Settimana della 7 domenica dopo il martirio – sabato
La spiritualità di questa settimana
Ad immagine delle cose celesti. Direi così per riassumere la Parola di Dio che abbiamo ricevuto e che vogliamo portare nel cuore in questo giorno.
La Parola di questo giorno
LETTURA Es 40, 16-38
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece. Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato. Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Nella tenda del convegno collocò la tavola, sul lato settentrionale della Dimora, al di fuori del velo. Dispose su di essa il pane, in focacce sovrapposte, alla presenza del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò inoltre il candelabro nella tenda del convegno, di fronte alla tavola, sul lato meridionale della Dimora, e vi preparò sopra le lampade davanti al Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò poi l’altare d’oro nella tenda del convegno, davanti al velo, e bruciò su di esso l’incenso aromatico, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Mise infine la cortina all’ingresso della Dimora. Poi collocò l’altare degli olocausti all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno, e offrì su di esso l’olocausto e l’offerta, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi mise dentro l’acqua per le abluzioni. Mosè, Aronne e i suoi figli si lavavano con essa le mani e i piedi: quando entravano nella tenda del convegno e quando si accostavano all’altare, essi si lavavano, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Infine eresse il recinto intorno alla Dimora e all’altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè terminò l’opera. Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora. Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.
SALMO Sal 95 (96)
Popoli tutti, date gloria al Signore!
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri. R
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. R
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R
EPISTOLA Eb 8, 3-6
Lettera agli Ebrei
Fratelli, ogni sommo sacerdote, infatti, viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anche Gesù abbia qualcosa da offrire. Se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la Legge. Questi offrono un culto che è immagine e ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu dichiarato da Dio a Mosè, quando stava per costruire la tenda: «Guarda – disse – di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte». Ora invece egli ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse.
VANGELO Gv 2, 13-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e il Signore Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
LETTURA Dt 24, 10-22
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno. Te ne starai fuori e l’uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuori il pegno. Se quell’uomo è povero, non andrai a dormire con il suo pegno. Dovrai assoluta mente restituirgli il pegno al tramonto del sole, perché egli possa dormire con il suo mantello e benedirti. Questo ti sarà contato come un atto di giustizia agli occhi del Signore, tuo Dio. Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra, nelle tue città. Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a quello aspira. Così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato. Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri. Ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato. Non lederai il diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova. Ricòrdati che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore, tuo Dio; perciò ti comando di fare questo. Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornare a ripassare i rami. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto; perciò ti comando di fare questo».
SALMO Sal 94 (95)
Venite, adoriamo il Signore.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore
che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R
EPISTOLA 1Cor 12, 12-27
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo », non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.
VANGELO Mt 18, 23-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Deuteronomio
Quando leggiamo descrizioni così minuziose, forse anche noi ci domandiamo: ma a cosa servono? Perché leggiamo queste pagine che sono un insieme di infinite indicazioni che, tra l’altro, non hanno a che vedere con le cose della nostra fede? La risposta viene proprio da quel cercare cose del tempo, cose del mondo, che possano in qualche modo assomigliare alle realtà celesti. Mosè ha in mente dove deve condurre il popolo di Dio. Sa bene che tutto quello che farà, dovrà suscitare negli Ebrei la fede. Ecco quindi che si attiene, in tutto ciò che deve fare, a ciò che il ricordo dell’incontro con Dio provoca dentro di lui. Le cose terrene che servono alla fede, devono essere fatte per questo, per attirare sempre più tutti gli uomini all’incontro con Dio. Se vogliamo, le cose della fede servono per accendere la speranza.
Ebrei
Con questa profondissima motivazione, l’autore della lettera agli Ebrei scriveva il pezzo che abbiamo ascoltato come epistola. Cristo non ha vissuto i riti del Primo Testamento perché, tecnicamente, non è sacerdote alla maniera del sacerdozio di Aronne. A Dio non servono certamente tutte quelle mediazioni che gli uomini introducono nel tempo per parlare di Dio e per unirsi a Dio. Sono gli uomini ad avere necessariamente bisogno di qualche mediazione per esprimere la loro fede. Senza parola, senza gesti, senza altri segni, come potrebbe la fede essere vera? Come potrebbe esprimersi l’amore per Dio? Così come ogni altra realtà umana, anche la fede ha bisogno di mediazioni. Giustamente però il testo ci ricordava che tutte queste mediazioni hanno un tempo, sono limitate, servono per un tratto del cammino. La meta, cioè l’incontro con Dio e la visione aperta di Dio, sostituirà tutto. Nell’eternità non ci sarà bisogno di niente, perché la contemplazione del volto di Dio sarà unica ed immediata.
Vangelo
Questo ruolo di mediazione è anche il ruolo che ha avuto il tempio santo di Gerusalemme. Il Signore stesso lo ha apprezzato per questo e lo ha purificato perché ha voluto dire a tutti che il valore del tempio era proprio quello di una mediazione. Il tempio in sé non aveva valore. Il suo valore veniva proprio dalla sua santità. Il tempio, come ogni altra cosa sacra, partecipava della stessa santità di Dio e immetteva nella medesima santità coloro che, con fede, entravano in esso. La fede di tutti costoro si nutriva proprio di questa santità. Anche Gesù ha sperimentato la santità del tempio e, vedendone anche la corruzione, lo ha santificato di nuovo perché fosse per tutti realmente luogo di incontro con il mistero di Dio che si rende accessibile all’uomo.
Per noi e per il nostro cammino di fede
Così è anche per noi. I nostri templi, le nostre chiese, e tutte le cose sacre non hanno valore in sé. Sono tutte mediazioni. Il loro valore viene proprio dal permettere di pensare alle cose celesti. Il loro valore è reale se tutte queste cose permettono al singolo credente di immergersi nelle cose di Dio e di contemplare quelle realtà che ancora non sono sue, ma che lo diventeranno. Il valore di ogni realtà che media la fede è dato dalla capacità di far pensare alle cose di Dio, alle cose celesti. Ecco cosa dobbiamo cercare dalle cose sacre. Il bello che esse esprimono, la santità che esse richiamano, la perfezione a cui esse vogliono farci pensare, è il cielo, è la grazia dell’eternità, è la comunione con Dio… Potremmo esprimerci in vario modo, ma per dire una cosa sola: anche noi abbiamo bisogno delle mediazioni della fede, anche noi abbiamo bisogno di cose sacre che ci aprano al gusto della contemplazione, anche noi abbiamo bisogno di realtà terrene che ci rimandino al senso, al fascino, al gusto per l’eternità. In un mondo che rischia di essere sempre più attratto solo dalle cose tecnologiche, in un mondo che sembra essere appiattito solo sulle cose che si toccano, tutto ciò che ci rimanda al gusto per Dio e per l’eternità è da salutare come realtà unica, singolare, provvida. Chiediamo questa grazia al Signore perché ci doni di sperimentare sempre il gusto e il fascino dell’eternità.
Provocazioni dalla Parola
- Do valore alle cose sacre?
- Mi do da fare perché le cose sacre mi richiamino a questa verità?