Settimana della 3 domenica di quaresima – lunedì
La paura che chiede segni
Talvolta l’uomo ha paura di tutto e, allora, chiede segni. Segni di qualsiasi genere, a volte anche scaramantici, purché diano una qualsiasi rassicurazione.
La Parola di Dio per questo giorno
GENESI 17, 9-16
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza». Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sarà. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».
SALMO Sal 118 (119), 57-64
La tua legge, Signore, e la mia gioia.
La mia parte è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Con tutto il cuore ho placato il tuo volto:
abbi pietà di me secondo la tua promessa. R
Ho esaminato le mie vie,
ho rivolto i miei piedi verso i tuoi insegnamenti.
Mi affretto e non voglio tardare
a osservare i tuoi comandi. R
I lacci dei malvagi mi hanno avvolto:
non ho dimenticato la tua legge.
Nel cuore della notte mi alzo a renderti grazie
per i tuoi giusti giudizi. R
Sono amico di coloro che ti temono
e osservano i tuoi precetti.
Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami i tuoi decreti. R
PROVERBI 8, 12-21
Lettura del libro dei Proverbi
Io, la sapienza, abito con la prudenza e possiedo scienza e riflessione. Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia e l’arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa. A me appartengono consiglio e successo, mia è l’intelligenza, mia è la potenza. Per mezzo mio regnano i re e i prìncipi promulgano giusti decreti; per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia. Io amo coloro che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano. Ricchezza e onore sono con me, sicuro benessere e giustizia. Il mio frutto è migliore dell’oro più fino, il mio prodotto è migliore dell’argento pregiato. Sulla via della giustizia io cammino e per i sentieri dell’equità, per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro tesori.
VANGELO Mt 6, 7-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Genesi
In fondo è così anche nella vita di Abramo. Egli si è disposto a credere, ha iniziato il suo viaggio spirituale che è anche un viaggio fisico, un viaggio verso la terra di Dio. Nonostante questo, nonostante questa disponibilità anche Abramo vuole qualcosa di concreto, un segno. Qualcosa di “fisico” a cui aggrapparsi, a cui attaccarsi nei giorni difficili, quando le cose non sono serene e limpide, quando le cose sembrano andare di male in peggio. Un segno che deve essere universale in Israele, un segno che deve riguardare tutti gli uomini, perché tutti devono poter godere della protezione di Dio. Un segno che, al pari di tutti i segni, corre un rischio. Il rischio di diventare qualcosa di scaramantico, il rischio di diventare qualcosa che deve generare la salvezza in modo automatico. Un rischio escluso per Abramo, ma non per i suoi discendenti. Se, per Abramo, quello fu il modo di uscire da una paura concreta, per i suoi discendenti quello diventerà un segno di appartenenza quasi scontato.
Vangelo
A contrastare questa paura e anche il rischio di segni che generano poi sicurezze automatiche è il Vangelo. Gesù non offre segni. Non chiede realtà che sostituiscano quel segno antico dell’alleanza. Egli conferma l’alleanza con Dio e tuttavia chiede che a rinnovare questa alleanza sia la preghiera. Quella preghiera fatta con fiducia: “quando pregate dite Padre!”. Novità assoluta ed inaudita per quel tempo. Dio era il nome impronunciabile, Dio era colui che andava temuto, Dio era lontano, distante. Gesù propone una visione diversa. Dio non è qualcuno da servire per paura, nemmeno da obbedire per lo stesso motivo. Dio è un padre che ama, un Padre dal quale sentirsi, ogni giorno, sorretti, protetti. Un Padre da cercare ogni giorno, nell’intimo del cuore. Un Padre al quale non bisogna offrire niente, ma dal quale ricevere quell’amore che è necessario per l’esistenza. Un Padre al quale si può chiedere: “dacci oggi il pane… rimetti i debiti… non ci abbandonare nella tentazione…”, richieste che ci fanno capire che al Padre si può sempre ricorrere con fiducia, ma al quale occorre dare non un rispetto formale, ma di amore.
Noi e la paura che chiede segni
Cambiano i segni ma, in fondo, siamo uguali a quelle persone del Primo Testamento dalle quali ci sentiamo distanti! Magari deridiamo il loro modo di fare, il loro essere attaccati ad una fede che giudichiamo infantile! Per fare poi, con nomi diversi, le stesse cose! Così accettiamo la benedizione “alla casa” perché “non si sa mai”, vogliamo la benedizione della gola, del pane in alcuni momenti precisi del nostro itinerario liturgico; portiamo a casa candele benedette, acqua benedetta… Insomma, non abbiamo più segni del corpo ma abbiamo segni di genere diverso che, però, dicono la stessa cosa. Segni che, alle volte, diventano scaramantici. Col rischio che anche i sacramenti diventino qualcosa del genere. Chiediamo il Battesimo, ma a chiederlo sono genitori non sposati e, soprattutto, che non hanno una vita di fede e che non partecipano alla vita della Chiesa. I nostri giovani si sposano quando sono pronti, quando decidono dopo aver messo a posto tutte le altre cose della vita e chiedono a Dio una benedizione, appunto qualcosa di scaramantico, qualcosa che porta bene. Non c’è coinvolgimento di Dio dentro la storia personale! Non c’è quasi mai vero itinerario di fede!
Per uscire dalla paura
Come si esce da questo genere di paura che porta a chiedere segni? Solo con la preghiera. La preghiera umile, confidente, generosa, fiduciosa. Solo con la riscoperta del nome di un Padre che non chiede, non incute terrore, non impone, non fa altro che riversare il suo amore su tutti. Questo è l’unico segno che serve! Questo è l’unico segno che può dire cosa abbiamo nel cuore, cosa abbiamo nell’anima, cosa veramente vogliamo. Entriamo nella settimana che ci condurrà alla metà della Quaresima. Lasciamo che, ancora una volta, questo invito alla preghiera ci raggiunga e ci sproni. È questo l’unico modo per uscire da ogni genere di paura che ci porta verso i segni di una superstizione sterile e non verso una religione che apre il cuore.
Esercizio quaresimale
- Quali segni chiedo a Dio nella mia preghiera?
- C’è qualcosa a cui anche io tengo, quasi in modo scaramantico?
- La mia preghiera è umile e fiduciosa?
- Vedo Dio come un Padre che mi ama o qualcuno da temere?
Proposito quaresimale
Mi impegno a recitare più volte il Padre nostro, sottolineando la parola Padre.