Domenica di Abramo
Sulla paura
Tra le tante paure che abbiamo, e dalle quali stiamo tentando di liberarci, ci può essere anche la paura di Dio. Paura antica se, come leggiamo nella Bibbia, fu questo l’esito del peccato originale. Perché è vero, da che mondo è mondo, o meglio da che uomo è uomo, in fondo c’è un po’ sempre la paura che Dio ci voglia, in qualche caso punire per ciò che di sbagliato c’è nella nostra vita, per il peccato che commettiamo, per gli errori che, in qualche modo, non siamo capaci di evitare. La paura di Dio è sempre un sentimento che ci accompagna e, forse anche per questo, abbiamo decisamente paura della morte, che ci metterà faccia a faccia con Dio, immergendoci in quel giudizio che ci spaventa perché sappiamo di non avere nulla da vantare. La paura di Dio è questa: la paura di un incontro che farà iniziare, per tutti noi, la vita eterna. Paura difficile, quindi, da vincere, perché abbiamo paura di morire, abbiamo paura di incontrare Dio faccia a faccia.
La Parola di questa domenica
LETTURA Dt 6, 4a; 18, 9-22
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio. Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui».
SALMO Sal 105 (106)
Salvaci, Signore, nostro Dio.
Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore. R
Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti.
Ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido. R
Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
Li affidò alla misericordia
di quelli che li avevano deportati. R
EPISTOLA Rm 3, 21-26
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù.
VANGELO Gv 8, 31-59
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Prima di iniziare
Prima di iniziare la nostra riflessione o quasi per introdurci ad essa dalla porta che ci viene aperta dalla Parola di Dio, suggerisco di sostare, anche oggi, sul primo testamento, la parola del Deuteronomio che abbiamo ascoltato. “Ascolta, non si troverà in te chi faccia passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi eserciti il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti maghi o indovini…”. Anche il primo testamento ci insegna che l’uomo, per paura di Dio, da sempre, cerchi di interrogare l’al di là. Consultando maghi, indovini, cartomanti, cose che erano presenti nel mondo antico e che sono presentissime nel mondo di oggi, nel nostro mondo. Realtà che avviliscono, perché tali sono, non pochi cristiani anche del giorno di oggi, che mischiano la fede nel Dio della vita, della Verità, della libertà, con tutte queste pratiche che hanno qualcosa di ancestrale. Certo, forse abbiamo abbandonato la pratica di sacrificare a Dio i figli o le figlie, ma, per il resto, la mentalità è la stessa. Poiché l’uomo ha paura di Dio, cerca tutti quei mezzi, anche i più irrazionali, noi che pure amiamo definirci figli della ragione, per indagare qualcosa sul tempo, sulla vita, sul futuro.
La paura di Dio
Ecco, allora, la trama del Vangelo. “se rimarrete nella mia parola, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”. C’è già tutto un itinerario. Un itinerario di conoscenza di Dio e, quindi, di liberazione dalla paura di Dio. È la Parola di Dio che permette di conoscere il volto del Padre. È il rimanere nella parola che segna un cammino, che dona una traccia. È questo procedere continuamente nella conoscenza di Dio che rende liberi, cioè non schiavi della paura. La paura di Dio, ovviamente e anzitutto, ma anche delle altre paure.
Gesù rilancia anche il discorso, incalzato da coloro che diventeranno i suoi accusatori. Alla risposta perentoria: “noi non siamo mai stati schiavi di nessuno” Gesù obietta: “chiunque commette peccato, è schiavo del peccato”, riportando così l’attenzione e, se vogliamo, anche la discussione, proprio a quella pagina della Genesi che vi citavo, quella del peccato originale, dove ha origine quella schiavitù del peccato che è figlia della paura di Dio. Poiché, nel vangelo di Giovanni, il peccato è, in prima battuta, proprio il non conoscere Gesù, il non riconoscerlo come Figlio di Dio, si comprende perché è solo la sua Parola che libera e che rende uomini, donne, amanti della verità.
La discussione così serrata che Gesù subito rilancia su un terzo tema. All’obiezione dei “figli di Abramo” di essere anche “figli del Padre”, Gesù risponde: “se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché sono uscito da Dio. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro…”. Così Gesù attesta che la paura di Dio non può generare nessun frutto di amore. L’amore per Dio scaccerebbe ogni paura, invece la schiavitù del peccato, che è schiavitù del demonio, aumenta la paura di Dio, rendendo così l’uomo incapace di vivere quell’amore che pure riceve continuamente da Dio e che, nella visione distorta della propria libertà, non coglie. La paura di Dio, se vogliamo, è il gioco del demonio. La paura di Dio è generata dal demonio che, per non permettere che noi abbiamo non solo a credere ma, soprattutto, a fruire della sua misericordia, ci allontana sempre più da Lui.
Ecco perché Gesù conclude con un affondo durissimo. “chi mi glorifica è il Padre mio del quale voi dite: è nostro Dio e non lo conoscete”. Gesù ammette che la paura di Dio confonde così tanto l’uomo che all’uomo sembra di conoscere Dio ma non lo conosce affatto. Del resto, tornando sempre alla pagina della Genesi, è ben chiaro che mentre Adam e consorte temono il giudizio di Dio e il castigo di Dio, Dio cuce per loro “tuniche di pelle”, ovvero un segno di protezione, un segno di benevolenza, un segno di misericordia. Non credere a questo, stare nella paura di Dio e per questo generare visioni distorte del mistero di Dio, è ciò che vuole il demonio. Potremmo dire che, con la paura di Dio, istillando nel cuore la paura di Dio, il demonio cerca di allontanare l’uomo da quella sorgente di misericordia che è il Signore stesso.
“Prima che Abramo fosse, io sono”, diceva Gesù, per identificare sé stesso con il mistero del Padre che dona al mondo la vita ed ogni altro bene. Il Padre è quel mistero di misericordia che caccia ogni paura. Anche la paura di Dio stesso!
La giustizia di Dio
Insegnamento ribadito anche da San Paolo che ci ricordava che la “giustizia” di Dio, cioè la sua capacità di rendere giusto l’uomo, passa proprio da quella liberazione da ogni paura e, soprattutto, dalla paura di Dio, che è ciò che tiene l’uomo lontano dal Padre. Dio è giusto perché rende giusto l’uomo nella passione, morte e risurrezione del Signore, cioè nel suo mistero Pasquale. Un uomo, detto in altre parole, non diventa giusto con i suoi sforzi, ma solo quando si lascia avvolgere dalla misericordia di Dio che libera da ogni peccato e da ogni paura.
Noi e la paura di Dio
Come si esce dalla paura di Dio? Che cosa libera dalla paura del Padre? I sapienti di Israele, in vario modo, avevano già detto che “inizio della sapienza è il timore del Signore”. Il “santo timor di Dio”, come recita uno dei principali doni dello Spirito Santo, è il dono della fede. Libera dalla paura di Dio il senso della fede, il senso di affidamento a Dio, la forza, che viene dallo Spirito Santo, di rimetterci nelle sue mani, di gettarci in Lui. Per liberarsi dalla paura di Dio occorre fare esattamente il contrario di ciò che hanno fatto i “figli di Abramo” di cui leggiamo oggi nel Vangelo, cioè occorre non arroccarsi sulle proprie posizioni, non chiudersi nell’idea di un Dio che debba fare ciò che desideriamo e intervenire quando vogliamo noi, ma aprirsi a quella rivelazione della Parola di Dio che ci ricorda che è solo nel costante riferimento ad essa che noi procediamo per passi piccoli, piccolissimi, talvolta quasi impercettibili, nella conoscenza di Colui che libera la nostra vita e plasma la nostra felicità. Ecco cosa libera dalla paura di Dio! Un cammino di fede sincero, fatto di piccoli passi, fatto di piccole acquisizioni, e di costante e indefesso riferimento alla sua Parola di salvezza.
Per uscire dalla paura di amare
E se noi fossimo proprio a questo punto? Il punto in cui avvertiamo Dio più come un nemico che come un amico, più come qualcuno da servire che non qualcuno da amare, qualcuno da placare che non qualcuno da conoscere? Se noi fossimo esattamente e ancora a questo punto? Forse non viviamo tutti riti scaramantici – anche se so che molti di noi ne hanno -; forse non siamo tutti presi dal ricorso a presunte rivelazioni – anche se so che molti seguono e vanno in cerca di tutti i presunti veggenti che si possono trovare -; forse non tutti interroghiamo i mostri – anche se so che molti sono devoti a sogni e cose di questo genere – ; eppure credo che tutti siamo un po’ succubi di quella mentalità di paura che rende Dio nemico. Che altro diciamo quando, in presenza di alcune cose negative della vita, parliamo di “castigo di Dio”? che altro diciamo quando affermiamo che Dio ci sta facendo pagare la tale o la tal altra cosa? Che altro vogliamo affermare quando sosteniamo che Dio “corregge” l’uomo castigandolo? Credo che, in tutti questi modi di dire, di fare, di parlare di Dio, noi non stiamo dicendo altro che, in fondo, abbiamo paura di Dio. Quaresima è il tempo per liberarci da questa paura, esattamente con quegli strumenti che il Vangelo di oggi ci ha indicato e cioè solo con la fedeltà alla sua Parola. Tutti gli altri modi di vivere la fede – e ce ne sono tanti – hanno senso se sono in relazione con la Parola di Dio che è l’unica fonte di Verità e, quindi, di libertà.