Mercoledì 20 marzo

Settimana della quinta domenica di Quaresima – mercoledì

La spiritualità di questa settimana

Dopo la festa di San Giuseppe riprendiamo la storia di Giuseppe. Purtroppo siamo già sul finire di essa. Oggi leggiamo della benedizione di Giacobbe e domani della morte dei patriarchi. Davvero un modo succinto di leggere queste Scritture che, però, non mancano di avere per noi spunti di riflessione notevoli.

La Parola di questo giorno

GENESI 49, 1-28
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Giacobbe chiamò i figli e disse: «Radunatevi, perché io vi annunci quello che vi accadrà nei tempi futuri. Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! [Bollente come l’acqua, tu non avrai preminenza, perché sei salito sul talamo di tuo padre, hai profanato così il mio giaciglio.] Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. [Nel loro conciliabolo non entri l’anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore, perché nella loro ira hanno ucciso gli uomini e nella loro passione hanno mutilato i tori.] Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele. Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; [si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare?] Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. [Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue dell’uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte.] Zàbulon giace lungo il lido del mare e presso l’approdo delle navi, con il fianco rivolto a Sidone. Ìssacar è un asino robusto, accovacciato tra un doppio recinto. Ha visto che il luogo di riposo era bello, che la terra era amena; ha piegato il dorso a portare la soma ed è stato ridotto ai lavori forzati. Dan giudica il suo popolo come una delle tribù d’Israele. [Sia Dan un serpente sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo, così che il suo cavaliere cada all’indietro.] Io spero nella tua salvezza, Signore! Gad, predoni lo assaliranno, ma anche lui li assalirà alle calcagna. Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce delizie da re. Nèftali è una cerva slanciata; egli propone parole d’incanto. Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro. Lo hanno esasperato e colpito, lo hanno perseguitato i tiratori di frecce. Ma fu spezzato il loro arco, furono snervate le loro braccia per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore, Pietra d’Israele. Per il Dio di tuo padre: egli ti aiuti, e per il Dio l’Onnipotente: egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall’alto, benedizioni dell’abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo. Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli perenni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa del principe tra i suoi fratelli! Beniamino è un lupo che sbrana: al mattino divora la preda e alla sera spartisce il bottino». Tutti questi formano le dodici tribù d’Israele. Questo è ciò che disse loro il padre nell’atto di benedirli; egli benedisse ciascuno con una benedizione particolare.

SALMO Sal 118 (119), 137-144

La tua parola, Signore, è verità e vita.

Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti
e con grande fedeltà. R

Uno zelo ardente mi consuma,
perché i miei avversari dimenticano le tue parole.
Limpida e pura è la tua promessa
e il tuo servo la ama. R

Io sono piccolo e disprezzato:
non dimentico i tuoi precetti.
La tua giustizia è giustizia eterna
e la tua legge è verità. R

Angoscia e affanno mi hanno colto:
i tuoi comandi sono la mia delizia.
Giustizia eterna sono i tuoi insegnamenti:
fammi comprendere e avrò la vita. R

PROVERBI 30, 1a. 2-9
Lettura del libro dei Proverbi

Detti di Agur, figlio di Iakè, da Massa. Io sono il più stupido degli uomini e non ho intelligenza umana; non ho imparato la sapienza e la scienza del Santo non l’ho conosciuta. Chi è salito al cielo e ne è sceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno? Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello? Chi ha fissato tutti i confini della terra? Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai? Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo. Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?», oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e abusi del nome del mio Dio.

VANGELO Lc 18, 31-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.

Le benedizioni di Giacobbe

La liturgia ci fa “saltare” tutto il vivo della storia di Giuseppe, tutto il bene che essa ha prodotto, tutto il bene che ha suscitato. Ci fa “saltare” anche il riconoscimento tra Giuseppe e i fratelli e la discesa in Egitto del patriarca Giacobbe, ormai vecchissimo ma ancora vivo. Anche oggi mi sembrano interessanti alcune sottolineature del testo.

La prima. Giacobbe, il grande patriarca, muore benedicendo. Non è scontato! La descrizione della sua morte, che avviene con tutta la sua famiglia riunita, è il segno di come la benedizione di Dio non lo abbia mai abbandonato e come sia effettivamente sempre stata con lui. Giacobbe, nella sua tarda vecchiaia, vede i figli riuniti e attorno al suo letto.

La seconda. Giacobbe benedice i figli uno per uno, sottolineando le caratteristiche di ciascuno, il che implica certamente la conoscenza che di loro ha come padre, ma anche la capacità di saper riconoscere cosa Dio ha fatto di ciascuno di loro. Giacobbe benedice personalmente ciascuno perchè ciascuno continui quell’opera di Dio che avverrà per mezzo di loro.

Terzo. Tutte queste benedizioni sono profetiche: dicono qualcosa che accadrà in futuro. Anche questo aspetto è del tutto fondamentale. Giacobbe, uomo di fede, uomo che ha vissuto una vita con Dio, al termine della sua esistenza riesce a capire che cosa Dio farà di ciascuno di loro. È in questo senso che comprendiamo la benedizione a Giuda, molto più forte e molto più estesa che nel caso dei fratelli, perché è dalla sua tribù che nascerà il Messia, la Parola che si è fatta carne. Mi sembra molto forte questo atteggiamento di Giacobbe che sa leggere la storia perché vede le cose con gli occhi di Dio, cosa che sa fare e che può fare solo l’uomo di fede.

L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione

Quaresima comporta anche il fatto che noi pensiamo alla nostra morte. Credo che, se così si può dire, piacerebbe a ciascuno di noi morire come è morto Giacobbe, ovvero con tutta la sua famiglia attorno mentre si benedice. Forse per qualcuno sarà una realtà scontata, per altri non potrà che essere un desiderio. Poiché il panorama delle famiglie è diverso e diversificato, credo che tutti noi possiamo almeno cercare di attuare la seconda parte: diventiamo uomini e donne che, nella vita e, quindi, anche nella morte, sanno benedire. Benedire, ovvero dire una parola di pace, di augurio, di accompagnamento. Benedire, ovvero salutare nel nome del Signore, portando la sua illuminazione nelle cose della vita, nelle cose di tutti i giorni. Benedire, ovvero anche salutare, per un’ultima volta, coloro che si amano guardandoli come li guarda Dio, con la benevolenza e l’affetto del Padre di tutti che tutti accompagna anche nei giorni più difficili e incerti.

Quaresima è anche tempo nel quale si possono prendere decisioni del genere! Credo che la grazia spirituale di questo giorno potrebbe consistere proprio nel domandare di morire così, sereni, attenti alle cose della vita non meno che a quelle di Dio. Chiediamo questa grazia mentre ci prepariamo a guardare alla morte di Cristo, a contemplare la Croce e a guardare alla nostra vita e alla nostra morte con gli occhi della risurrezione. Potrebbe essere anche questo un modo con il quale avvicinarci alla settimana santa e vivere la Pasqua.

Per noi e per il nostro cammino

  • Quando penso alla morte, quali pensieri sono in me?
  • Cosa vuol dire, per me, esercitare l’arte della benedizione per arrivare a morire benedicendo?
  • Come starò sotto la Croce del Signore mentre medito sulla sua morte?
2024-03-15T16:11:16+01:00