Martedì 19 marzo

Settimana della quinta domenica di Quaresima – martedì – San Giuseppe

La spiritualità di questa settimana

Si dice che siamo una società senza padri.

Si dice che, da decenni, il padre ha abdicato al suo ruolo.

Si dice che, sebbene si veda qualche segno di ripresa della paternità, siamo, comunque senza padri.

Cosa vuol dire, allora, celebrare San Giuseppe, che, dei padri è il patrono? Cosa significa, per noi, dare vita a questa celebrazione liturgica che ci chiede di confrontarci con il modello per eccellenza dell’essere padre? Traggo qualche risposta dalla Parola che abbiamo ascoltato.

La Parola di questo giorno

LETTURA Sir 44, 23g – 45, 2a. 3d-5d
Lettura del libro del Siracide

Il Signore Dio da Giacobbe fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini, il cui ricordo è in benedizione. Gli diede gloria pari a quella dei santi e gli mostrò parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini. Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d’intelligenza.

SALMO Sal 15 (16)

Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda. R

Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima. R

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R

EPISTOLA Eb 11, 1-2. 7-9. 13a-c. 39 – 12, 2b
Lettera agli Ebrei

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.

VANGELO Mt 2, 19-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Essere padri, ovvero essere saldi

Rileggendo i tre testi sacri che abbiamo ascoltato, credo che in tutti noi nasca l’idea che essere padri vuol dire essere saldi. Essere saldi, avere dei principi di riferimento, avere delle coordinate entro le quali stare. Essere saldi, ovvero avere dei valori, grandi, incrollabili, ai quali ancorare la propria vita, ma ai quali anche ancorare quella degli altri. Essere saldi significa non essere sballottati dalle cose della vita, anche dagli imprevisti che giungono quando meno te lo aspetti. Essere saldi significa non essere in balia di emozioni passeggere ed ingannatrici. Vediamo, anzitutto, questa virtù in San Giuseppe. Un uomo che ha saputo resistere agli imprevisti della sua vita. Un uomo che ha saputo pensare, ponderare, dare spazio ad alcune cose e non ad altre. Un uomo che è un calcolatore, ma non freddo; un uomo che è capace di pensiero autonomo, ma sa stare ad ascoltare gli altri e l’Altro: Dio che è intervenuto nella sua vita in modo così mirabile e profondo. San Giuseppe è il prototipo dell’essere saldo, come dovrebbe essere ogni padre.

Preghiamo per questo, perché i padri, i padri naturali dei figli, i padri che si trovano ad esserlo per chi hanno accolto, o anche chi vuole essere padre nella Chiesa, nella società, abbia anzitutto a cuore questo essere saldo: uomo dalle fondamenta solide e incrollabili sotto i colpi della vita.

Essere padri ovvero essere capaci di ascolto

Rileggendo i tre testi sacri scorgiamo anche una seconda caratteristica delle figure che ci sono proposte come modello e come riferimento e, soprattutto, in San Giuseppe: l’ascolto. Ci viene facile pensare che Giuseppe ha ascoltato Maria. Ci viene semplice pensare che, nell’intimità della dolce casa di Nazareth, Giuseppe ha ascoltato Gesù, i suoi racconti, i suoi pensieri, i suoi insegnamenti. Così come ci viene facile pensare che Giuseppe ha saputo ascoltare ogni persona: un parente, un amico, colui che si intratteneva un poco nella sua bottega, come colui che incontrava in strada, in sinagoga. Giuseppe è, fondamentalmente, l’uomo dell’ascolto. Così come ogni padre deve essere uomo dell’ascolto.

Preghiamo per questo, perché i padri, i padri naturali dei figli, i padri che si trovano ad esserlo per chi hanno accolto, o anche chi vuole essere padre nella Chiesa, nella società, sia uomo dell’ascolto sincero, profondo, interessato, vivo. Preghiamo soprattutto perché, in questo momento storico, i padri sappiano realmente ascoltare i loro figli, con tutti i loro racconti, con tutte le emozioni che vivono, con tutte le difficoltà che incontrano, con tutte le fragilità che imperversano nella loro giovane vita. Chiediamo questa grazia e chiediamo, ai padri, questo impegno.

Essere padri ovvero essere capaci di accompagnamento

Rileggendo i tre testi sacri scorgiamo anche una terza caratteristica del padre: l’accompagnamento. Giuseppe e tutte le figure paterne della Scrittura hanno saputo fare questo: accompagnare i loro figli nel percorso della loro vita. Pensate a San Giuseppe. Dopo aver ascoltato Maria, la accompagna, non la abbandona, cammina con lei, la protegge, la segue, la invita a realizzare quella parola che ha udito dall’angelo. Così come fa con Gesù. Lo segue, lo protegge, lo guida. Giuseppe non occupa mai il posto degli altri. Non previene mai le cose della vita che altri devono gustare e vivere. Giuseppe è l’uomo che sa spronare, che sa decidere per sé e che sa accompagnare gli altri. Giuseppe è l’uomo che sa essere discreto. Forte, capace di ascolto e, al tempo stesso, presenza discreta e mai invadente.

Preghiamo per questo, perché i padri, i padri naturali dei figli, i padri che si trovano ad esserlo per chi hanno accolto, o anche chi vuole essere padre nella Chiesa, nella società, sia uomo capace di accompagnare il figlio verso le età adulte della vita o verso quelle mete che sono state pensate per ciascuno. Preghiamo perché ogni papà sia come un angelo che appare al momento giusto, che sa indicare le cose giuste, che sa sostenere nei momenti difficili e con i modi opportuni. Preghiamo perché ci sia questa grazia dell’accompagnamento umile, silenzioso, premuroso, forte e discreto.

Essere padri ovvero essere capaci di scomparire

Rileggendo i tre testi sacri scorgiamo anche una quarta caratteristica del padre: essere capace di sparire. Tutti i padri della Scrittura, ad un certo tempo, sono scomparsi, hanno cessato il loro compito, hanno finito il loro mandato, il loro “ministero” e, semplicemente, sono spariti, sono scomparsi, non sono più citati. Anche per Giuseppe è così: ad un certo punto, presumibilmente quando invecchia e muore, non appare più, non è più presente nella vita del Signore. Rimarrà solo Maria. Giuseppe insegna che il padre sa fare anche questo: sa sparire. Dopo avere fatto tutto quello che bisognava fare, come disse Gesù in una sua famosa predicazione, si ritiene servo inutile e, per questo, si ritira e scompare.

Per noi e per il nostro cammino

Così anche noi vogliamo pensare che debbano essere i nostri padri: uomini di ascolto, uomini che sanno accompagnare, uomini saldi nei loro principi e uomini che sanno anche scomparire. Sono questi i punti fondamentali di ogni paternità.

Chiediamo a San Giuseppe di intercedere per tutti i nostri padri perché sappiano essere così. Chiediamo a San Giuseppe di intercedere per tutti i nostri padri perché anche nella nostra società, nel nostro mondo, si possa davvero recuperare un valore della paternità che sia davvero unico, forte, vero.

Chiediamo a San Giuseppe che possa esserci una generazione di padri forti, responsabili, punti di riferimento per i loro figli non meno che per la società e per la Chiesa.

Poiché poi siamo in un momento di fortissima denatalità, chiediamo a San Giuseppe di aiutare le nostre coppie giovani a riscoprire il valore della procreazione, della paternità, della maternità. Chiediamo a Lui che ha saputo accogliere la Vita, di rendere il cuore dei giovani di oggi pronto ad accogliere la vita di un figlio per accompagnarla nel mondo.

Provocazioni dalla Parola

  • Sono io un’anima che sa riscoprire valori forti da proporre a tutti?
  • Sostengo una paternità forte e responsabile?
  • Sono capace di promuovere una paternità che abbia le caratteristiche di quella di San Giuseppe?
2024-03-15T16:08:33+01:00