Settimana della 5 domenica di Avvento – Mercoledì – Commemorazione dell’annuncio a San Giuseppe
Vangelo
Mt 1, 18b-24
✠ Lettura del vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
La sapienza di San Giuseppe.
Oggi facciamo memoria dell’annuncio a San Giuseppe, prima che inizino le ferie prenatalizie e, dunque, mi sembra opportuno riflettere proprio sulla sapienza di San Giuseppe.
La sapienza di chi pensa. La sapienza di Giuseppe è anzitutto questa: la sapienza di un uomo che pensa alle cose della vita. Pensa alle “sue” cose, pensa alle “cose” di Maria, pensa anche alle cose di Dio. Il pensare di Giuseppe è, come il pensare di ogni uomo, un insieme di moltissimi livelli. Ciò che stupisce e che si comprende molto bene dalla narrazione evangelica è proprio questo: Giuseppe nel pensare alle cose della vita pensa sempre alle cose di Dio. Pensa a cosa Dio chieda a lui, pensa a cosa Dio stia chiedendo a Maria. Il pensare di San Giuseppe comprende sempre il piano e l’azione di Dio. È la sapienza di un uomo credente che, in ogni cosa, sa rivolgere a Dio il proprio pensiero, la propria preghiera, la propria fede.
La sapienza di chi prega. Perché Giuseppe riesce a fare questo? Perché è un uomo di preghiera. Un uomo che, da sempre, era stato cresciuto nella fede e aveva sviluppato la sua fede. La sapienza di chi prega è una sapienza del tutto particolare. Chi prega vede cose che gli altri non notano, comprende realtà che altri non comprendono, prende decisioni non sulla base di emozioni passeggere, ma fondandosi sulla roccia stessa di Dio che non viene mai meno.
La sapienza di chi rispetta. La sapienza di Giuseppe è anche questa. La sapienza di chi rispetta Dio: poiché ha compreso che Dio è all’opera, l’unica sapienza possibile è quella di farsi da parte. È la sapienza dell’umile.
La sapienza di chi rispetta le persone: comprendendo che quello che avviene in Maria è opera dello Spirito Santo, Giuseppe cresce ancor più nella stima della sua sposa e decide di rimandarla in segreto, rispettando quello che avviene in lei e domandandosi quale purezza la abiti, se è stata scelta da Dio per un compito così grande e così importante.
La sapienza di chi rispetta anche la legge. La sapienza di chi non contesta, non elude la legge degli uomini ma, conoscendola, decide di rispettarla fino in fondo.
La sapienza di chi non si tira indietro. Infine, la sapienza di Giuseppe è la sapienza di chi, reso partecipe di ciò che avviene in Maria, non si ritira, ma continua a mettersi a disposizione di Dio per il suo piano di salvezza, per quella salvezza che Egli decide di portare nel mondo.
La sapienza di chi obbedisce. “Egli fece come l’angelo gli aveva ordinato”. La sapienza di Giuseppe è anche questa: la sapienza di chi sa rimettere tutto nelle mani di Dio e trova, nell’obbedienza, quella pace e quel conforto che altre realtà non danno. È la sapienza di chi si rimette completamente nelle mani di Dio. Non abdica alla propria volontà, non rinuncia alla propria libertà, ma rimette la propria libertà e la propria volontà nelle mani di Dio. È da questa sapienza che nasce la pace, è da questa sapienza che nasce la gioia, è da questa sapienza che nasce quella collaborazione alle cose di Dio che Giuseppe vive tutti i giorni della sua vita.
Samuele
2Sam 7, 4-5a. 12-14a. 16
Lettura del secondo libro di Samuele
In quei giorni. Fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Romani
Rm 4, 13. 16-18
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
La Sapienza ci invita a:
- offrire la nostra preghiera a Dio perché egli ci illumini la vita;
- offrire a Dio la nostra liberà perché sappiamo collaborare al mistero della salvezza;
- offrire a Dio la nostra obbedienza.
Provocazioni di sapienza
- Come vedo la figura di San Giuseppe?
- Che devozione vivo per questa figura bellissima e grande?
- Come rimetto la mia libertà a disposizione di Dio?
Preghiera alla Sapienza
San Giuseppe, uomo della sapienza, del rispetto, della libertà donata, donami di seguire il tuo esempio, perché io non sia mai separato da Dio. Amen