tutta centrata sul tema del sacerdozio. Anche il sacerdozio antico era già un segno di profezia. Un segno che doveva richiamare a tutti il “già” della presenza di Dio nella storia e il “non ancora” di quella rivelazione ultima, piena e definitiva che sarebbe arrivata con il Messia.

Anche il sacerdozio antico era tutto nel segno della libertà, infatti, come abbiamo sentito, i sacerdoti antichi non avrebbero ricevuto alcuna eredità come accadeva nelle altre tribù, ma, al tempo stesso, le altre tribù avrebbero dovuto sostenere economicamente i sacerdoti. Il loro servizio all’altare nel quale sarebbero stati ricordati tutti gli uomini sarebbe stato sostenuto da tutti. Il sacerdote non lavora manualmente ma, pregando per tutti, viene sostenuto da tutti.

Vangelo

Gv 2, 13-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e il Signore Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

È solo con il Vangelo che il sacerdozio viene elevato da Cristo a ben altra dignità. Il carisma sacerdotale è anche un carisma profetico. Il sacerdote, con la sua vita spesa per il Vangelo, deve essere sempre memoria di quella donazione che Cristo ha fatto di sé stesso e della sua vita. Era presente allora e sarebbe stata sempre presente la tentazione di cercare altro: onore, prestigio, remunerazione… ma il Signore, ricordando la semplicità dei piccoli del regno, richiama che il sacerdote svolge il suo compito per vocazione e non come impegno di lavoro! Per questo il sacerdote non deve pensare ad altro che al servizio di Dio nella Chiesa: Dio, con la provvidenza che sa suscitare in ogni comunità, provvederà al resto. Come si vede su questo preciso tema il Nuovo Testamento è erede del Primo.

Ebrei

Eb 8, 1-2
Lettera agli Ebrei

Fratelli, il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda, che il Signore, e non un uomo, ha costruito.

La lettera agli Ebrei ricordava un altro tratto fondamentale del sacerdozio: se è vero che il sacerdote è sempre un uomo, e, quindi, un peccatore, egli offre non il “suo” sacrificio per tutti gli uomini, ma il sacrificio di Cristo. È il sacrificio di Cristo che si ripete ogni volta che si celebra l’Eucarestia che diventa quel segno efficace della grazia tramite il quale ogni uomo viene strappato al potere del peccato e rinnova la grazia della misericordia di Dio per tutti gli uomini. Ecco la centralità del culto nella comunità dei credenti. Il sacerdote rinnova il sacrificio di Cristo perché è solo da questa sorgente inesauribile che viene quella grazia di Dio che santifica l’uomo!

Per noi

Forse stiamo vivendo, anche da questo punto di vista, un momento di fede del tutto particolare e non sempre, come comunità, siamo in grado di sostenere le vocazioni, la consacrazione, il sacerdozio. Eppure, stando alla Scrittura e alla prassi della chiesa, è impossibile pensare ad una chiesa senza riferimento ai suoi sacerdoti. È impossibile pensare ad una comunità senza il ministro ordinato. Senza di lui, infatti, non c’è l’Eucarestia! Possono esserci tante altre espressioni di preghiera e di vita cristiana, ma senza sacerdote, non c’è presenza reale di Cristo. Forse è proprio questo che diamo per scontato e che, invece, dovremmo riscoprire come dono. Il tempo che stiamo vivendo ci sta insegnando che non c’è dono più grande di questo: avere l’Eucarestia. Ecco perché il nostro impegno per la preghiera a favore delle vocazioni deve sempre essere più intenso: senza Eucarestia non c’è nemmeno la comunità cristiana. Per questo siamo tutti chiamati ad essere segno di profezia. La profezia che vogliamo essere è questa: non possiamo non essere comunità che non genera vocazioni! Se sappiamo che senza sacerdote la comunità cristiana muore, dobbiamo chiedere con più forza e con più fede questo dono al Signore.

Preghiamo Maria, come sempre vogliamo fare di sabato, per ottenere questo dono. Preghiamo Dio per l’intercessione del beato Contardi Ferrini. Il Signore ci ascolterà e, nella sua misericordia, ci donerà quanto chiediamo.

2021-10-05T08:59:54+02:00